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Un governo rinnovato per una missione rinnovata

Congregazione Generale 36 - Decreto 2

Introduzione

1. La missione apostolica sta al cuore stesso della Compagnia. Fin dai suoi primi tempi, il discernimento ha guidato lo sviluppo del suo governo per meglio servire e sostenere la missione della Compagnia, la Missio Dei. Nella Compagnia il governo è personale, spirituale e apostolico. Ogni Congregazione Generale è una sorgente di ispirazione che guida lo sviluppo del governo nelle circostanze che cambiano e la cura delle persone impegnate nella missione, nel modo più appropriato ai tempi.

2. La Congregazione Generale 35a ha dato utili raccomandazioni per aiutare il governo della Compagnia, molte delle quali sono state implementate. Facendo una revisione del cammino percorso, la Congregazione Generale 36a segnala diverse aree che richiedono ulteriore attenzione e chiarimento. In primo luogo, la Congregazione Generale 36a identifica importanti caratteristiche rilevanti per il nostro modo di procedere oggi, che desideriamo incoraggiare. In secondo luogo, questa Congregazione riconosce i modi in cui il rinnovamento del governo è già stato effettuato, a diversi livelli della Compagnia, a seguito della Congregazione Generale 35a. In terzo luogo, la Congregazione Generale 36a formula chiarimenti e raccomandazioni per un discernimento apostolico e una pianificazione continuativi.

Modi di procedere adatti al nostro tempo

3. Il discernimento, la collaborazione e il lavoro in rete offrono tre importanti prospettive per il nostro attuale modo di procedere. Essendo la Compagnia di Gesù un “corpo internazionale e multiculturale, in un mondo” complesso, “frammentato e diviso”, l’attenzione a queste prospettive aiuta a dare forma al governo, rendendolo più flessibile e più efficace apostolicamente.

4. Discernimento: questo prezioso dono di Ignazio è parte integrante della nostra vita personale e di quella del corpo apostolico. Inizia con la contemplazione di Dio all’opera nel nostro mondo e ci permette di ottenere maggior frutto unendo i nostri sforzi ai disegni di Dio. Il discernimento è ciò “che ci radica nella Chiesa, nella quale lo Spirito agisce, e distribuisce la diversità dei suoi carismi per il bene comune”. Nel nostro modo di procedere il discernimento serve da fondamento per il processo che costruisce le decisioni da parte dell’autorità competente. Nella preparazione di questa Congregazione abbiamo già fatto un’esperienza di discernimento, che è iniziata nelle Province e nelle Regioni e ci ha aiutato ad identificare sia sfide significative per la nostra missione oggi che le nostre risposte alla Buona Notizia di Gesù. Questo processo di discernimento offre la base spirituale che rende possibile la nostra pianificazione apostolica.

5. Data l’ampiezza e la complessità delle attuali sfide che la missione deve affrontare e la diminuzione numerica della nostra minima Compagnia, il discernimento è più che mai decisivo per l’efficacia apostolica. Un discernimento consistente e partecipativo è il nostro modo di assicurare che la costante pianificazione apostolica, la quale include attuazione, monitoraggio e valutazione, sia parte integrante di ogni ministero dei Gesuiti. Data la crisi dell’autorità nella cultura contemporanea (vita di famiglia, educazione, politica, religione), la pratica del discernimento è un dono che possiamo offrire agli altri. Se viviamo il discernimento, noi potremo trasmetterne la pratica ad altri. La condivisione nel discernimento porta a una visione condivisa. Formare dei collaboratori per la missione significa innanzitutto che noi siamo formati al discernimento.

6. Collaborazione: la Congregazione Generale 35a ha dichiarato che “la collaborazione nella missione (…) esprime la nostra vera identità di membri della Chiesa, la complementarità delle nostre diverse vocazioni alla santità, la nostra mutua responsabilità per la missione di Cristo, il nostro desiderio di unirci alle persone di buona volontà a servizio dell’umana famiglia, e la venuta del Regno di Dio”. La Congregazione Generale 34a aveva già chiesto che “tutti coloro che sono impegnati nell’opera dovrebbero esercitare delle forme di corresponsabilità e – quando è opportuno – essere coinvolti nel discernimento e nelle decisioni da prendere”. La Congregazione Generale 36a riconosce il ruolo decisivo dei nostri collaboratori per la vitalità della missione della Compagnia oggi ed esprime la propria gratitudine a quanti contribuiscono al ministero dei Gesuiti e vi svolgono ruoli significativi. La missione viene approfondita e il ministero reso più ampio mediante la collaborazione tra tutte le persone con cui lavoriamo, particolarmente coloro che sono ispirati dalla chiamata ignaziana.

