De Lucia: “La formazione oltre le news”
La formazione dei giovani, per una buona capacità di riflessione, profonda e critica, deve andare ben oltre il vortice mediatico delle diverse news. È una delle motivazioni al centro dell’incontro tra il procuratore capo di Palermo, Maurizio De Lucia, e i giovani del Gonzaga Campus, il 3 febbraio. Tante le domande rivolte al procuratore sulla cattura del capo di cosa nostra ma anche sui temi legati alla legalità e alla giustizia.
«È importante quello che sta vivendo la città di Palermo – ha detto il direttore generale p. Vitangelo Denora SJ -. Si parla spesso di giovani ma non si parla ai giovani e con i giovani. I giovani devono diventare protagonisti nella lotta alla mafia. Il nostro desiderio è quello che si punti sempre non su letture superficiali ma su interpretazioni e riflessioni significative per la crescita di questi nostri ragazzi e ragazze. Ben trent’anni fa, il 2 giugno del 1982, in questa scuola i giovani del Gonzaga incontrarono, dopo una loro lettera, il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Oggi, con il procuratore De Lucia, proseguiamo sulla scia anche di quell’incontro».
«La formazione di voi giovani deve andare oltre le news – ha detto il procuratore De Lucia nel suo saluto iniziale -. Occorre sempre, prima di ogni cosa, fare una riflessione tra cose che accadano e come queste vengono raccontate. La mafia va racconta tenendo presente la sua enorme complessità come sistema criminale che dobbiamo fronteggiare».
«Come ci si sente ad essere il procuratore che ha seguito l’operazione di arresto di Matteo Messina Denaro? – chiede uno studente – Cosa ha provato e cosa sta provando in questi giorni?». «Il nostro è un mestiere con il quale si ha che fare con il male – ha detto il procuratore De Lucia -. Il 16 gennaio è stato un bel giorno perché si è raggiunto un risultato dopo un lavoro lungo e molto complicato. Adesso bisogna avere sempre i piedi per terra per continuare ad andare avanti nella lotta al crimine organizzato».
«C’è una differenza tra il mondo in cui succedono le cose e quelle che si ipotizzano che potrebbero succedere – continua il procuratore -. Siamo uno strano Paese. Dopo pochi minuti dall’annuncio dell’arresto, sono iniziati i mormorii che lasciano il tempo che trovano. Occorrerebbe fare una riflessione su come funzionano i media. Spesso sono state messe in piazza informazioni che non servivano. È facile, oggi, vendere una pillola di notizie – di uso e consumo immediato – rispetto ad un serio approfondimento giornalistico».
«Dietro Denaro c’era un mondo che lo copriva – ha chiesto un altro giovane -. Quanta responsabilità ha questo micro-cosmo che ha avallato questa latitanza?» «Siamo davanti a tutto un mondo di soggetti – che sono stati intorno a questo latitante. Si tratta di persone che sperano di ottenere benefici dai mafiosi – ha continuato il procuratore -. Oggi, però, il fenomeno mafioso non è forte come ai tempi di Dalla Chiesa. Oggi pensiamo di avere gli strumenti per fronteggiare tutto questo pezzo di società civile che offre servizi alla mafia diventandone compiacente e illudendosi di potere ottenere favori».
«Le notizie che stiamo sentendo in questi giorni stanno concentrando l’attenzione della società civile su alcuni particolari – chiede uno studente -, che ritentiamo stiano deviando l’attenzione dal tema centrale. In che modo i mass-media possono aiutare la società a rileggere questo evento e la portata rivoluzionaria che esso comporta?». «Non tutti i media fanno lo stesso lavoro e non tutti lo fanno in maniera corretta – continua -. Noi seguiamo i fatti che sono frutto di indagini molto accurate. È assurdo che alcuni continuino a concentrarsi su particolari irrilevanti».
I giovani, infine hanno chiesto se la Sicilia è pronta per un cambiamento radicale e quanto ci sia ancora da fare. «La Sicilia è pronta per un forte cambiamento culturale e radicale – prosegue -. È un Isola che ha una storia piena di cultura e di bellezza che i giovani devono custodire. Voi giovani avete il compito di cercare e di costruire il bene. Il cittadino deve essere uno che deve sapere anche dire di no. Il cittadino è chi non cerca il favore, ma il diritto, chi ha il dovere di pretendere un diritto. Non deve fare l’amico, è sul concetto di cittadinanza che si costruiscono le grandi nazioni, la società siciliana deve ragionare proprio su questo, costruire il meglio per la sua possibilità di sviluppo».
«Il ruolo del procuratore è proprio una funzione di servizio – conclude il procuratore – e, chiunque sia destinato a svolgere ruoli di potere, deve farlo avendo la consapevolezza di servire, non di detenere il potere. La vostra scuola, come altre, è realmente ispirata dallo spirito di servizio, quindi bisogna continuare su questa strada».
«Vivere in Sicilia è difficile, una terra che fa fatica a cambiare e soprattutto a reagire davanti a questa piovra che si rigenera sempre denominata Mafia. Sembra scorrere tra le nostre vene l’omertà, la rassegnazione o peggio ancora l’indifferenza – ha sottolineato, infine Maria Elena Poderati, vice direttore ed ex alunna del Gonzaga Campus -. Tutto ciò è inaccettabile! Il nostro desiderio più grande è rendere consapevoli i giovani di quello che è stato per dare loro gli strumenti per combattere e riconoscere questo sistema parallelo che ha generato in questi anni solo del male. Il nostro desiderio è quello di rendere i giovani i protagonisti attivi del cambiamento a supporto di tutte le persone che lottano per questa terra! La vita deve essere piena e attiva, non si deve rimanere chiusi tra le paure e ancor peggio nell’indifferenza. Con coraggio e fiducia in Dio il cambiamento è possibile!».