Catania. La storia di Karim e le domande dei rifugiati
Alcuni minuti in silenzio contemplando volti di donne, uomini, bambini in fuga dal proprio paese. Dopo lunghe peripezie via terra sfidare il Mare nostrum con la speranza di poter essere riconosciuti come rifugiati in Europa. Un mare su cui si affacciano storie troppo distanti, un mare che non unisce ma divide spietatamente diventando tomba muta per migliaia di fratelli e sorelle.
A Catania la celebrazione della Giornata mondiale del rifugiato 2013 è iniziata così, in un salone gremito, alla presenza di rappresentanti delle autorità cittadine, un’iniziativa promossa dal Centro Astalli di Catania in sinergia con la comunità dei Gesuiti della parrocchia del SS. Crocifisso dei miracoli.
Il tema di quest’anno è stato “Il mare unisce, la terra non divida”. P. Gianni Notari nel suo intervento ha invitato a riflettere sul costo umano della politica di chiusura delle frontiere, interrogandosi se e come il Mediterraneo possa tornare a essere, invece, uno spazio comune in cui costruire orizzonti di civiltà. L’Italia e la Sicilia in particolare dovrebbero riscoprire la loro vocazione di “ponte” fra i popoli, attraverso valori come l’ospitalità, la condivisione, la reciprocità.
Karim, giovane rifugiato afgano, ha dato una testimonianza della sua esperienza di rifugiato: la fuga dopo le violenze subite dai taleban, il lungo itinerario attraverso Pakistan, Iran, Turchia, il passaggio in Grecia e infine l’arrivo in Italia nascosto sotto un camion. Ci ha raccontato dell’incontro con il Centro Astalli a Roma. Grazie al servizio dei Gesuiti per i rifugiati si è sentito accolto, ha imparato l’italiano, e questo gli ha permesso di inserirsi meglio nel nostro paese.
Elvira Iovino, responsabile del Centro Astalli di Catania, ha brevemente presentato le attività e le sfide del Centro Astalli etneo invitando tutti a coinvolgersi nell’incontro e nell’aiuto di questi amici che fuggiti da situazioni di persecuzione o discriminazione non hanno perso la speranza di ricominciare.
La serata, condotta da Virna Fasone, è stata accompagnata dal Coro polifonico “Libere dissonanze” diretto dal maestro Bruna D’Amico.