7. Anche se nell’insieme della Compagnia constatiamo notevoli progressi nella collaborazione, rimangono degli ostacoli. Essi possono essere trovati nella nostra mancanza di immaginazione e di coraggio, oppure possono provenire da inibizioni derivanti dai nostri contesti sociali o anche da pratiche clericali locali. Una difficoltà particolare può essere la mancanza di autentica collaborazione fra i Gesuiti, come singoli, istituzioni, comunità, Province e Conferenze. Sono necessari un discernimento inclusivo e una costante pianificazione e valutazione dei nostri sforzi per superare gli ostacoli, se vogliamo rendere possibile la partecipazione di ulteriori collaboratori nella nostra missione ai diversi livelli delle attività apostoliche e del governo della Compagnia. È ugualmente importante discernere a quali progetti, iniziative o attività intraprese da altri potremmo offrire il nostro sostegno, sia umano che tecnico, intellettuale o finanziario.

8. Lavoro in rete: la collaborazione porta naturalmente a cooperare mediante reti. Le nuove tecnologie di comunicazione dischiudono forme di organizzazione che rendono la collaborazione più facile. Esse permettono di mobilitare risorse umane e materiali a supporto della missione e di superare i confini nazionali e i limiti delle Province e delle Regioni. Il lavoro in rete, sovente ricordato nei documenti delle nostre Congregazioni più recenti, costruisce una visione condivisa e richiede una cultura della generosità, l’apertura a lavorare con altri e un desiderio di celebrare i successi. Il lavoro in rete fa anche affidamento su persone in grado di apportare visione personale e leadership per una missione in collaborazione. Quando è correttamente concepito, il lavoro in rete offre un sano equilibrio fra autorità e iniziativa locale. Rafforza infatti le capacità a livello locale e incoraggia la sussidiarietà, mentre garantisce un senso unificato della missione da parte dell’autorità centrale. I punti di vista locali vengono così più facilmente e più rapidamente presi in considerazione.

9. Nella Compagnia gli organi di governo stanno già incoraggiando il lavoro in rete. In relazione ai loro ambiti e all’ampiezza del loro intervento, i Provinciali, le Conferenze e la Curia Generalizia facilitano, promuovono, accompagnano e valutano attivamente il lavoro in rete internazionale e intersettoriale. Nelle reti gesuitiche si verifica l’incrocio fra la creatività e lo spirito di iniziativa che occorre per il lavoro in rete e l’autorità che affida la missione. Le reti coinvolgono le dimensioni “orizzontale” e “verticale” dei nostri ministeri e del nostro governo. Esse riflettono anche la tendenza attuale verso una maggiore sinodalità, come è stata promossa dal Vaticano II.

Revisione dei passi compiuti a partire dalla Congregazione Generale 35a

10. Il Decreto 5 della Congregazione Generale 35a , “Il Governo al servizio della missione universale”, esprimeva il desiderio che il Padre Generale desse seguito sollecitamente a determinate questioni. Questo desiderio era articolato in direttive, raccomandazioni e suggerimenti. Le direttive comprendevano la revisione completa delle Formulae delle Congregazioni Generale, Provinciale e dei Procuratori e l’istruzione per effettuare una revisione completa del governo centrale. Le raccomandazioni comprendevano la costituzione di strumenti per promuovere un buon governo mediante la regolare valutazione dei Superiori e delle istituzioni apostoliche, lo sviluppo di una strategia per migliorare le comunicazioni all’interno ed all’esterno della Compagnia e una riflessione sulle strutture provinciali e regionali allo scopo di adattarle alla realtà odierna. I suggerimenti a cui dar seguito comprendevano la ricerca di modalità per mezzo delle quali le risorse finanziarie possano essere utilizzate in modo più equo per la solidarietà a servizio della missione internazionale. Un’altra richiesta è stata quella di iniziare nella Compagnia programmi per lo sviluppo della leadership.

