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Uniti a Cristo nella missione

Congregazione Generale 34 - Decreto 1

[1] 1. Il lavoro della Congregazione Generale 34ª Il lavoro principale della Congregazione Generale 34ª è stato la revisione del nostro Diritto e l’orientamento della nostra missione nel tempo presente. Il progetto originario si proponeva due obiettivi: approntare un testo aggiornato delle Costituzioni, in grado di influire sulla vita attuale della Compagnia, e mettere a disposizione alcune Norme Complementari alle Costituzioni – ricavate in gran parte dalle Congregazioni Generali – per aiutare i gesuiti nell’attuazione quotidiana dell’identità e della missione della Compagnia. L’orientamento della nostra missione nel tempo presente è messo in particolare evidenza nel decreto “Servitori della missione di Cristo” e nei tre documenti connessi: “La nostra missione e la giustizia”, “La nostra missione e la cultura”, “La nostra missione e il dialogo interreligioso”.

[2] 2. Pur concentrandosi su questi due compiti principali, la Congregazione Generale si è soffermata anche su altri importanti ambiti della vita e missione del gesuita, producendo al riguardo decreti o raccomandazioni. Altri aspetti importanti della vita gesuitica – vita spirituale, formazione, obbedienza, vita comunitaria, ruolo del superiore locale – già trattati dalle recenti Congregazioni Generali, sono stati incorporati nelle Norme Complementari o affidati al governo ordinario della Compagnia.

[3] 3. Servitori della missione di Cristo. I lavori di questa 34ª Congregazione Generale sono in sintonia con lo spirito e gli accenti delle Congregazioni Generali 31ª, 32ª e 33ª Come queste Congregazioni, la Congregazione Generale 34ª chiede alla Compagnia di proseguire nel suo rinnovamento spirituale e comunitario e di sforzarsi ad accogliere le sfide e le opportunità che giungono dal mondo moderno. Prendendo in considerazione lo stato della Compagnia, abbiamo incontrato i nostri limiti e le nostre debolezze, le nostre luci e le nostre ombre, i nostri peccati. Al tempo stesso, però, abbiamo trovato anche non poca saggezza e bontà, specialmente nel vigoroso sforzo di molti per realizzare il servizio della fede e la promozione della giustizia che questa fede implica. Richiamando alla memoria le grazie ricevute in questi anni, abbiamo sperimentato ancora una volta la “mano onnipotente di Cristo, Dio e Signor nostro”. Grati per il tanto bene compiuto e per l’abbondante perdono ricevuto, noi seguiamo questo Cristo, Signore crocifisso e risorto, nel pellegrinaggio e nel lavoro. La revisione del nostro Diritto e il rinnovamento della nostra vita e del nostro lavoro apostolico sono per noi un’unica realtà: la conferma della nostra unione come servitori della missione di Cristo.

[4] 4. Pellegrinaggio e lavoro. La Congregazione Generale 34ª invita tutta la Compagnia a leggere e pregare su questo aggiornamento del nostro Diritto, come pure sull’orientamento della nostra missione nel tempo presente. Le immagini ignaziane del pellegrinaggio e del lavoro potranno servire da prospettiva.

[5] 5. Da pellegrino, Ignazio fece l’esperienza che “Dio si comportava con lui come fa un maestro di scuola con un bambino” ; da Generale e Maestro di vita spirituale, egli continuò il suo cammino verso la scoperta sempre più profonda di Dio. È questo peregrinante cercare che unì Ignazio a Cristo, lo portò a scegliere la povertà con Cristo povero, a entrare più profondamente nel mistero della passione e resurrezione di Cristo. Da questa incessante ricerca della presenza e della volontà di Dio, Ignazio sviluppò un certo modo di procedere, chiaramente rintracciabile nel pellegrinaggio degli Esercizi Spirituali, dove il peccatore amato e perdonato passa alla condizione di discepolo chiamato a lavorare nella vigna del Signore e a soffrire con Lui. Un tale modo di procedere lo si ritrova anche nelle Costituzioni, dalla prima informazione sulla Compagnia nell’Esame generale, fino alla matura accettazione di responsabilità nella Compagnia quale appare nelle Parti V-X delle Costituzioni. È il medesimo modo di procedere che caratterizza l’esame personale della propria vita attraverso il quale ogni gesuita trova la sua via verso Dio e informa la storia comunitaria di questi trent’anni di rinnovamento e di nuova orientazione. Come quello di Ignazio, anche il nostro modo di procedere è contemporaneamente pellegrinaggio e lavoro nel Cristo: nella sua misericordia, nel suo incessante desiderio di condurre uomini e donne alla riconciliazione con il Padre e all’amore dello Spirito, nella sua sollecitudine partecipe con il povero, l’emarginato, l’abbandonato.

