Giappone, volume monografico de La Civiltà Cattolica
La Civiltà Cattolica pubblica un volume di 300 pagine dedicato al Sol levate, proprio alla vigilia del viaggio apostolico di Papa Francesco in quella terra. Si tratta del decimo volume della collana «Accènti».
Il rapporto contrastato, aperto e mai completo, tra cristianesimo e cultura giapponese è una sfida, affascinante e dolorosa insieme, che accompagna la storia della Chiesa, e in particolare quella della Compagnia di Gesù, sin dalle vicende dei primi missionari gesuiti in Estremo oriente.
La Civiltà Cattolica pubblica – in digitale sul sito della rivista e cartaceo su Amazon – un volume di 300 pagine dedicato al Sol levate, proprio alla vigilia del viaggio apostolico di Papa Francesco in quella terra. Si tratta del decimo volume della collana «Accènti».
Il volume raccoglie riflessioni che la rivista ha pubblicato sul Giappone dal 1942 ad oggi. Tre i grandi filoni aperti:
— quello legato alla vita della vita religiosa (dalla storia e le grandi figure di Saverio, Valignano, Takayama Ukon e i «cristiani nascosti» fino alle sfide della teologia contemporanea);
— quello più propriamente politico, dai falliti tentativi di dialogo prima dello sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki fino alla recente ascesa al «trono del crisantemo» di Naruhito;
— quello artistico, tra cinema (Akira Kurosawa, Hayao Miyazaki, Kore-eda Hirokazu), letteratura (Kazuo Ishiguro, Kesamburo Oe, Kikuo Takano, Shusaku Endo) e architettura (Tadao Ando).
Tra le firme del volume quelle dei gesuiti p. Adolfo Nicolás, mons. Giuseppe Pittau e p. Renzo De Luca, attuale provinciale del Giappone.
(nella foto padre Spadaro, a Tokio, l’attuale provinciale p. Renzo De Luca, argentino, e p. Donal Doyle, irlandese)
C’è sempre un senso di positiva alterità che fa percepire una cultura lontana, riconoscendo che c’è anche un altro modo di vivere, comprendere e gustare il mondo. Un’alterità che attrae, e che va ancora e di nuovo ascoltata, integrata. Essa si avverte grazie a due «voci» che implicitamente si rincorrono nel volume.
La prima è quella di s. Francesco Saverio che scrive: «La gente con cui abbiamo conversato finora è la migliore che abbiamo mai incontrato». Francesco Saverio ammirava la cortesia, l’onestà e il senso dell’onore dei giapponesi.
L’altra voce è proprio quella, eroica e tragica insieme, dei primi missionari e dei primi cattolici in Giappone, incisa su carta nelle parole del romanzo di Shusaku Endo, Silenzio, di recente portato al cinema da Martin Scorsese – che è tato intervistato dal direttore, p. Antonio Spadaro – con il suo Silence. P. Castelli definisce il romanzo un «thriller teologico»: espressione che forse dice molto di tutta la storia della relazione tra cristianesimo e Giappone.
Ma cosa implica, oggi, la missione in un Giappone, prevalentemente scintoista ma secolarizzato? La risposta è affidata al gesuita p. Shun’ichi Takayanagi, che prende le mosse dalle tre possibilità che la lingua giapponese moderna offre per tradurre il termine «missione» in senso cristiano: dendō («insegnare la via»), fukyō («diffondere la verità») e senkyō («annunciare la verità»). E si prosegue la riflessione ricordando la lezione del gesuita Kakichi Kadowaki (1926-2017), che ha espresso la migliore tradizione della Compagnia di Gesù nello sforzo di inculturare il Vangelo in Giappone tra Bibbia e Zen.
Globalmente nelle pagine del volume Giappone edito da La Civiltà Cattolica si possono avvertire insieme la percezione di una distanza culturale da trattare con riverenza e un profondo desiderio di comprensione.
(padre Spadaro nel 2015 a Tokyo con il gesuita e maestro zen Kakichi Kadowaki, del quale si parla nel volume)