Roma. L’Identikit del corrotto secondo Bergoglio, a Civiltà Cattolica i primi libri del Papa
Non testi sociologici, ma meditazioni spirituali che toccano nel profondo, con la forza di incidere nel cambiamento delle strutture di peccato. Così Padre Antonio Spadaro ha introdotto la presentazione di “Guarire dalla corruzione” e “Umiltà, la strada verso Dio” , i titoli dei primi due libri tradotti in italiano di Jorge Mario Bergoglio. editi dalla Editrice Missionaria Italiana (Emi). I due volumetti, che sono stati presentati stamani alla sede de La Civiltà Cattolica, raccolgono testi che l’attuale Papa offrì nel 2005 alla riflessioni della sua diocesi, Buenos Aires.
“In questi titoli editoriali c’è quasi una sorta di ‘bignami’ del programma del nuovo pontefice”, ha spiegato il direttore dell’EMI, Lorenzo Fazzini. Un programma pastorale che, ha sottolineato la storica Lucetta Scaraffia, “si muove tra Francesco e Ignazio”. Se la gente ha imparato a riconoscere nei primi giorni del pontificato maggiormente l’ispirazione del poverello di Assisi, in questi testi viene fuori tutta l’ignazianità del gesuita Bergoglio. “Per arrivare al perdono occorre un percorso verso la conoscenza di sé fatto con occhi limpidi e severi. Il Papa si mostra allenato alla conoscenza delle anime, delle debolezze ma indica anche la via per uscirne”, ha detto l’editorialista dell’Osservatore romano. “L’analisi ignaziana di Papa Francesco sulle anime è complementare alla lettura di Benedetto XVI sulla cultura secolarizzata”.
Sulla puntuale analisi della corruzione si è soffermato anche don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Facendo tra l’altro riferimento ai passaggi in cui Bergoglio parla della corruzione dei religiosi, Ciotti ha spiegato che questa si configura come “la chiusura e la resistenza dell’anima all’impegno per il cambiamento. E’ il cuore che non vuole problemi, che preferisce il realismo del meno alla promessa del più”. Tre le caratteristiche del corrotto secondo il futuro Papa: simulare (“il corrotto ha sottomesso i suoi vizi a un accelerato corso di buone maniere”); paragonare e autoassolversi (“lo fanno tutti”); spudoratezza (“trionfalismo, manifestazioni autocelebrative, proselitismo, perché peccato e tentazione sono contagiosi”).
“Occorre abitare insieme questo tempo con speranza”, ha detto don Ciotti. E prendendo a prestito il metodo ignaziano usato dal Papa (indicare tre parole per fissare un discorso), ha concluso invitando a declinare “continuità, condivisione e corresponsabilità” nella lotta alla corruzione.