Il futuro della città: giovani e candidati a confronto
In che modo riuscirà la città di Palermo a rispondere ai bisogni e ai desideri principali dei giovani che la vivono ogni giorno? A partire da questa domanda, il 10 maggio nell’auditorium del Gonzaga Campus, ragazze e ragazzi si sono confrontati con tutti i candidati a sindaci della città.
« “Il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni invece che alle prossime elezioni (Winston Churchill)”.Proprio a partire da questo pensiero forte, credo che ogni politico – sottolinea p.Vitangelo Denora, direttore generale del Gonzaga Campus – oggi debba rispondere concretamente ai nostri giovani. Il Gonzaga vuole essere una risorsa aperta pronta ogni giorno a dare il suo contributo educativo e costruttivo per Palermo. Una proposta che lanciano i nostri giovani è quella che si possano creare maggiori centri di aggregazione sociale e culturale nei diversi quartieri di Palermo».
Necessari centri di aggregazione
A dare subito un saluto breve, a causa di altri impegni, è stata la candidata Rita Barbera. «Ci tenevo lo stesso molto ad esserci perché è proprio da voi giovani che dobbiamo partire. Questa non è una città, purtroppo costruita per i giovani ma neanche per gli adulti, donne e anziani. Pertanto, il cambiamento reale deve partire proprio da una nuova visione urbanistica che cambi completamente la sua impostazione soprattutto sul piano degli obiettivi da portare avanti. I giovani devono ritornare ad avere fiducia in chi deve rappresentarli con una politica pulita e trasparente ».
«Una volta diventati sindaci, qualcuno di voi – chiede Claudia D’amore – ha pensato a forme di integrazione e di partecipazione dei giovani dentro la macchina comunale?»
«Penso che alla base di tutto – dice l’eurodeputata Francesca Donato – il focus principale su cui concentrarsi sia il lavoro che dobbiamo ritornare a garantire a giovani. I giovani devono partecipare alla vita attiva della città attraverso l’organizzazione di tavoli tematici strutturali di confronto».
«Per i giovani abbiamo negli anni potenziato molti aspetti organizzativi di tipo universitario – ha continuato Roberto Lagalla -. Una chiave vincente è sicuramente quella di puntare a degli investimenti internazionali che possano attrarre principalmente proprio i giovani con l’autoimprenditorialità».
«I giovani meritano la giusta attenzione – afferma l’architetto Ciro Lomonte – proprio per questo occorre creare un gruppo di lavoro. Bisogna finalmente avere il coraggio e la capacità di valorizzare soprattutto le nuove generazioni affinchè non vadano fuori dall’Isola». «Dobbiamo ripensare la nostra città per riuscire a fare sistema facendo emergere tutte le capacità, l’originalità e la creatività – aggiunge l’architetto Franco Miceli -. Rompere il modello del passato significa puntare verso forme di decentramento di potere valorizzando risorse, uomini e strumenti».
«I giovani devono riuscire a rappresentarsi da sé diventando parte attiva senza bisogno di essere rappresentati da noi adulti – afferma Fabrizio Ferrandelli -. Ai giovani abbiamo scippato il presente che devono tornare a riprendersi. Per questo abbiamo creato la lista under 25 ‘rompi il sistema’. Inoltre vorremmo realizzare una piattaforma InformaGiovani così come già esiste a Milano, in grado di fare conoscere tutte le opportunità di lavoro ma anche sociali e culturali che ci sono nel territorio».
«Quali sono i progetti per le periferie, per i senzatetto – e per trattenere noi giovani a Palermo?».
«Sono ben consapevole della gravità del tema sociale che riguarda Palermo – dice Francesca Donato -. Per i quartieri, invece, in ogni circoscrizione ci devono essere spazi di co-working e centri sportivi». «Quello che dobbiamo fare – dice Roberto Lagalla – è un grande patto civico con e per la città che punti concretamente alla rigenerazione urbana. Ogni quartiere deve avere una sua autonomia valorizzata dalla creazione di centri di aggregazioni dove giovani e meno giovani possano fare diverse attività. Importante deve essere pure l’impegno delle associazioni, del volontariato e del terzo settore per rispondere alle povertà educative e anche alle persone in stato di grave marginallità sociale».
«La Sicilia per anni è stata considerata solo una colonia – afferma Ciro Lomonte -. Adesso è il momento di operare una rigenerazione urbana corretta e non fumosa della città». «Il tema importante e prioritario – continua Franco Miceli – è sempre il decentramento che ci porti a fare azioni concrete di vera rigenerazione urbana, attraverso forme di sussidiarietà urbana. I giovani sono cittadini del presente e rappresentano la classe dirigente futura della città».
«La macchina comunale è stata sfasciata da tempo e adesso dovremo ricostruirla – dice Fabrizio Ferrandelli -. Ben sappiamo il debito pubblico con cui dobbiamo fare i conti. Chiediamoci, però, cosa possiamo fare prima con quello che abbiamo in casa? Intanto nei diversi quartieri dobbiamo riportare i Puc e cioè i piani di utilità collettiva». «Certamente il debito del comune è un grave problema da affrontare – continua Francesca Donato -. Dobbiamo, nonostante tutto muoverci per priorità».
«Per le scuole qualcosa è stato fatto – ribatte Roberto Lagalla – con 30 milioni già destinati agli istituti. La verità è che, i comuni hanno una pessima gestione del decentramento. Tra i problemi nelle scuole manca spesso la manutenzione ordinaria e una progettazione adeguata».
Secondo Ciro Lomonte «occorre fare un censimento e pianificazione adeguata affinchè le scuole funzionino h24». «Le scuole sono importanti presidi civici che devono essere sviluppati in chiave innovativa – dice Franco Miceli -. Il tempo pieno sarà determinante anche se Palermo arriva in una condizione di estremo ritardo». «Concordo che per le scuole sia mancata la manutenzione ordinaria – aggiunge Fabrizio Ferrandelli -. Dobbiamo utilizzare i soldi destinati per edilizia scolastica».
Politica lontana
I giovani spesso sono stanchi della politica dice il giovane Antonio.
«Sicuramente c’è molta stanchezza a causa di una politica con la P maiuscola che non c’è più – sottolinea Roberto Lagalla -. La politica deve ritornare ad avere la funzione di sapersi raccontare come servizio». «La disaffezione alla politica è dovuta al comportamento dei politici – dice Francesca Donato -. Sono stati fatti tanti errori».
«Dobbiamo agire per un cambiamento reale – afferma Fabrizio Ferrandelli -. La città cambia se ognuno di noi si assume la giusta responsabilità per essere attore diretto di un cambiamento vero e concreto. Bisogna andare nei quartieri, sporcandosi le mani per aprire le porte finalmente e togliere tutte le ragnatele. Il cambiamento non deve essere solo del sindaco ma deve essere collettivo di tutti noi». «Bisogna dire sempre la verità – continua Franco Miceli – come elemento per costruire un rapporto diverso. Occorre pure recuperare quel rapporto con la società civile che è andato perso. Questo lo si può fare con la il recupero della partecipazione civile che rende attivo ogni cittadino e cittadina”. “Il problema è che la gente non crede più nella politica – dice Ciro Lomonte -. Bisogna, allora, ridare speranza ad una città che è profondamente sfiduciata. Siamo stanchi di scelte che derivano solo da compromessi».