[6] 6. L’Autobiografia narra lo sviluppo dell’azione della grazia che trasformò Ignazio in un uomo aperto ai bisogni degli altri. Questo stesso semplice intento di aiutare gli altri spinge Ignazio a studiare e formarsi, a riunire dei compagni, e finalmente a fondare la Compagnia. La medesima preoccupazione di aiutare gli altri continua ancora oggi a ispirare la nostra Compagnia. La revisione del nostro Diritto, come pure i decreti e le raccomandazioni di questa Congregazione Generale 34ª, sono animati dal desiderio di aiutare gli altri, così come Cristo li ha aiutati. I documenti di questa Congregazione Generale fanno riferimento a gruppi particolari di persone i poveri, i laici, gli appartenenti ad altre confessioni religiose e focalizzano la loro attenzione su opere che vanno dalle scuole alle parrocchie, ai centri di ricerca; ma la motivazione unica che a tutto soggiace è il desiderio ignaziano di aiutare gli uomini in Cristo. I documenti di questa Congregazione Generale ci invitano però anche a lasciarci aiutare dagli altri: come essere poveri, come la Chiesa può arricchirsi della leadership dei laici, come dare ascolto all’esperienza delle donne oggi, come trovare Dio nelle tradizioni religiose di quanti professano altre fedi, come stabilire con essi un dialogo rispettoso, come lasciarsi coinvolgere nel nuovo universo culturale della comunicazione, come lasciare che i giovani ci trasmettano speranza e sogni per il futuro.

[7] 7. Ignazio presenta un Cristo in movimento, che va per villaggi e sinagoghe a predicare il Regno, recandosi dove gli uomini abitano e lavorano. Questa identificazione contemplativa di Gesù in missione si raccorda con l’Elezione degli Esercizi. Allora, nel discernimento apostolico comunitario che ha portato alla fondazione della Compagnia, Ignazio e i suoi compagni hanno visto che questa era la loro unica chiamata: scegliere di essere con Cristo come servitori della sua missione, di essere con gli uomini dove questi vivono, lavorano, lottano, di portare il Vangelo nelle loro vite e fatiche.

[8] 8. Come pellegrini in missione, noi siamo preparati ad essere dispersi in qualsivoglia parte della vigna di Cristo, per lavorare in quei luoghi e in quelle opere a noi affidate. Questa Congregazione si rende ben conto della varietà di culture e situazioni apostoliche della Compagnia universale. Da alcune parti siamo di meno e più anziani; altrove siamo giovani, parte di una coscienza nazionale che va emergendo, e stiamo iniziando ad avere un nuovo influsso anche all’interno della Compagnia. Alcuni di noi vivono in Paesi che sono cristiani solo di nome e che vanno secolarizzandosi sempre più. Altri vivono in nazioni profondamente religiose ma nelle quali i cristiani sono una minoranza. Altri ancora lavorano in Paesi dove la fede cristiana resta viva in tanti, specialmente fra i poveri, dovendo però scontrarsi con le sfide che derivano dall’ingiustizia e dal secolarismo. Alcuni di noi poi stanno uscendo da decenni di potere totalitario e si accingono a far nascere la nuova Compagnia e le sue opere. In ogni caso, tutti siamo chiamati a essere servitori della missione universale di Cristo nella Chiesa e nel mondo d’oggi, e ad adattare le priorità apostoliche della Compagnia alla nostra situazione culturale e al nostro modo di procedere.

[9] 9. In Gesù Cristo noi siamo in grado di accettare tutta l’ampiezza di queste sfide: lavorare per l’integrazione di fede e giustizia, sforzarci di capire meglio come inculturare il Vangelo, impegnarci con zelo rinnovato nel dialogo interreligioso, continuare nello sforzo di fondere le nostre capacità professionali e pastorali con il modo ignaziano di procedere. Gesù crocifisso ci ricorda che l’amore di Dio può splendere potentemente nella debolezza e nella vulnerabilità; Gesù risuscitato ci ricorda che la nostra speranza si fonda sulla sua vittoria sulla morte e sulla sua identificazione permanente con coloro che portano il suo nome.

[10] 10. Amici nel Signore. Un certo numero di postulati ha chiesto ulteriori direttive per la vita spirituale e comunitaria. I nostri tentativi e sforzi per soddisfare tale richiesta ci hanno ricondotti al decreto lì della 32ª Congregazione Generale su “L’unione degli animi” nella Compagnia di Gesù. Questo decreto costituisce una enunciazione classica. Come tale ribadisce una volta di più alla Compagnia la necessità di mettere in pratica i decreti che essa già possiede.

