Morricone, la musica che arriva direttamente all’anima
“La sua musica è risuonata in me attraverso quel suono dell’oboe, affascinante e ancestrale, suonato da Jeremy Irons nella foresta nel film Mission, una musica capace di andare oltre all’impossibilità di comunicare attraverso il linguaggio verbale con i popoli indigeni”: così padre Claudio Zonta SJ ricorda il grande maestro scomparso a 91 anni.
La musica di Ennio Morricone è stata per me, poco più che bambino, il motivo introduttivo, incalzante, polifonico, suonato con tamburi, chitarre, voci, fischi, trombe che dava il via a quella lunga e appassionante caccia al tesoro nel film “Il buono, il brutto e il cattivo”, tra carovane, deserti, treni in corsa, guerre e duelli. Poi, immancabilmente, la sua musica è risuonata in me attraverso quel suono dell’oboe, affascinante e ancestrale, suonato da Jeremy Irons nella foresta nel film Mission, una musica capace di andare oltre all’impossibilità di comunicare attraverso il linguaggio verbale con i popoli indigeni. Infine, quel tema struggente e perfetto di Nuovo Cinema Paradiso, ascoltato e riascoltato nell’interpretazione chitarristica di Pat Metheny con Charlie Haden che sembra fermare il tempo per un istante.
Ennio Morricone (Roma, 10 novembre 1928 – Roma, 6 luglio 2020) si è formato al conservatorio di Santa Cecilia diplomandosi in tromba, ma anche in composizione e direzione corale. È riconosciuto come tra i più grandi compositori di musiche da film ma, scrutando bene i suoi trascorsi musicali, possiamo osservare come abbia affrontato con arte e professionalità quasi tutti i generi musicali. Ha arrangiato, infatti, canzoni che sono diventate simbolo degli anni ‘60, come “Sapore di Sale” di Gino Paoli, “Se telefondando” di Mina; successivamente ha collaborato con i Pet Shop Boys nel brano It Couldn’t Happen Here, o con Angelo Branduardi per il brano “Salmo” nell’album “Infinitamente Piccolo”, solo per citare alcune interessanti collaborazioni. Fece parte anche del “Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza”, in cui si sperimentava e si improvvisava, portando la musica al limite delle sue potenzialità. Innumerevoli i riconoscimenti nazionali e internazionali, dai “Nastri d’Argento” ai “Golden Globe” al “Premio Oscar per la Carriera”. Celeberrimi alcuni suoi temi musicali tra cui, nel prolifico periodo di collaborazione con il regista Sergio Leone, la colonna sonora de “Il buono, il brutto, il cattivo”, “C’era una volta il west”, o “The Untouchables – Gli intoccabili” di Brian De Palma, o gli indimenticabili motivi musicali per “Mission”, e per il capolavoro di Giuseppe Tornatore “Nuovo Cinema paradiso”. Morricone è sempre stato ascoltato da un pubblico amplio, perché la sua musica non solo permeava ed enfatizzava le immagini cinematografiche ma era capace di trascenderle, divenendo componimento autonomo e indipendente. La musica di Morricone, infatti, è capace di arrivare direttamente all’animo dell’ascoltatore in quanto vive di una complessa semplicità, che porta con sè un’immediata comunicabilità, frutto di uno profondo studio e conoscenza delle strutture musicali unite ad intuizioni personali e geniali.
Il 10 giugno 2015 nella chiesa del Gesù è stata eseguita la Missa papae Francisci. Anno ducentesimo a Societate restituta, una messa per Papa Francesco in occasione dell’anniversario della Compagnia di Gesù. Così P. Gianni Arledler, in un articolo di “La Civiltà Cattolica” commenta l’evento sulla disponibilità di Morricone a scrivere l’opera:“il motivo più importante che lo ha fatto decidere è stato il collegamento con la colonna sonora del film Mission, che in qualche modo ricordava la soppressione dei gesuiti nel 1773, qualche anno dopo i fatti narrati nel film stesso. «Se in qualche maniera io ho partecipato al loro scioglimento, ora partecipo alla… ricorrenza della loro ricostituzione»”.
In un’intervista ad Avvenire il maestro così ricordava la nascita della messa: «Mia moglie Maria, con la quale siamo sposati dal 1956, mi ha sempre chiesto di scrivere una Messa. Ma non l’ho mai fatto. Poi una mattina, uscendo di casa, ho incontrato padre Daniele Libanori, rettore della chiesa del Gesù che è a due passi da casa mia a Roma e che spesso frequento. Il gesuita mi ha chiesto di scrivere una partitura per celebrare i duecento anni della ricostituzione della Compagnia di Gesù. Era il 2012. Mi sono preso un po’ di tempo per pensare. Nel frattempo è stato eletto Papa Francesco, il primo Pontefice gesuita. Ho detto di sì e ho pensato di dedicarla a lui. E anche a mia moglie Maria. Ecco che è nata la Missa Papae Francisci. Anno duecentesimo a Societate Restituta. Che acquista un valore ancora maggiore per me che da sempre sono credente, cresciuto in una famiglia cattolica e con questa impronta che sempre ha segnato la mia vita».
Claudio Zonta SJ
la foto di apertura è stata gentilmente concessa da Vatican News