Roma. A Padre Spadaro assegnato il premio WECA 2012
Un riconoscimento che “considero più una spinta in avanti che una gratificazione per il passato”: così il P. Antonio Spadaro ha ringraziato l’associazione webcattolici che lo ha voluto premiare, il 16 marzo scorso, con il WeCa 2012. Il premio non è stato ritirato direttamente dal direttore di Civiltà cattolica, che, impegnato negli Stati Uniti, ha inviato una lunga lettera in cui spiegava lo spirito con cui, il primo gennaio 2011, ha dato vita al blog che ha ottenuto il riconoscimento.
“Se la Rete cambia il nostro modo di vivere e di pensare, non cambierà (…e già lo sta cambiando) anche il modo di pensare e vivere la fede? Ecco la domanda che mi ha messo la pulce nell’orecchio e che nel gennaio del 2011 ha cominciato a pizzicare irresistibilmente”, ha scritto Spadaro.
Raccontando la genesi dell’idea, Spadaro aggiunge: “Ho cominciato ad esplorare un territorio che mi è apparso, sin dall’inizio, ancora ‘selvaggio’, poco frequentato. La ricerca di una bibliografia mi ha portato a verificare che ormai è stato scritto molto sulla dimensione pastorale, che comprende la Rete come strumento di evangelizzazione. Davvero poco frequentata mi è sembrata invece la riflessione teologico-sistematica. Le mie domande erano: quale impatto ha la Rete sul modo di comprendere la Chiesa e la comunione ecclesiale? E così quale impatto ha sul modo di pensare la Rivelazione, la Grazia, la liturgia, i sacramenti… e così i temi classici della teologia sistematica. La mia relazione del 23 aprile 2010 al convegno Testimoni Digitali è stato il primo passo di una riflessione personale che considero ancora in fase di avviamento.
“Da allora ho cominciato a scrivere sulla Civiltà Cattolica una serie di articoli e ho aperto il blog di Cyberteologia. Contestualmente ho aperto anche la pagina Facebook Cybertheology e ho dato nuova vita al mio account Twitter (@antoniospadaro) aperto nel lontano 2007, creandone poi anche un altro più specifico: @cybertheology“.
E quindi alcune iniziative di content curation: The CyberTheology Daily (http://www.cyber-theology.ne)t; un account Scoop.it (http://www.scoop.it/cyberteologia); una pagina Twylah (http://www.twylah.com/antoniospadaro).
In questo modo ho cercato di rendere la riflessione “sociale”. Tutte queste iniziative sono raggiungibili dal blog. Dall’aprile 2011, infine, curo una rubrica mensile di Cyberteologia sul mensile Jesus.
Questa attività mi ha poi condotto a confrontare la mia riflessione in vari convegni e incontri, in Italia e all’estero”. (…)
“L’esigenza di affrontare con coraggio le domande su fede e Rete comincia a essere condivisa. Ed è lo stesso Benedetto XVI che il 28 febbraio del 2011 si è rivolto così ai partecipanti all’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali: «quali sfide il cosiddetto “pensiero digitale” pone alla fede e alla teologia? Quali domande e richieste? Il mondo della comunicazione interessa l’intero universo culturale, sociale e spirituale della persona umana. Se i nuovi linguaggi hanno un impatto sul modo di pensare e di vivere, ciò riguarda, in qualche modo, anche il mondo della fede, la sua intelligenza e la sua espressione. La teologia, secondo una classica definizione, è intelligenza della fede, e sappiamo bene come l’intelligenza, intesa come conoscenza riflessa e critica, non sia estranea ai cambiamenti culturali in atto». Fin qui il Papa”.
“Il sito Cyberteologia.it è stata la mia prima risposta a questo appello che ormai ha un respiro ampio ed ecumenico. Sentivo infatti il bisogno di una sorta di laboratorio di riflessione, una palestra di esercizio della riflessione. Ho sempre inteso il blog sostanzialmente come un luogo di elaborazione culturale.Per completare la visione di questo blog devo aggiungere una considerazione: pensare la fede al tempo della Rete non era (e non è) per me solamente una riflessione al servizio della fede. In realtà la posta, a mio avviso, è ancora più alta e globale. Se i cristiani riflettono sulla Rete è perché la Chiesa è chiamata ad aiutare l’umanità a comprendere il significato profondo della Rete stessa nel progetto di Dio. Internet, con la sua capacità di essere, almeno in potenza, uno spazio di comunione, fa parte del cammino dell’uomo verso questo compimento in Cristo. Occorre dunque avere uno sguardo spirituale sulla Rete vedendo in essa Cristo che chiama l’umanità ad essere sempre più unita e connessa”. (…)