Curia Generale. Il JRS sulle crisi in Medio Oriente, Nord Africa ed Europa
Il 21 e 22 febbraio i rappresentanti del JRS (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati) per la Siria, Bruxelles, Berlino, Malta e Italia si sono riuniti a Roma con i membri della sede centrale per fare il punto della situazione in merito alle attuali crisi in Siria e in Mali che creano gravi problemi a molte nazioni europee. Mentre il numero dei rifugiati e degli sfollati del Medio Oriente negli ultimi anni è drammaticamente aumentato a causa dei violenti conflitti in Iraq e Siria, anche la regione del Sahel, che si estende dal Mali ad Ovest fino al Ciad e al Sudan ad Est, è diventata una zona altrettanto esplosiva. Povertà, mancanza di sviluppo, desertificazione, nonché l’influsso di gruppi islamici estremisti e di ribelli ben armati, sono tutti fattori di destabilizzazione del Sahel. Inoltre il Sahara è diventato un’importante via di traffico, sia di esseri umani dall’Africa all’Europa, che di droga dal Sudamerica all’Europa.
Il personale del JRS in Medio Oriente assiste attualmente i rifugiati e gli sfollati in Siria, Giordania, Turchia e Libano; e nel Sahel lavora con i rifugiati del Darfur in Sudan e Ciad. Dal Mali già hanno cominciato ad arrivare a Roma diversi rifugiati che vengono assistiti dal Centro Astalli. Sebbene un aumento del flusso di rifugiati verso l’Europa fosse stato predetto da tempo, governi e capitali europee sembrano incapaci di rispondere in maniera umana e non hanno alcuna politica coerente per offrire una protezione ai bisognosi che bussano alle porte.
Per rispondere alla crisi in Siria, il team del JRS di Aleppo ha iniziato a coordinare gruppi di volontari di tutte le diverse tradizioni religiose e fazioni politiche per alleviare insieme le sofferenze di decine di migliaia di persone. Il JRS ritiene che questo importante gruppo di persone e il loro appello per un cambiamento pacifico sia spesso ignorato dalla stampa internazionale e dai governi del mondo. L’incontro di Roma ha permesso di iniziare a definire gli obiettivi e le strategie da mettere in atto per una comune campagna di difesa nelle capitali europee che possa dare voce a questa “storia” alternativa di pace e riconciliazione.