Centro Astalli per i rifugiati: società più aperta e inclusiva
Centro Astalli ha presentato il nuovo progetto “Costruire integrazione” per favorire i percorsi di inclusione dei rifugiati. Il servizio di Salvatore Tropea per Vatican news.
Il progetto, in collaborazione con Ubi Banca, ha l’obiettivo di sperimentare percorsi innovativi per l’integrazione e l’inclusione sociale dei rifugiati, come racconta a Vatican News Donatella Parisi, responsabile della comunicazione del Centro Astalli.
Percorsi virtuosi per l’integrazione
Lo scopo dell’iniziativa presentata a Roma nella cornice della Scuola d’italiano del Centro, presso la Fondazione il Faro, è quello di “avviare percorsi virtuosi che consentano ai rifugiati che hanno un’età media tra i 20 e i 25 anni, di inserirsi nella società italiana in maniera positiva”. Necessari, ovviamente, alcuni requisiti fondamentali come “la ricerca di una casa e la ricerca di un lavoro che – sottolinea Donatella Parisi – si raggiungono attraverso una serie di tappe ben definite”.
Dalla prima accoglienza al sostegno economico
Nel 2017, grazie al sostegno di UBI Banca, sono state attivate cinque azioni per una presa in carico integrata di richiedenti e titolari di protezione internazionale residenti a Roma. Nell’ambito dell’azione mensa – come si legge nel comunicato stampa diffuso dal Centro – sono stati offerti, a circa 3 mila persone in condizioni di precarietà, colazioni e pasti caldi, un servizio docce e un riparo. Inoltre, 250 persone hanno usufruito di un servizio di orientamento e accompagnamento socio-legale, mentre altri 200 migranti sono stati inseriti nella scuola di lingua del Centro Astalli.
Apprendimento della lingua e formazione professionale
Si inizia, dunque, con “la prima accoglienza – spiega Parisi – per poi arrivare anche all’eventuale patente di guida e ai vari corsi di formazione. Fondamentale in tal senso è l’apprendimento della lingua italiana, ma anche tutti gli step successivi relativi all’apprendimento di una professione”. Peculiarità comune a tutti i rifugiati accolti è quella di essere già in possesso “di diplomi professionali o conoscenze pregresse” per far sì che possano essere indirizzati meglio nella ricerca di un lavoro.
L’uscita dai centri in piena autonomia
L’attività del Centro Astalli ha portato in questi mesi a dei “risultati soddisfacenti”, come evidenzia ancora Donatella Parisi. Circa 80 rifugiati, infatti, in uscita dai circuiti dell’assistenza, sono stati inseriti in percorsi integrati di accoglienza in alloggi messi a disposizione dalle congregazioni religiose. “A Roma – prosegue la responsabile della comunicazione del Centro – ci sono 35 istituti religiosi maschili e femminili che accolgono i rifugiati per un periodo che varia dai 6 ai 18 mesi”. Dato particolarmente importante è la percentuale di chi lascia i luoghi di accoglienza in completa autonomia. Nel 75% dei casi, chi affronta questo percorso, riesce ad avere un alloggio autonomo, un affitto e un lavoro.
La collaborazione tra profit e non profit
Durante la presentazione del progetto sono intervenuti monsignor Paolo Lojudice, Vescovo ausiliare per la Diocesi di Roma per il settore Sud; padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli e vari esponenti del mondo bancario e del terzo settore. Particolare spazio è stato dedicato alla collaborazione innovativa tra profit e non profit relativa a UBI SICAV Social 4 Future. Un investimento bilanciato obbligazionario che ha reso possibile devolvere 139.700 euro a favore del progetto “Costruire Integrazione”. “Togliere i rifugiati da situazioni di marginalità – conclude Donatella Parisi – significa migliorare tutta la società e renderla più ricca beneficiando del potenziale dei rifugiati”.