11. Ciascuna di queste richieste è stata oggetto di particolare attenzione; a queste questioni si sono dedicati tempo e risorse e sono evidenti i sostanziali progressi fatti. La Congregazione Generale 36a esprime la sua profonda gratitudine al Padre Adolfo Nicolás e a tutti quelli che hanno avuto un ruolo in queste realizzazioni.

12. Questa Congregazione identifica tre aree che richiedono ulteriore riflessione e azione:

a) La Compagnia dovrebbe continuare a migliorare il suo processo di discernimento, rendendolo sempre più coerente, vale a dire più capace di identificare le sfide sul piano globale e di rispondervi in una maniera che integri il governo locale, quello provinciale, quello delle Conferenze e quello centrale. La Compagnia dovrebbe continuare a sviluppare, a tutti i livelli, dei modi per attuare, monitorare e valutare i risultati delle decisioni prese.

b) L’ampiezza e la profondità dei nostri processi di pianificazione e di revisione (ad esempio, la revisione del governo centrale e delle strutture delle Conferenze) richiedono maggiore attenzione e maggiore competenza.

c) Alcune delle richieste del Decreto 5 della Congregazione Generale 35a (ad esempio, le comunicazioni, la condivisione delle risorse finanziarie, lo sviluppo della leadership) hanno avuto attuazione, ma sono ancora in corso d’opera e richiedono attenzione.

13. Riflettendo su queste realtà per mezzo delle prospettive del discernimento, della collaborazione e del lavoro in rete, la Congregazione Generale 36a formula le seguenti raccomandazioni.

Raccomandazioni

Al Padre Generale e al governo centrale

14. La Congregazione Generale 36a chiede al Padre Generale di rivedere il processo – iniziato dalla 34a Congregazione Generale e proseguito dal Padre Generale Peter-Hans Kolvenbach – che consente di valutare i progressi compiuti per quanto riguarda le nostre attuali preferenze apostoliche e, se opportuno, di identificarne delle nuove. Il discernimento di queste preferenze comprenda la maggiore partecipazione possibile della Compagnia e di chi condivide la nostra missione. A tal fine, in conformità con quanto è stato indicato della 35a Congregazione Generale, il Padre Generale e il suo Consiglio stabiliscano procedure per valutare i complessi processi per la pianificazione apostolica ad ogni livello ed incoraggiare la pratica di una pianificazione e di un discernimento continui.

15. La Congregazione Generale 36a chiede al Padre Generale di portare a termine la revisione integrale del governo centrale della Compagnia, richiesta dalla 35a Congregazione Generale e iniziata dal Padre Nicolás. In particolare, questa revisione dovrebbe ulteriormente aiutare a situare meglio i vari elementi del governo che sono in relazione con il Padre Generale, ovvero il suo Consiglio, gli Assistenti Regionali, i Segretari Settoriali, i Presidenti delle Conferenze, i Superiori Maggiori e i Superiori locali, precisando le competenze di ciascuno, la complementarità dei loro ruoli a servizio della missione della Compagnia, la loro relazione con la persona e il governo del Padre Generale. Questo processo dovrebbe comprendere una strategia di comunicazione in costante adattamento, come afferma il Decreto 5 della 35a Congregazione Generale. Per questa revisione, in linea con quanto proposto da quella stessa Congregazione Generale, si incoraggia il Padre Generale ad “avvalersi della migliore assistenza professionale disponibile all’interno o all’esterno della Compagnia”.

16. La Congregazione Generale 36a chiede al Padre Generale di studiare il governo delle reti gesuitiche e di altri tipi di ministeri che vanno al di là di una Provincia o di una Conferenza. Poiché il lavoro in rete è stato promosso allo scopo di migliorare la collaborazione dentro e fuori della Compagnia, è necessario riflettere su come e a quale livello di governo la Compagnia possa esercitare la propria responsabilità sulle reti gesuitiche. Così pure, la Compagnia sviluppi modelli di governo adatti ai ministeri che hanno carattere globale nella loro missione e servizio.

17. La Congregazione Generale 36a chiede al Padre Generale di rivedere e valutare la ristrutturazione delle Province e delle Regioni che è già stata attuata, in modo che ciò che si è appreso possa venir applicato alla riconfigurazione in corso e a quelle future.

