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I gesuiti e l’Osservatorio vaticano: intervista al nuovo direttore, padre Richard D’Souza

Papa Leone XIV ha nominato padre Richard D’Souza, SJ, direttore dell’Osservatorio Vaticano. Padre D’Souza, che fa parte dello staff dell’Osservatorio dal 2016, succede a fratel Guy Consolmagno, SJ, il cui mandato scade nel settembre 2025.

Padre D’Souza è originario della regione di Goa, in India. È entrato nella Compagnia nel 1996 ed è stato ordinato sacerdote nel 2011. Ha conseguito un dottorato in astronomia con una particolare attenzione alla ricerca sul fenomeno della fusione delle galassie e sui suoi effetti sulle proprietà delle galassie come la Via Lattea.

In questa intervista, rilasciata all’Ufficio comunicazione della Curia generale, padre D’Souza condivide le sue riflessioni sulla sua nuova missione e sulla lunga tradizione della presenza dei gesuiti all’Osservatorio Vaticano.

1. La Specola Vaticana ha una storia lunga e ricca e può essere considerata uno dei modi in cui la Chiesa dimostra il suo sostegno alla «scienza vera e solida» (cfr. Papa Leone XIII). Come vede questa missione oggi?

Il modo principale in cui possiamo vivere questa missione è realizzare la migliore ricerca scientifica possibile. Attraverso i team scientifici e i progetti a cui partecipiamo, gli articoli di ricerca che pubblichiamo, le conferenze scientifiche che organizziamo o a cui partecipiamo e le amicizie che intratteniamo con i nostri colleghi scienziati, testimoniamo il sostegno della Chiesa alla “scienza vera e solida”. Storicamente ci siamo limitati all’astronomia, ma oggi ci stiamo lentamente espandendo ad altre discipline scientifiche affini, tra cui la fisica teorica e la meteorologia/climatologia.

Negli anni ‘80, Papa Giovanni Paolo II ha incaricato formalmente l’osservatorio di promuovere ulteriormente il dialogo tra scienza e fede nelle università cattoliche di tutto il mondo. Ciò ha portato a una serie di seminari sull’«azione divina nell’universo» in collaborazione con il Centro di Teologia e Scienze Naturali (CTNS). Oggi i nostri membri continuano a partecipare a numerose iniziative a livello accademico per promuovere il dialogo tra scienza e fede attraverso articoli, seminari e incontri. Una parte significativa del nostro impegno è dedicata anche all’educazione didattica della Chiesa attraverso seminarisul tema della compatibilità tra fede e scienza, sia online che in presenza.

2. Lei è un gesuita e la Specola è sempre stata curata da Gesuiti. Cosa significa essere un astronomo gesuita? In che modo la fede e la spiritualità gesuita influenzano il suo lavoro scientifico?

Un astronomo gesuita, influenzato dalla spiritualità ignaziana, ha una visione particolare del mondo. Crede che non solo l’Universo sia stato creato da Dio, ma che Dio agisca e operi costantemente per noi attraverso la sua creazione. Fratel GuyConsolmagno, SJ, il mio predecessore, lo ha espresso in modo succinto: “Più studio l’Universo in tutta la sua complessità, più sono portato a lodare Dio che ha creato questo magnifico Universo”. Questa spiritualità incarnata ha motivato gli scienziati gesuiti nel corso dei secoli e continua a farlo ancora oggi.

Uno dei presupposti fondamentali del metodo scientifico è la razionalità dell’Universo, un concetto che ci è stato tramandato dal mondo greco-ebraico. Uno scienziato presume che l’Universo possa essere descritto da leggi fisse che possono essere comprese dalla mente umana attraverso la ragione e che queste leggi siano universali sia nel tempo che nello spazio. La nostra fede ci insegna che Dio ha creato il mondo come qualcosa di buono e quindi degno di essere studiato. Si tratta fondamentalmente di un atto di fede che è alla base di tutta la scienza.

Non credo che la mia fede e la mia spiritualità influenzino direttamente il mio lavoro scientifico, ma mi danno una motivazione in più per dedicarmi a questa grande impresa.

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3. Con le aziende private e le agenzie nazionali che gareggiano perrealizzare grandi missioni spaziali, come fa il lavoro della Specola a rimanere rilevante e connessoacon questigrandi progetti?

