Giovani. Camposanto dà la cittadinanza onoraria ai volontari del terremoto
Zenia è una studentessa di Lugano, Francesco studia cooperazione a Reggio Calabria, Paolo e Fabrizio sono in noviziato a Genova. Sono ora cittadini onorari di Camposanto, un comune in provincia di Modena, insieme ad altri 203 volontari della Rete Loyola – Giovani Ignaziani e a tante altre persone, della Protezione Civile e non solo, che nell’estate del 2012 si sono prodigate a favore della popolazione colpita dal sisma. Nel Consiglio Comunale del 5 settembre di quest’anno, il sindaco Antonella Baldini ha presentato i volontari ignaziani alla cittadinanza con parole cariche di affetto: “Li conoscete tutti, perché l’estate scorsa hanno guardato i nostri bambini”. La gente che affollava la piazza ha risposto con un applauso fragoroso, facendoli arrossire. Il sindaco e il vicesindaco Luca Gherardi hanno espresso la loro riconoscenza ai volontari per averli aiutati a “tenere botta”, cioè a resistere in una situazione di per sé insopportabile. “Avevamo la netta percezione che tra la gente del luogo e noi si fosse stretto un legame di solidarietà indissolubile. Su quel palco sentivo una profonda gratitudine per gli psicologi della Società Psicoanalitica Italiana, che hanno curato gli incontri di formazione e che lungo l’anno hanno continuato ad accompagnare le famiglie di Camposanto. Sentivo pure che una così grande riconoscenza si estendeva a voi, che da casa avete sostenuto l’intervento in Emilia con sollecitudine e creatività”, racconta uno dei volontari.
La serata ha raggiunto il suo apice nel discorso dell’onorevole Rita Borsellino, che ha tracciato un parallelo tra l’esperienza del terremoto e la sua vicenda personale. La signora Borsellino ha tratto dal profondo della sua sofferenza parole cariche di incoraggiamento, con un elogio particolarmente sentito ai giovani, capaci di mobilitarsi subito e di condividere ciò che sono.
Uno stesso desiderio di condividere accomuna i volontari e gli abitanti del posto, per cui dopo il Consiglio, lungo la strada, su una panchina o sulla porta di casa nascevano spontanee interminabili conversazioni. “Non per nulla siamo concittadini”.