18. La Congregazione Generale 36a afferma che, tenendo conto del nostro impegno contro la povertà, nella pianificazione apostolica e nel prendere decisioni a tutti i livelli del governo della Compagnia devono essere prese in considerazione diverse strategie, opportunità e implicazioni finanziarie. L’Economo e altre persone qualificate e competenti prestino la loro assistenza in questi processi. In tale contesto, la Congregazione Generale 36a chiede che il Padre Generale implementi la revisione degli Statuti sulla povertà religiosa nella Compagnia di Gesù e della Istruzione sull’amministrazione dei beni, prestando particolare attenzione all’utilizzo degli odierni strumenti finanziari e alle norme sulle fonti e sugli usi del Fondo Comune.

19. La Congregazione Generale 36a esorta il Padre Generale a proseguire nella linea dei passi compiuti da Padre Nicolás per promuovere una maggiore solidarietà quanto alle risorse umane, istituzionali e finanziarie in tutta la Compagnia, per raggiungere una maggiore efficacia apostolica. Più precisamente, la Congregazione chiede che egli:

a) continui e porti a termine il processo di Solidarietà nella Formazione;

b) riveda gli obiettivi e il funzionamento del FACSI in modo da promuovere più efficacemente la missione universale della Compagnia a servizio di coloro che sono in maggiore necessità.

Alle Conferenze dei Superiori Maggiori

20. La Congregazione Generale 36a chiede che le sei Conferenze, descritte dalla Congregazione Generale 35a come “iniziative significative nella struttura di governo della Compagnia”, intraprendano uno studio del loro modo di procedere. Esse utilizzino le direttive del Decreto 5 della 35a Congregazione Generale come base della loro auto-valutazione; queste auto-valutazioni siano riviste dal Padre Generale. Pur riconoscendo le differenze per quanto riguarda la storia, il contesto e lo stile del modo di prendere decisioni, questo studio dovrebbe giungere per lo meno ai seguenti quattro risultati:

a) una maggiore coerenza fra gli Statuti delle Conferenze, in particolare per quanto riguarda il carattere vincolante delle decisioni e l’autorità decisionale del Presidente in rapporto alla corresponsabilità dei Superiori Maggiori;

b) un processo che implementi un continuo discernimento apostolico e una pianificazione nella Conferenza che includa il Presidente nella pianificazione apostolica di Province e Regioni e nel facilitare la preparazione di Gesuiti per gli apostolati internazionali;

c) un chiarimento riguardo alle loro capacità di disporre di risorse per la formazione e per gli obiettivi apostolici;

d) uno schema dei modi in cui i Presidenti si impegnano con il Padre Generale nel discernere e nell’animare la missione universale della Compagnia e nell’allargare, al di là dei confini delle Province e della Conferenze, gli orizzonti delle decisioni da prendere.

21. La Congregazione Generale 36a esorta le Conferenze a rivedere l’attuazione delle Direttive per le Relazioni fra il Superiore e il Direttore d’opera. Esse tengano conto del numero crescente di Direttori laici nelle opere dei Gesuiti ed adattino le Direttive a seconda delle necessità delle realtà delle loro Conferenze. Queste verifichino ulteriormente l’implementazione del Decreto 6 della 35a Congregazione Generale per quanto riguarda la collaborazione con altri e sviluppare, valutandole, delle strategie che promuovano tale collaborazione nella Conferenza. Il numero ridotto di Gesuiti, la moltiplicazione di iniziative apostoliche della Compagnia, la partecipazione sempre più attiva e gradita di collaboratori e il ruolo crescente della partecipazione dei laici nella Chiesa esigono un’ulteriore riflessione e azione nell’ambito della collaborazione. Il Padre Generale sia informato delle strategie e approvi Direttive aggiornate.

