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Esercizi Spirituali in carcere: a Cagliari un percorso di preparazione

L’idea è del cappellano del carcere, parroco della parrocchia sarda in cui sono proposti gli Esercizi nella Vita Ordinaria in città.

Il sogno: proporli anche in quei luoghi di vita particolarmente difficile e sofferta come il carcere. “Siamo partiti con un programma di incontri di preparazione, che avvicinassero alla preghiera ignaziana sulla Scrittura” spiega p. Carlo Manunza. “Ha accolto la proposta un gruppo di persone molto piccolo, di diversa provenienza, in una sezione del carcere particolarmente poco propensa ad accogliere proposte esterne”.

Modalità

Tempi necessariamente lunghi, dilatati anche dagli imprevisti e dai rinvii improvvisi e dalla sovrapposizione di altre proposte, peculiare di questo ambiente.

“Gli incontri avevano come fine non il pregare insieme, ma il servizio alla preghiera da fare al di fuori degli incontri, nella vita normale. È stata questa una prima grande novità, che ha richiesto tutto il tempo di questi mesi e una difficile costanza, che per qualcuno è rimasta una conquista ancora da raggiungere. È però iniziata ad affacciarsi, anche se appena e non senza qualche timidezza, la scoperta del contatto dialogico con Dio che parla attraverso la Scrittura, caratteristico degli Esercizi.

Osservazione

Le caratteristiche peculiari della vita in carcere, con le sue dinamiche e le sue routines, hanno iniziato ad insegnarci a rivedere e rileggere con occhi e itinerari nuovi i passi del Signore, che va lavorando nel cuore dei nostri compagni di viaggio. Abbiamo scoperto che quel che sembrava chiaro e accessibile spesso dev’essere declinato in modo nuovo, con la revisione di programmi, aspettative, ritmi, orientamenti, grazie da chiedere, letture di feedbacks e, soprattutto, linguaggi.

Abbiamo visto, con i tempi lenti che ciò comporta, quanta importanza ha la testimonianza diretta di chi guida espressa, prima che con le parole, attraverso i gesti, i silenzi, gli sguardi, le attese, l’accoglienza della consegna e dell’ingresso in una ferialità tesa fra l’ordinario di “fuori”, ricordato e talvolta sognato, e quello di “dentro”, vissuto. È una scuola che promette di iniziare noi guide a riferimenti altri rispetto a quelli, che ci orientano in situazioni diverse.

Ripensare percorsi

Abbiamo poi constatato la necessità di un’istruttiva lungimiranza d’ampio respiro. Da un lato, per ripensare i percorsi evitando di fare dei capisaldi ignaziani una chimera, esposta al rischio di diventare giudizio e conflitto, se non muro e rottura. D’altro lato, per imparare ogni volta a ridisegnare criteri e orientamenti, i capisaldi, ma senza perdere il cuore e l’articolazione del cammino snaturandolo o diluendolo con l’adattamento, cioè senza privare così i nostri compagni della sua ricchezza.

La preghiera personale

Anche, importante e in connessione con la lungimiranza appena esposta, la gradualità a iniziare e guidare ai primi passi di un modo di pregare personale, diverso da quello corale o di gruppo, che pure tanto aiuta, in quest’ambiente, attraverso i dinamismi dei momenti comunitari come il canto e i suoi gesti. A questi eventi comunitari, vere e proprie isole di luce in uno scorrere della vita non facile, abbiamo provato ad affiancare la celebrazione del rapporto con Dio eremitica propria degli Esercizi Spirituali, che fa dei momenti personali e quotidiani il luogo principe dell’ingresso trasformante del Vangelo nella propria esistenza. I tempi lunghi e la gradualità hanno aperto alla percezione, e forse ai primi passi, della dimensione spirituale delle giornate che trascorriamo, e la crescita nella consapevolezza che possiamo avvicinarci al Signore e camminare con lui, apprezzando sempre più la grandezza del suo dono. Spesso hanno liberato dal dimenticatoio una fede presente ma sepolta da tante vicende, riaprendone una capacità di tornare a risplendere anche nelle difficoltà.

Un dono inestimabile in nuove prospettive

A noi guide ha permesso ancora una volta di apprezzare il tesoro inestimabile ricevuto nel dono di quello che Ignazio chiama “nostro modo di procedere nel Signore Nostro”. È modo che anche in questo servizio ha continuato a chiedere, a chi ha ricevuto il modo della chiamata a viverlo e a diffonderlo, tanto atletismo, libertà dalle vie già percorse, “conversione” e ascolto, insieme alla fatica di provare a costruire cammini nuovi, adatti alle nuove persone, che hanno risposto alla chiamata di scoprirlo. Ancora una volta è “modo di procedere” che si è rivelato capace di aprire nuove prospettive e modalità di avvicinamento a Gesù, Salvatore del mondo.

Un inizio

È ancora appena un inizio, sospeso con l’idea e il desiderio di iniziare quando possibile un cammino di Esercizi nella Vita Ordinaria, cui il percorso si poneva come preparazione. Il rischio di “reflusso” c’è, ma se il buon giorno si vede dal mattino, i doni luminosi concessi in questo primo “dissodare il terreno” invitano, insieme alla lode e alla gratitudine espressa al momento in cui abbiamo interrotto in prossimità della Pasqua, a restare saldi nella speranza in attesa di poter entrare nel percorso ignaziano vero e proprio.

La ricchezza di una dimensione orante

Notevole ci è comunque apparsa la ricchezza di portare, nelle giornate rinchiuse in temi e pensieri limitati alle sole burocrazie e tensioni della vita interna del carcere, la percezione anche della semplice possibilità di una dimensione spirituale orante dell’esistenza ordinaria, veicolata da una testimonianza, appunto, che eviti l’irrilevanza astratta di un linguaggio ecclesiale rarefatto e lontano, teologico o catechetico che esso sia”.

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