[11] 11. Infine l’opera di aggiornamento del nostro Diritto è animata da un profondo rispetto per le persone: è uno sforzo per mettere il Diritto a servizio dell’esperienza vissuta dei gesuiti, e un aiuto per l’intero corpo della Compagnia a restare unito nel suo lavoro e nella testimonianza del Vangelo. Gli altri documenti sulla castità, la povertà, la promozione delle vocazioni, sottolineano l’opportunità offerta dalla vita comunitaria alla manifestazione di come la vita in Cristo sia in grado di rendere felici e umanamente sane le persone che la sperimentano, capaci di vivere ed esprimere la loro fede in maniera adulta, desiderose di offrirsi vicendevolmente aiuto, appoggio e stimolo. Una volta di più occorre che i gesuiti siano in dialogo gli uni con gli altri e creino un vero clima di discernimento, ascolto e scambio. Il decreto sulla collaborazione con i laici ci invita ad una disposizione di ascolto e condivisione con questi partner imprescindibili nel nostro servizio a Gesù Cristo e alla sua Chiesa. Benché il termine sia stato raramente usato, la 34ª Congregazione Generale ha fatto riferimento alla virtù cristiana dell’ospitalità, invitando a fare della Compagnia un simbolo di accoglienza: dei poveri, dei laici, di quanti sono in cerca di un senso per la propria vita, di tutti coloro che desiderano parlare con serietà di temi religiosi. Tuttavia, nessuna vita comunitaria sarà possibile, nessun rinnovamento sarà realmente fruttuoso, se il gesuita non avrà “dinanzi agli occhi, finché vivrà, prima d’ogni altra cosa Iddio, e poi la forma di questo suo Istituto, che è una via per arrivare a Lui”.

La propria vocazione sollecita ogni gesuita a trovare momenti e spazi privilegiati di preghiera con Cristo, da amico ad amico, e a imparare da questo incontro il modo di essere servitore della sua missione. Questa amicizia personale in Cristo, sostenuta dalla comunione nell’Eucaristia, ci apre a quell’unione degli animi prevista nella Parte VII delle nostre Costituzioni.

[12] 12. Conclusione. Nella sua allocuzione ai delegati, il papa Giovanni Paolo II ha invitato la Compagnia a discernere il proprio contributo specifico “alla nuova evangelizzazione, alle soglie del terzo Millennio”. Nel momento in cui presentiamo il nostro Diritto aggiornato e l’orientamento della nostra missione nel tempo presente, la Congregazione Generale è anzitutto piena di riconoscenza verso tutti quei gesuiti che si sono sforzati di incarnare in modo eminente gli ideali ignaziani di amore e di servizio: uomini che sono vissuti nel silenzio e nel nascondimento; celebri studiosi, predicatori, insegnanti; uomini che hanno speso la loro vita per il Vangelo, per la Chiesa, per i poveri; uomini che hanno vissuto fedelmente e con semplicità in mezzo a un mondo che non ha mai compreso il senso della loro povertà, castità, obbedienza; uomini che hanno fatto vivere la nostra Compagnia fino a questo momento. Per tutti costoro noi rendiamo grazie a Dio.

[13] 13. In secondo luogo ci sentiamo incoraggiati dai nostri giovani, che assumeranno la conduzione dei nostri ministeri negli anni a venire. Noi li ringraziamo per la loro dedizione ai valori ignaziani, per le loro capacità nei ministeri più diversi, per la loro disponibilità ad assumersi responsabilità apostoliche. Noi chiediamo loro di considerare la propria formazione alla luce del nostro Diritto aggiornato, si da pervenire, insieme a tutta la Compagnia, alla riscoperta e ad una rinnovata affezione per le Costituzioni, espressione privilegiata del carisma e della spiritualità della Compagnia: in una parola, identità del gesuita.

[14] 14. Infine, la Compagnia di Gesù è opera misteriosa di Dio, che ci chiama a vivere e a lavorare nella vigna di Cristo nostro Signore. Per parte nostra possiamo e dobbiamo essere validi strumenti, infondendo nuova vivacità alle nostre vite e rinnovando i nostri ministeri. Ma soprattutto dobbiamo abbandonarci alla stessa speranza con la quale Ignazio conclude le Costituzioni, credendo cioè che Dio sosterrà questa Compagnia che porta il nome del suo amato Figlio. Noi lodiamo questo Dio del Signore nostro Gesù Cristo e domandiamo al suo Spirito di essere la nostra guida quando tenteremo di vivere ciò che qui abbiamo scritto, camminando con fiducia e umiltà come servitori della missione di Cristo.

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