Al governo provinciale e regionale

22. La Congregazione Generale 36a chiede ai Superiori Maggiori di assicurare che il discernimento e la pianificazione apostolica nelle loro Province o Regioni siano coerenti con le preferenze apostoliche universali della Compagnia e con il discernimento e la pianificazione apostolica delle loro Conferenze, così che le preferenze della missione dell’intera Compagnia siano tenute in conto nei ministeri delle loro Province e Regioni. Il discernimento e le decisioni dei Superiori Maggiori quanto alle opere nelle loro Province o Regioni devono badare agli effetti che essi hanno sulla flessibilità e sulla disponibilità verso la missione universale della Compagnia, specialmente a livello delle loro Conferenze. Questo impegno potenzia sia la capacità del Generale nel portare avanti la missione globale sia la corresponsabilità dei Superiori Maggiori nel servire la missione universale della Compagnia.

23. La Congregazione Generale 36a esorta i Superiori Maggiori a promuovere l’integrazione della vita e della missione dei Gesuiti sul piano locale, in un contesto di diminuzione del numero dei Gesuiti nel mondo intero, ma di un sempre maggiore coinvolgimento di altri e di crescita della vitalità apostolica. I Superiori Maggiori insistano sulla formazione di Gesuiti che siano in grado di sviluppare le proprie capacità in questa realtà in evoluzione. I Superiori Maggiori sono anche incoraggiati a creare e a sostenere dinamiche che costruiscano relazioni fra i Gesuiti, rafforzino la collaborazione fra i Gesuiti ed i loro collaboratori, sostengano l’animazione apostolica e promuovano iniziative di collaborazione intersettoriale. Queste iniziative possono comprendere incontri fra Superiori della stessa città o zona, reti o piattaforme apostoliche, commissioni di ministeri o altre strutture di mutuo accompagnamento. Nello stesso tempo la Congregazione Generale 36a esorta i Superiori Maggiori ad appoggiare quei processi che danno la libertà di abbandonare ministeri non più a lungo sostenibili o non più essenziali alla nostra missione e a chiarire i rapporti giuridici con i ministeri che sono diventati di carattere ignaziano piuttosto che gesuitico.

24. La Congregazione Generale 36a chiede ai Superiori Maggiori di assicurarsi che una responsabilità primaria del Superiore locale sia l’animazione della comunità gesuitica locale. La chiave per realizzare in pieno la Nota Complementare n. 351 è quella di offrire una formazione appropriata ai Superiori locali e affidare loro un carico ragionevole di attività apostoliche.

Al governo locale
25. La Congregazione Generale 35a ha dichiarato che “l’efficacia del Superiore locale è determinante per la vitalità apostolica della comunità gesuitica…”. Oggi la leadership apostolica del Superiore locale è caratterizzata dall’importanza della promozione del discernimento, della collaborazione e del lavoro in rete. La Congregazione Generale 36a chiede che i Superiori locali esercitino il loro servizio alle comunità a partire da queste tre prospettive, in modo da promuovere la missione a tutti i livelli: locale, provinciale, di Conferenza e universale.

26. La Congregazione Generale 36a invita i Superiori e i Direttori d’opera, come anche tutti i Gesuiti ed i collaboratori nella missione, a favorire profonde abitudini di preghiera e di discernimento che preparino e accompagnino un’ininterrotta pianificazione e a promuovere relazioni reciproche e collaborazione nell’attuare i progetti. Questo significa incoraggiare uno spirito di disponibilità e di fiducia tra di noi e con tutti coloro che sono al servizio della Missio Dei.

Conclusione: Re-immaginare e cercare il bene maggiore e più universale

27. Se il nostro modo di governare è in grado di ispirarci a rinnovare il nostro servizio alla missione, con un maggiore impegno per il discernimento, la collaborazione e il lavoro in rete, la grazia di Dio può portarci più vicini alla sua realizzazione.

28. Come Papa Francesco ci ha ricordato, il nostro “modo di procedere” è un processo, un cammino: “Mi piace molto questo modo di Ignazio di vedere le cose nel loro divenire, nel loro farsi, eccetto il sostanziale…”. Troviamo giovamento – diceva Papa Francesco – dal fatto di “unire tensioni”: contemplazione e azione, fede e giustizia, carisma e istituzione, comunità e missione. Siamo pellegrini. Il nostro cammino implica l’affrontare le tensioni creative che nascono dalla diversità delle persone e dei ministeri nella Compagnia. Cercando di progredire nella sequela del Signore, la Compagnia deve costantemente re-immaginare e discernere in che modo le nostre strutture di governo possano meglio servire la missione che ci è stata affidata.

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