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I Papi, la diplomazia e la città santa

“La Santa Sede continua a lavorare per promuovere la sua visione di Gerusalemme come città di pace” scrive padre David Neuhaus su “La Civiltà Cattolica”

“La Santa Sede continua a lavorare instancabilmente per promuovere la sua visione di Gerusalemme come città di pace e luogo dove ebrei, musulmani e cristiani possano vivere insieme ed essere testimoni di un Dio che ama tutti, chiamati a fare di Gerusalemme un luogo dove si venera il nome di Dio”. Lo scrive il gesuita padre David Neuhaus in un articolo pubblicato sul numero de “La Civiltà Cattolica” in uscita sabato 6 gennaio, nel quale presenta qual è la posizione della Santa Sede su Gerusalemme e come si sia sviluppata nel corso degli ultimi cento anni.

“La Chiesa cattolica guarda a Gerusalemme con amore e sollecitudine”, osserva il gesuita, anche perché qui “è sorta la prima comunità cristiana e vi si è mantenuta nei secoli, anche in mezzo a difficoltà, una presenza ecclesiale continua”. “Nel secolo passato – prosegue Neuhaus – i Romani Pontefici hanno ripetutamente espresso la loro preoccupazione per Gerusalemme”. Due i problemi “rimasti costanti”: “La protezione dei Luoghi Santi cristiani e il libero accesso a essi; il benessere delle comunità cristiane di Gerusalemme”.

“In tempi recenti – aggiunge – sono state formulate due ulteriori preoccupazioni, così come è stato evidenziato un contesto in cui si esprime la posizione della Chiesa su Gerusalemme: la promozione della giustizia e della pace; la crescita del dialogo interreligioso”. “La Santa Sede – spiega il gesuita – auspica una soluzione negoziata che sia frutto di un dialogo tra israeliani e palestinesi, con il coinvolgimento di tutte le parti interessare e della comunità internazionale”. Si va dalle preoccupazioni di Benedetto XV e Pio XI al non “prendere posizione sul sionismo o sul nazionalismo palestinese”, dall’idea del “corpus separatum per Gerusalemme” alla visita di Paolo VI in Terra Santa alla promozione di “uno statuto speciale per i Luoghi Santi e le comunità religiose con garanzie internazionali”, dall’“avvio dei negoziati che dal 1992 la Santa Sede ha intrattenuto sia con Israele, sia con l’Organizzazione per la liberazione della Palestina” fino agli accordi della Santa Sede con Israele e Olp e le successive visite in Terra Santa di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.

“Gerusalemme – evidenzia p. Neuhaus – resta tuttora un’arena del conflitto in corso” e “la Santa Sede insiste nella propria neutralità riguardo alle rivendicazioni territoriali, con disappunto dei palestinesi, e nel proprio rigoroso rispetto delle definizioni del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite, con disappunto degli israeliani”. “Considera proprio il ruolo di preservare la dimensione di Gerusalemme come Città santa, dove convergono tre religioni e dove ha le sue origini il cristianesimo: una dimensione – conclude il gesuita – troppo spesso messa ai margini nel conflitto nazionale tra israeliani e palestinesi” (Sir).

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