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Formazione. “Così vicini, così lontani”: impressioni di un viaggio in Albania

L’estate, per i novizi gesuiti, è un tempo per lasciare la casa di Noviziato e dedicarsi ad alcune, seppur piccole, “missioni”. Quest’anno, tra le destinazioni proposte, è apparsa anche una vera e propria missione, nella prima accezione che comunemente viene data a questo termine: un mese in Albania per aiutare le Suore di Gesù Buon Pastore a portare avanti il campo estivo con i ragazzi del quartiere di Fermentim, alla periferia di Scutari, dove Suor Maddalena e consorelle sono impegnate da più di dieci anni nella gestione del Centro Pastorale a loro affidato. Un Centro che, grazie al loro operato costante e presente, riesce a essere, per i giovani di un quartiere che non può non definirsi “povero”, punto di ritrovo e di riferimento.

La terra albanese si è rivelata una vera e propria “periferia”, per dirla con papa Francesco, in cui abbiamo potuto vivere la bellezza della missione e… la difficoltà di una lingua e cultura così diversa. Tra un turno di animazione e l’altro, alle prese con giochi, bans, scenette e catechesi, la nostra esperienza è stata arricchita dalla “quotidianità estiva” dei Gesuiti di Scutari, fatta di pasti consumati insieme, preghiere comunitarie, piccole lezioni di lingua, cultura e storia albanese e chiacchierate serali nel cortile del nuovo collegio “Pjetër Meshkalla” o per le vie del centro di Scutari.

Superficialmente si potrebbe dire che è ben poca cosa il contributo dei Gesuiti in Albania: in fondo non si tratta che di un Seminario, che lentamente si sta affidando alle Diocesi, un collegio e la parrocchia di Tirana, per un totale di circa 10 padri. Ma i nostri occhi hanno visto di più: insieme agli altri numerosi missionari presenti in Albania, infatti, i Gesuiti lavorano seriamente per ri-edificare l’Uomo e la società albanese, che con fatica si sta rialzando dalla tabula rasa culturale e religiosa del regime comunista, crollato solo 20 anni fa, regime di cui ben poco si è saputo e si sa tuttora in Italia. Lo fanno attraverso l’educazione delle nuove generazioni e la formazione di coloro che saranno chiamati a essere guide del popolo cristiano, custode e lievito della società.

Condividono, insomma, la fatica della popolazione locale.

Il servizio a Scutari è stato un’occasione per vedere vivere oggi il Principio e Fondamento apostolico della missione della Compagnia: il servizio ai piccoli, la catechesi, il servizio della Parola e dei sacramenti nella realtà locale, la direzione spirituale. In sintesi quei servizi “semplici”, che nutrono e sostengono la missione principale, portando lo sguardo a fissarsi prima di tutto su Dio che si rivela nei piccoli.

Quello che ci rimane nel cuore, insomma, è profonda gratitudine per un modello di fedeltà quotidiana alla missione, da chiedere come dono al Signore per il futuro e un augurio perché quella terra “così vicina e allo stesso tempo così lontana” possa continuare a camminare verso una sempre più piena libertà culturale, umana, religiosa.

 

Alessio Rossi e Fabrizio Natali

 

 

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