Padre Paolo Dall’Oglio, “Il mio testamento”
A esattamente dieci anni dal rapimento in Siria di padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della Comunità monastica di Deir Mar Musa, verrà presentato il libro “Il mio testamento”. Il volume, pubblicato da ITL Libri con il marchio Centro Ambrosiano, racchiude le conferenze inedite tenute da padre Paolo nei mesi precedenti la sua espulsione dalla Siria. La prefazione di papa Francesco.
La presentazione si terrà sabato 29 luglio, alle ore 17, presso la chiesa di Sant’Ignazio, in Via del Caravita 8/A, a Roma. Interverranno testimoni che hanno conosciuto padre Paolo: padre Jihad Youssef, Superiore della Comunità monastica Deir Mar Musa; Adib al-Khoury, direttore casa editrice Comunità Deir Mar Musa; Elena Bolognesi, redattrice e traduttrice del testo, e Giovanni Dall’Oglio, fratello di padre Paolo, che interverrà a nome della famiglia. La conduzione dell’evento è affidata a Luigi Maffezzoli, giornalista e curatore del volume.
Alle ore 19.00, dopo la presentazione, si terrà una celebrazione eucaristica presieduta dal Segretario di Stato Vaticano cardinale Pietro Parolin, per onorare la memoria di padre Paolo Dall’Oglio e per rinnovare il suo impegno verso gli ideali di pace e dialogo.
“Il mio testamento” svela una visione aperta a nuovi orizzonti di ecumenismo, fraternità tra uomini e donne e dialogo con l’Islam. Questi temi, cari al magistero di papa Francesco, trovano una particolare risonanza nelle riflessioni di padre Paolo.
Padre Paolo Dall’Oglio (1954), gesuita dal 1975, nel 1982 scopre le rovine di un antico monastero nel deserto siriano: Deir Mar Musa al Habashi (Monastero di San Mosè l’Abissino). Nel 1984 viene ordinato prete nella Chiesa siro-cattolica, che ha giurisdizione sul monastero; iniziano i primi restauri. Nel 1991 comincia una nuova esperienza monastica, aperta all’ospitalità, all’ecumenismo, all’inculturazione nel contesto arabo-islamico e al dialogo con l’Islam. Dal 2011, sull’onda delle manifestazioni della “primavera araba”, che interessano anche la Siria, si impegna a favore della pace e di un graduale processo di democratizzazione. Per le sue posizioni, gli viene revocato il permesso di residenza e nel giugno 2012 è costretto a lasciare la Siria. Nel luglio 2013 riesce a raggiungere Raqqa, nel nord del Paese controllato dall’opposizione al regime: probabilmente per favorire la liberazione di alcuni ostaggi. Il 29 luglio viene rapito e da quel momento non si hanno più sue notizie.