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Come rileggere l’esperienza dell’epidemia alla luce della Laudato Si?

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Una riflessione sull’oggi e sui cinque anni della Laudato si’ tenuta da padre Mauro Bossi, la giornata del 31 luglio a Villa Sant’Ignazio, a Trento, per le festa dedicata al fondatore della Compagnia di Gesù. Da circa un anno e mezzo la Fondazione Sant’Ignazio ha intrapreso un percorso di discernimento collettivo sul tempo presente, insieme alle venti organizzazioni che la compongono.

Tenere insieme salute, cultura, società economia. Valorizzare le connessioni tra gli ambiti per una lettura trasversale, capace di tenere insieme i pezzi. Questa è l’ecologia integrale. Non certo questione da ridurre al tema dell’ambiente.

“Abbiamo una mentalità ancora molto novecentesca, con l’organizzazione dei saperi in settori chiusi” ha sottolineato p. Mauro Bossi, intervenuto a Trento lo scorso 31 luglio a Villa Sant’Ignazio. “L’agenda 2030 ha rovesciato il paradigma, pensando lo sviluppo in modo integrato. Quello che il ‘900 ha fatto con le idee lo ha realizzato anche con le cose. L’ospedale, contenitore della cura, la scuola, contenitore dell’educazione, l’ufficio, contenitore di lavoro.

Le tensioni in atto

L’epidemia ci ha fatto capire che i contenitori non possono più funzionare in maniera indipendente ma come vasi comunicanti. Ha reso evidente alcune tensioni:

centro-periferia: le regioni più colpite dal Covid19 sono i centri di un sistema paese squilibrati, dove si concentrano in modo sproporzionato attività produttive, servizi, istituzioni. Vivere al centro di un sistema squilibrato non è interesse di nessuno. Il centro ha bisogno di essere in relazione con le periferie.

Medicina-territorio: l’ospedale non ce la fa a reggere senza una medicina territoriale efficente. Le RSA dove mettiamo gli anziani per proteggerli diventa luogo dove muoiono.

Lavoro-vita privata: sono emerse tutte le opportunità e i disagi dello smart working, permettendo però di relativizzare il contenitore ufficio, non più unica maniera di lavorare, mettendo in discussione quella dicotomia pesante tra lavoro e vita privata per cui una donna su tre in Italia abbandona il lavoro dopo la maternità. Abbiamo una grande opportunità: ripensare tempi e spazi del lavoro.

Scuola-didattica a distanza: sono emerse distanze sociali drammatiche ma anche possibilità. Il contenitore classe non è l’unica maniera possibile di imparare.

Questa è la forma del pensiero contemporaneo: cogliere i nessi tra le cose, l’intelligenza delle connessioni, quanto esposto nel capitolo 4 della Laudato Si. L’invito è a cercare nella nostra vita privata quali sono quelle mancanti che aprono nuove possibilità di pensiero e progettualità.

Solidarietà, connessioni e distanziamento

E alla luce delle connessioni ricomprendere la solidarietà. L’invito a globalizzarla è di Papa Francesco, ripensandola in modo integrale. Durante il lockdown abbiamo compreso che la solidarietà può passare anche dal distanziamento. Richiede di proteggere le istituzioni pubbliche. Comprendere questo tipo di solidarietà presuppone un salto culturale, un’ascesi per ogni organizzazione rispetto a ciò che fa oltre l’immediatezza. Una grande sfida anche per la Chiesa. Per far funzionare l’oratorio, il centro per i poveri è necessario dialogare con le istituzioni e mettere in gioco competenze professionali. Un kairos importante per uscire dall’abbaglio che le cose sono giuste perchè le facciamo noi. Una conversione di mentalità: neanche la Chiesa è un contenitore a tenuta stagna. C’è un quadro di relazioni sociali senza il quale non può più pensarsi.
L’ecologia integrale è un metodo per leggere la realtà (cap. 4), ma anche un percorso esperienziale e spirituale (cap. 6) personale e comunitario: i due polmoni della Laudato Si.

Una proposta spirituale

Quale spiritualità è adatta a farci vivere questo cammino? Ecco una proposta in 3 tempi.

Una spiritualità capace di contemplazione. Il verbo ricorre 27 volte nel documento, relativo al mondo concreto, tutto, bellezza ferita da sistemi ingiusti. Uno sguardo profondo sulla realtà, lasciarsi toccare da essa così com’è e divenire consapevoli di come il mondo risuona in noi, verso una trasformazione personale nel segno della compassione. Rinunciare al controllo complessivo, ad avere per tutto una spiegazione pronta. Accettare di lasciarsi stupire e mettere in crisi.

Una spiritualità capace di abitare la complessità, dove alcune categorie un tempo importanti sono saltate: profit/no profit, tecnologia e natura, economia ed etica, mercato e gratuità, tempo del lavoro e tempo libero. Pilastri che oggi sfumano in zone grigie. Come capire quello che è sincero da ciò che non lo è? Scavare, discernere. In alcuni cattolici nasce il bisogno di rimarcare confini per proteggere la propria identità. Con la Laudato Si siamo entrati in questa conversazione, con umiltà continuiamo disposti ad imparare, senza alzare recinti e staccati.

Una spiritualità capace di fare scelte belle: fare cose buone (etica), farle belle (estetica), saperle raccontare (narrativa). Spesso questi livelli sono separati. Oggi il marketing, il mondo on line, sono i luoghi in cui si formano i criteri di bellezza, le narrazioni che diventano significative per le persone. Anche questi mondi vanno ascoltati senza paura e pregiudizi per cogliere cosa hanno da dirci.

Linguaggi per il corpo

Oggi l’etica dell’ambiente deve saper usare linguaggi che coinvolgono il corpo, danno piacere, mobilitano l’immaginazione, mettono in crisi non solo a livello di pensiero ma nel profondo. La Laudato Si’ chiede la conversione ecologica. C’è una parola nel Nuovo Testamento, metanoia, cambiare mentalità. Oggi essere ecologici non è aggiungere un contenuto nuovo ai tanti doveri che abbiamo, ma un processo di trasformazione che sarà tanto più efficace quanto riuscirà a coinvolgere tutte le dimensioni della nostra persona.

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