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Cagliari: le relazioni, la corruzione e l’economia

A discutere di un problema così profondo e complesso, quale è quello delle radici della corruzione, si sono riunite a Cagliari, venerdì 12 maggio, nell’aula magna della Facoltà Teologica della Sardegna, le personalità più diverse: magistrati e presidenti della Corte dei Conti, generali della Guardia di Finanza, ma anche filosofi e teologi. L’occasione è stata una tavola rotonda dal titolo: “La corruzione: solo una questione economica?”.

Le questioni di fondo erano le seguenti: la corruzione è soltanto un fatto giuridico ed economico oppure, a prescindere da questi aspetti, è un fenomeno che riguarda in maniera essenziale la vita e le relazioni tra le persone? Esiste un problema di “corruzione” nei rapporti, nella comunità, nelle persone in quanto tali?

Ai saluti introduttivi del preside della Facoltà, don Mario Farci, e del docente di Sacra Scrittura, padre Carlo Manunza SJ, è seguita la discussione vera e propria che si è soffermata sulla relazione introduttiva del prof. Gianmichele Marotta, docente di Teologia morale all’Istituto di Scienze Religiose di Capua, ed è stata moderata dall’avvocato Antonello Angioni, vicepresidente della Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto”.

Noi e non gli altri

“Oltre una serie di fattori oggettivi (come leggi complesse, eccesso di burocrazia e senso di assuefazione) che rendono i comportamenti illeciti un fatto quasi normale”, ha detto il prof. Marotta, “è necessario capire che la corruzione è un fatto che riguarda ‘noi’ e non gli ‘altri’”. “Solo così”, ha aggiunto, “è possibile intravvedere una soluzione al problema che passa per una interiorizzazione delle norme, la quale genera un senso civico nella comunità”. Occorre puntare alla “responsabilità dei cittadini” nelle principali sfide della società, vale a dire “la scuola, i mezzi di comunicazione, le istituzioni, la famiglia e la Chiesa”.

Le dottoresse Antonietta Bussi e Donata Cabras, rispettivamente magistrato della Corte dei Conti e presidente della Sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Regione Sardegna, hanno sottolineato la vastità di un vero e proprio “processo degenerativo, che va dalla singola persona alla comunità, a una struttura o apparato”. Una questione che, in senso specificamente economico, “minaccia lo sviluppo e la stabilità del sistema ed erode le risorse pubbliche e naturali, con una costante lesione degli interessi erariali che ingenerano costi smisurati”. “Alla fine a pagare il conto in termini economici”, ha detto la dottoressa Cabras, “siamo tutti noi”. Ma non bisognerebbe limitarsi dirlo: il fenomeno conosciuto va denunciato. Su questo punto si è insistito a lungo. Un altro aspetto emerso è l’importanza della distinzione dei ruoli. “Quando non sono chiari i confini di ‘chi fa cosa’”, ha detto la dottoressa Bussi, “si genera immediatamente un terreno di coltura per la corruzione”. “Un ambito molto importante è, pertanto, l’etica all’interno delle amministrazioni”.

L’integrità delle persone

Una nota positiva sottolineata riguarda un fatto forse ovvio, ma su cui non si riflette mai abbastanza: i dati sulla corruzione sono così alti proprio perché il fenomeno viene alla luce. E in questo, occorre dire, c’è il grande e importante lavoro della Guardia di Finanza. Su questo aspetto è intervenuto il generale Claudio Bolognese, comandante regionale della Guardia di Finanza, che dopo aver indicato una serie di strumenti utili a contrastare la corruzione, come le pene per il corruttore e l’annessione patrimoniale, ha ribadito come il problema vada intercettato a monte e non a valle: “La corruzione”, ha detto, “non è certamente solo un fatto economico, ma è un problema di integrità delle persone. L’esempio di quello che avviene ed è avvenuto con l’assegnazione dei mondiali di calcio è lampante a questo proposito”.

Attenzione alla flessibilità

Infine la professoressa Francesca Crasta, docente di storia della filosofia all’Università degli studi di Cagliari, ha sottolineato la natura comune del fenomeno corruttivo: “Non vi è corruzione senza una cultura e una prassi che ogni società adotta”. “In questo senso”, ha aggiunto, “le corruzioni sono tante e il termine è ‘scivoloso’. Per esempio si pensi al termine ‘flessibilità’. Essere flessibili è l’anticamera di comportamenti corrotti. Da questo punto di vista la corruzione ci investe tutti, è quasi un dato antropologico. Rispetto a ciò, cioè rispetto all’impossibilità di sradicare il male, bisogna puntare al meglio”.

La tavola rotonda sulla corruzione è parte di un progetto a lungo termine portato avanti dalla Facoltà Teologica della Sardegna, sotto la guida dei docenti gesuiti p. Carlo Manunza e p. Giulio Parnofiello, che riguarderà anche un lavoro di sensibilizzazione con le scuole e sul territorio.

L’evento è stato organizzato dalla Facoltà Teologica della Sardegna e dalla Fondazione “Giuseppe Siotto”, con la collaborazione dell’Università degli Studi di Cagliari.

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