MAGIS.In compagnia del Perù
Dal 2012 la Fondazione MAGIS si arricchisce di un nuovo gruppo aderente: è la Compagnia del Perù ONLUS che nasce dai campi di volontariato della Lega Missionaria Studenti nel paese andino. «È un’associazione che non si chiude in se stessa ma che ogni giorno si mette in rete per qualcosa di più grande. E il nostro network non poteva che essere il MAGIS», spiega P. Francesco Cambiaso SJ.
L’associazione, con sede a Torino presso l’Istituto Sociale, affonda le sue radici nel primo campo di volontariato della Lega Missionaria Studenti in Perù.
Nel 2000 P. Massimo Nevola SJ, su invito di P. Pepe De Bernardi SJ, si reca per la prima volta nel paese latino americano con una trentina di ragazzi per aiutare la cooperativa agricola CTTU (Centro di Trasferenza Tecnologica Universitaria) che operava in tre città nel nord del Paese, organizzando piccoli produttori di asparagi e carciofi per esportazione aiutati in parte dal MAGIS in un progetto di microcredito.
Nel 2002 il timone passa a P. Francesco Cambiaso che quell’estate conosce Judith Villalobos, una donna molto impegnata nel sociale che aveva avviato un progetto pilota interessante: aprire una casa per bambini estremamente poveri che avevano subito violenza.
L’incontro con i volontari fu provvidenziale. Al ritorno in Italia partiva una grossa catena di solidarietà che coinvolgeva molte persone e che poco a poco dava vita al sogno di Judith: trovare un posto per i “suoi” bambini. «È nata così la collaborazione tra il CAEF e la Lega Missionaria Studenti che ha portato nel 2009 alla costituzione della Compagnia del Perù ONLUS», racconta Cambiaso.
La metodologia del CAEF è basata sul trattamento individualizzato e affonda le sue radici nella partecipazione diretta del bambino alla sua autorealizzazione. Altro cardine educativo è quello di non allontanare il minore dalla realtà, evitare di creare nel bimbo un mondo fittizio ma, al contrario, offrirgli le basi e i presupposti per apprendere ad affrontare i diversi contesti in modo positivo. «La lotta per salvare vite ci rivela che la fatica educativa è uno sforzo grande e serio. Soprattutto ci insegna che la costruzione di un mondo più giusto è obiettivo irrinunciabile, se si vuole risolvere questi problemi alla radice», conclude Cambiaso.