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Milano. Soglia di attenzione e LIM: l’opinione dei gesuiti

“Non è vero che le Lavagne Interattive Multimediali (LIM) sono inutili, anzi, sono molto utili”. P. Eraldo Cacchione SJ, docente di religione all’Istituto Leone XIII e coordinatore nazionale del progetto Information and Tecnology at School della Rete Gesuiti-Educazione della Provincia d’Italia, replica alle considerazioni espresse nell’articolo di Raffaele Simone Se a scuola internet rende stupidi (Repubblica, 12 gennaio 2012), in cui si prendono di mira proprio le LIM, nonché il tablet, che il ministro dell’Istruzione Profumo intende potenziare con una serie di provvedimenti che si annunciano nei prossimi mesi. “La maggior parte di studenti e docenti di ogni ordine e grado – precisa Cacchione – hanno osservato che gli alunni apprendono in modo diverso. Perché gli studenti vivono in un mondo diverso, interconnesso. E la scuola rischia di ritrovarsi come un corpo estraneo rispetto all’intera società. Non bisogna dunque aver paura delle tecnologie”. E’ stata questa consapevolezza ad aver spinto del resto  i gesuiti – già cinque anni fa – a muovere i primi passi nell’utilizzo delle nuove tecnologie nelle proprie scuole in Italia. “E’ vero che ci sono LIM più fragili – spiega ancora Cacchione – e LIM meno fragili. L’importante è scegliere bene e in base all’infrastruttura di cui dispone la scuola”. La replica prosegue evidenziando che “la cultura digitale ha sì prodotto effetti di abbassamento della soglia dell’attenzione, ma ciò avviene già nel mondo degli studenti. E’ questo il punto. La scuola non solo dovrebbe insegnare attraverso le tecnologie digitali ma dovrebbe anche promuovere un uso responsabile e corretto del digitale”. Riprende il gesuita: “Mi auguro, anche in base ai risultati di eccellenza conseguiti nei nostri collegi, che si inizi a capire che la rivoluzione digitale a scuola non significa solo arricchirsi di strumenti ma capire come la didattica cambia a seconda del tipo di tecnologie di cui la scuola si dota”. Un certo tipo di tecnologia richiede infatti un adeguato tipo di didattica (ad esempio la lezione frontale e i libri di testo affiancati da modalità di co-costruzione dei contenuti attraverso una biblioteca di classe e un insegnante che diventa una sorta di accompagnatore nell’apprendimento). “La formazione dei docenti in questo ambito – conclude padre Cacchione – resta quindi comunque la cosa fondamentale”.

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