Mentre l’esplorazione spaziale è sempre stata prerogativa delle agenzie nazionali, il recente ingresso delle aziende private nello spazio ha portato diverse opportunità e sfide interessanti. Da un lato, c’è un’enorme innovazione nell’ingegneria aerospaziale grazie ai benefici economici che le aziende sperano di ottenere a breve termine, soprattutto in termini di estrazione mineraria dagli asteroidi, dalla Luna e da altri pianeti. Sebbene queste aziende non siano interessate alle più ampie questioni scientifiche sulla natura dell’Universo che interessano la comunità astronomica, le loro innovazioni hanno reso molto più economico il lancio di satelliti per scopi di ricerca. Tuttavia, l’osservazione dallo spazio è ancora molto costosa.

D’altro canto, l’enormequantità di satelliti inviati nello spazio mette a rischio il futuro dell’astronomia terrestre. Anche con diversi satelliti astronomici di alto profilo come HST, JWST, Planck, Newton e Gaia, lanciati dalle agenzie spaziali nazionali statunitensi ed europee, la maggior parte della ricerca astronomica viene effettuata da telescopi terrestri. Tuttavia,SpaceX,OneWeb, Amazon e altre aziende hanno lanciato decine di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa (Low EarthOrbits -LEO), dove lasciano grandi scie sulle immagini astronomiche, mettendo così a rischio diversi progetti di astronomia ottica e radioastronomia. Inoltre, con il gran numero di satelliti nello spazio, ci troviamo ora ad affrontare il difficile problema dei detriti spaziali, che mettono a rischio altri satelliti. La Specolavuolecollaborare con l’Unione Astronomica Internazionale e altre organizzazioni internazionali per regolamentare ciò che può essere lanciato nello spazio e proteggere il futuro dell’astronomia terrestre.

4. Come intende portare avanti l’eredità del suo predecessore, apportando al contempo la sua visione e la sua esperienza di astrofisico affermato?

Quando sono stato nominato a questa carica, ero consapevole dei molti gesuiti di alto profilo che hanno ricoperto questo ruolo in passato e hanno aperto la strada al successo odiernodell’Osservatorio: mi trovo davvero sulle spalle di giganti. Il mio predecessore ha svolto un lavoro eccellente nel rappresentare l’Osservatorio a livello internazionale. La sua missioneeraè stataquella di far sapere al mondo che stiamo facendo grande scienza e lavorando per la Chiesa. Spero di continuare questa tradizione.

Sono anche consapevole che la Specola deve riflettere su come essere più efficace in futuro. Il mondo della ricerca astronomica è cambiato radicalmente negli ultimi 40 anni. Oggi, le frontiere dell’astronomia vengono regolarmente esplorate con a) telescopi sempre più grandi, b) strumenti che costano milioni di euro finanziati da diversi paesi e c) collaborazioni che coinvolgono centinaia di scienziati. L’indipendenza strategica dell’Osservatorio Vaticano nonci garantisce automaticamente l’accesso a progetti, strumenti e dati finanziati da agenzie di ricerca europee e statunitensi. Tuttavia, i nostri membri, grazie al loro capitale intellettuale e al loro spirito di collaborazione, sono stati regolarmente invitati a contribuire a questi progetti internazionali. La sfida per il futuro è aiutare i nostri membri scientifici ad accedere a questi progetti, affinché possano continuare a dare un importante contributo scientifico sulla scena internazionale. D’altra parte, l’Osservatorio, grazie alla sua indipendenza, può intraprendere progetti scientifici chemettanoalla provae sfidinoi paradigmi attuali,cercando di fare un tipo di scienza che è difficile da finanziare in altri contesti. Nei prossimi anni, l’Osservatorio dovrà trovare un equilibrio tra i vantaggi derivanti dalla sua indipendenza e la sua capacità di collaborare con progetti internazionali più grandi.

5. C’è qualcosa di recente dall’Osservatorio – scoperte, progetti o ricerche – che ti entusiasma particolarmente e che vorresti condividere?

Due cose mi hanno colpito particolarmente nell’ultimo anno: in primo luogo,Padre Bob Macke ha partecipato alla missione OSIRIS-REx guidata dalla NASA, che ha raccolto un piccolo campione dall’asteroide Bennu e lo ha riportato sulla Terra. Padre Bob, esperto mondiale nella misurazione delle proprietà fisiche dei meteoriti, ha partecipato alla progettazione e alla costruzione dello strumento per misurare tali proprietà. In secondo luogo, il nostro team ha recentemente accolto Padre Bayu Risanto, SJ, un gesuita indonesiano specializzato in meteorologia e cambiamenti climatici. Dopo la pubblicazione della Laudato si’, la Specola sta finalmente lanciandosi nella scienza del clima. Ci aspettiamo molte ricerche interessanti daP.Risanto e dal suo team.

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