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All’Arrupe confronto su Palermo, tra cittadini e istituzioni

 

«Aprire un dialogo tra le risorse più vive presenti nella nostra città e i rappresentanti istituzionali, iniziare un esercizio di democrazia che parte dal basso con l’aiuto di tutti, un dialogo aperto della cittadinanza con le istituzioni che affronti le principali problematiche e il futuro della città»: è questo lo scopo delle serie di incontri che si terranno al Pedro Arrupe di Palermo, come spiega il direttore dell’Istituto, p. Gianni Notari. Il primo incontro si è tenuto il 16 febbraio scorso, con il sindaco Roberto Lagalla e l’assessore Maurizio Carta, sul tema “Palermo. Cosa vuoi fare di grande? Prospettive di futuro”.

«Qual è la visione realistica della città che avete per questi 5 anni di amministrazione in una prospettiva ampia?», ha chiesto Francesco Patanè.

«In questo momento il nostro compito è mettere in atto alcune prime azioni concrete di un piano di sviluppo nel quadro di una visione a lungo termine, di almeno venti anni», ha risposto l’assessore Maurizio Carta. «Favorire la crescita di una città policentrica fatta di quartieri, perché oggi la visione ipercentrica non è più in grado di produrre i suoi effetti qualitativi. Ciò vuol dire, prima di tutto, dotare i quartieri di alcune funzioni e servizi primari a partire dal miglioramento della qualità abitativa. Bisogna tornare ad avere servizi di prossimità. C’è una fascia costiera, soprattutto quella del porto, in cui in questo momento è in corso una trasformazione. A questo aggiungo i diversi interventi che metteremo in campo sia in tema di mobilità che di rigenerazione urbana».

«Quali sono gli elementi di sviluppo economico e sociale che nascono attraverso gli interventi e quali sono le nuove competenze e quindi i nuovi ruoli professionali che devono essere coinvolti? Come si pone l’amministrazione rispetto alle partnership private sul piano delle consulenze esterne rispetto alla valorizzazione delle risorse interne?», ha chiesto – chiede Elena Centineo al sindaco Lagalla.

«La città non cambia se a cambiare, però, non è anche l’atteggiamento di tutti noi, amministrazione e cittadini. Si pensi per esempio alla raccolta dei rifiuti e al continuo abbandono di questi nonostante le sanzioni. Mi piacerebbe rendere Palermo una città accogliente ed attrattiva, investendo anche sulla parte architettonica e degli arredi urbani che la riguardano. È una città che deve guardare pure al futuro come possibilità occupazionale dei giovani attraverso l’innovazione legata alla auto-imprenditorialità, agli incubatori di impresa e all’emancipazione digitale. Oggi per i giovani si declina una cultura di nuove professioni legale al mondo digitale e alla tecnologia avanzata. Importante credo sia quello di puntare ai saperi trasversali valorizzando anche la transdisciplinarietà e la multidisciplinarietà. Per fare questo bisogna investire sulla formazione che dia competenza e specializzazione».

«Come possiamo arrivare ad una città policentrica e da dove dobbiamo partire? Poiché, in molti casi ancora c’è una polinvisibilità come lavorerete, sul piano delle azioni concrete, per valorizzare le singole vocazioni dei diversi quartieri?», ha chiesto Anna Staropoli.

«Abbiamo rimosso qualsiasi pregiudizio tra pubblico e privato. C’è un privato con cui è opportuno dialogare per impegnarsi insieme proprio perché l’amministrazione non può camminare da sola. Per questo dobbiamo relazionarci con il privato investitore, il privato imprenditoriale locale e il terzo settore nel quadro del principio di corresponsabilità e di sussidiarietà. Dobbiamo andare nei quartieri e soprattutto ascoltare le realtà che, per competenze e sensibilità, possono farci conoscere meglio le parti della città. Il focus sui quartieri è fondamentale per capire di cosa si ha bisogno. Sulle diverse proposte attuative per Palermo, ho mandato un documento ai consiglieri comunali per avviare un dialogo comune che possa svilupparsi in chiave costruttiva», ha risposto Carta.

«Grazie al lavoro che stiamo facendo con il mondo delle associazioni, del terzo settore e del volontariato», ha aggiunto il sindaco Lagalla, «ci stiamo rendendo conto dei tanti problemi della città. Stiamo analizzando la sostenibilità economica, la sostenibilità burocratico- amministrativa e la capacità progettuale. È una città a più velocità che in cinque anni non potranno essere colmate perché è il frutto di 300 anni di storia. Lo sforzo deve comunque allora essere quello di avviare un processo di trasformazione culturale che parta anche dalle periferie. La prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di cercare di mettere a posto i conti, approvando dei bilanci non nostri. Tutto quindi deve essere inquadrato all’interno di profili realistici e di sostenibilità reale che è economica ma anche burocratica. Abbiamo bisogno di recuperare l’architettura strutturale e funzionale del comune di Palermo. Mentre Milano ha 400 dirigenti a Palermo ne abbiamo 73 in pianta organica e 37 in servizio. Siamo consapevoli che dobbiamo rafforzarci anche con l’impegno di tutti”.

Il confronto con l’amministrazione comunale proseguirà con altri incontri; è infatti in programma un secondo incontro che affronterà il tema delle politiche sociali a Palermo».

Palermo, ha detto padre Notari, «ha una vocazione che molte volte non viene sufficientemente evidenziata. Vorremmo capire cosa si intende fare per esempio per i giovani. Ci interessa in chiave costruttiva e in una dimensione politica aperta e non di partito, creare soprattutto connessioni con la bellezza che c’è nel nostro territorio. Il 13 aprile riprenderemo la scuola di formazione socio- politica con il progetto GenerAzioni in cui vogliamo creare un percorso culturale il cui intento sarà quello di creare esperti di comunità. L’auspicio è sempre quello di farci, in chiave partecipativa, attori di un cambiamento culturale possibile”. 

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