Il “sueño loco” del MEG Italia: il campo giovani in El Salvador
Tredici giovani del MEG, provenienti da diverse comunità d’Italia, guidati da padre Andrea Picciau, responsabile nazionale del movimento, lo scorso agosto sono partiti per l’El Salvador, piccolo Stato del Centro America.
Tutto è nato dalla volontà di p. German Rosa SJ, gesuita originario dell’Honduras che vive attualmente a Roma, di poter realizzare un “sueño loco”, quello di portare un po’ di speranza e di amore ai ragazzi della comunità di Las Palmas, un quartiere periferico della capitale salvadoregna. Insieme a padre Andrea, dopo una lunga e curata preparazione, sono riusciti ad organizzare un viaggio di 14 giorni in questa terra meravigliosa, segnata da numerose ferite, abitata da persone con una grande fede che viene lasciata trasparire senza tutti quei vincoli che, a volte, una società materialista come la nostra pone.
Samuele, Carla, Benedetta, Alessia, Giovanni, Alessandro, Sara, Federica, Claudia, Antonio, Silvia, Chiara e Luca, hanno concluso un anno vissuto all’insegna della “novità” (Parola di Dio e novità è stato il tema che il MEG ha affrontato nel corso dell’anno sociale 2017/18), affidandosi a Dio per vivere due settimane completamente immersi nella cultura e nell’amore di questo Paese stupendo.
Da subito, sono stati accolti nella comunità di Las Palmas da persone semplici e dal cuore “limpio” che hanno lasciato trasparire, attraverso tutti i loro sguardi, tutte le loro storie e tutte le loro emozioni, la presenza amorevole di Dio nella loro vita.
Le strade di questi giovani italiani si sono incrociate con quella di persone che, nonostante le numerose difficoltà alle quali devono fare fronte quotidianamente, non si lasciano si sono lasciate abbattere, mostrando concretamente tutta la forza che Dio è in grado di dare all’uomo che si affida a Lui. Una forza che si rinnova di giorno in giorno, che non lascia vacillare davanti alla fatica e che dà spazio alla gratitudine anche per le piccole cose della vita.
Con i ragazzi di Las Palmas, oltre la vita ordinaria nella parrocchia, il gruppo italiano ha vissuto quattro eventi importanti. Il primo, è stato l’incontro con i ragazzi del MEG della città di Sonsonate. Si sono ritrovati insieme a sperimentare una meravigliosa consonanza, frutto inatteso dell’appartenenza comune al MEG. Insieme hanno ballato, pregato, giocato, condiviso la propria vita e la propria fede. È stata una giornata di profondità che è andata ben oltre il consueto scambio delle maglie!
Il secondo “incontro” è stato con monsignor Óscar Arnulfo Romero, arcivescovo salvadoregno, che fu, negli anni ’80, periodo in cui El Salvador si trovava schiacciato sotto il peso di una violenta dittatura militare, “la voce di quelli senza voce”, avendo avuto il coraggio di denunciare la povertà della maggior parte della popolazione e le enormi diseguaglianze sociali del Paese e di reclamare con coraggio per i più poveri quei diritti che spettano ad ogni uomo in quanto figlio di Dio. A causa di questo suo impegno fu ucciso, il 24 marzo 1980, da un proiettile sparatogli al cuore mentre consacrava l’Eucaristia. I ragazzi hanno potuto vedere con i loro occhi il luogo in cui Romero morì, ma soprattutto hanno potuto ascoltare grandissime testimonianze di fede da tutte quelle persone che hanno vissuto quel doloroso periodo.
Il terzo evento di grande importanza è stata sicuramente la visita alla UCA, università gestita da gesuiti nel cuore della capitale, all’interno della quale, nel 1989, nel pieno di una sanguinosa guerra civile, una squadra militare entrò e uccise il rettore Ignazio Ellacuria insieme a cinque suoi confratelli e due donne (una mamma insieme a sua figlia), dipendenti della comunità dei gesuiti. In questo luogo è stato possibile vedere foto e reperti relativi al martirio, ma soprattutto i ragazzi del MEG hanno avuto la prova della forza che può dare la fede all’uomo, soprattutto a chi si spende per la dignità e la vita dei più poveri.
L’ultima, fondamentale strada incrociata dai ragazzi è stata quella tracciata da Rutilio Grande, gesuita missionario che spese tutta la sua vita con e per i poveri. Anch’egli fu ucciso, nel 1977, prima che esplodesse la guerra civile, insieme a un anziano e un giovane che si trovavano in macchina con lui, a causa del coraggio con cui aveva sostenuto le ragioni del Vangelo, opponendosi alla tirannia della dittatura militare. Il suo martirio fu di grande rilevanza poiché diede il via definitivo alla politica di denuncia e opposizione al regime di monsignor Romero che, da quel momento, si sentì inderogabilmente chiamato a lottare con e per il popolo salvadoregno.
Gli italiani hanno visitato, partendo da Aguilares, tutti i luoghi segnati da questo grande gesuita e hanno potuto constatare, con stupore e commozione, il solco profondo che egli ha lasciato nei cuori di tutti.
L’idea con la quale i ragazzi sono partiti per El Salvador era quella di poter essere portatori di speranza. In realtà, grazie all’amore incondizionato che hanno ricevuto dalle famiglie che li hanno accolti e alle numerose testimonianze di fede che hanno ricevuto dalle persone che hanno incontrato, sono loro ad aver ricevuto un forte insegnamento di vita. Si sono potuti rendere conto di come realmente non siano i beni materiali a dare la felicità e che, quanto più la presenza di Dio è forte, tanto più essa riempie e arricchisce i cuori dei suoi figli. Hanno imparato che solo l’amore di Dio ti vede e si ferma, donandoti la capacità di godere per tutto ciò che di bello la vita ti pone davanti. I giovani del MEG italiano hanno davvero vissuto un “sueño loco” che rimarrà per sempre nei lori cuori.