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“Dilexi te”: commenti “ignaziani” all’esortazione dedicata ai poveri

Le reazioni e i commenti delle opere ignaziane interessate direttamente dall’esortazione aspostolica “Dilexi Te”.

Centro Astalli, “La proposta del Vangelo ha conseguenze sociali”

Il Centro Astalli è grato a papa Leone per aver scelto di dedicare ai poveri il suo primo documento magisteriale, perché dice, con un gesto, un’attenzione che raccoglie anche l’invito che era stato rivolto a papa Francesco «Non dimenticarti dei poveri». Crediamo poi che due punti in particolare siano importanti per le comunità cristiane: i poveri «non sono una categoria sociologica, ma la stessa carne di Cristo» e «la proposta del Vangelo non è soltanto quella di un rapporto individuale e intimo con il Signore» ma è più ampia, «è il Regno di Dio»[…] «e l’annuncio quanto l’esperienza cristiana tendono a provocare conseguenze sociali».  

Jesuit Sociale Network, “Dall’ assistenza  all’amore incondizionato”

L’Esortazione Apostolica “Dilexi te” di Papa Leone XIV si pone nel solco del magistero precedente, in particolare di Papa Francesco, sul tema della povertà e riconduce tutti i cristiani all’essenziale della propria fede, enunciando con forza e chiarezza che i poveri non sono una categoria sociologica ma la stessa “carne di Cristo”.

Ma per tutti coloro che operano nel sociale ha un significato ulteriore, non è solo un documento di fede, ma una potente riaffermazione etica, che risuona profondamente nella missione quotidiana.

Ci ricorda innanzitutto che il povero è soggetto di amore, non solo di aiuto: il cuore del messaggio “Ti ho amato” sposta la prospettiva dall’assistenza  all’amore incondizionato. Questo ci incoraggia a vedere nella persona fragile non solo un “caso” da gestire o un “utente” con un bisogno specifico, ma una persona di dignità inestimabile che merita affetto, rispetto e una vera relazione che tanto ci può dare, consentendo anche di mantenere l’umanità del servizio. Dobbiamo quindi entrare in una relazione di reciprocità e di riconoscimento della dignità intrinseca:lasciarsi evangelizzare dai poveri”.

 Per noi che portiamo l’impronta della pedagogia ignaziana e ne promuoviamo lo spirito, vuol dire costruire percorsi per il miglioramento della qualità della vita delle persone accolte, in modo tale che ognuno possa sentirsi accettato e riconosciuto non tanto per i bisogni che presenta, ma per le qualità che esprime, fino a rendere la diversità una risorsa. Questo obiettivo si fonda sulla certezza che ogni uomo ha dentro di sé quanto gli serve per potere condurre una vita piena di significato e di realizzazioni, aiutato ed accompagnato, quando occorre, in un processo formativo di scoperta e riconoscimento.

La “Dilexi Te” non si ferma alla carità individuale, ma spinge la Chiesa tutta (e, di conseguenza, chi vi opera) a denunciare con forza le strutture di ingiustizia che generano povertà, come l’indifferenza e la “dittatura di un’economia che uccide”.

Per chi opera nel sociale, questo si traduce nel non limitarsi alla gestione dell’emergenza, ma nell’impegnarsi per il cambiamento culturale e politico, diventandone agente attivo. Significa portare la voce dei “senza voce” insieme con lapropria esperienza sul campo (“toccare la carne sofferente“) nei contesti decisionali e lavorare con una azione di advocacy affinché le politiche pubbliche siano più eque edefficaci, di modo che distruggano le radici dell’ingiustizia e non si limitino a gestirne gli effetti. L’indifferenza, ribadisce il Papa, è un “peccato”, e noi che operiamo nel sociale siamo chiamati ad essere voce chedenuncia e sveglia.

Mi sembra poi che L’Esortazione riconosca la complessità delle nuove povertà, materiali, morali, spirituali, culturali, di diritti e di libertà.  Questo è un invito diretto alle nostre Opere affinché non si irrigidiscano su categorie magari divenute obsolete, ma si impegnino ad affinare gli strumenti di ascolto e di intervento per cogliere “il grido”, spesso sommesso, di chi è emarginato socialmente o non ha gli strumenti per esprimere la propria dignità.

Guido Bava, presidente JSN

Fondazione Magis, “Camminare con i poveri, lavorare per la giustizia”

“L’Esortazione apostolica Dilexi te di Papa Leone rafforza e conferma l’impegno di camminare con i poveri e di lavorare per la giustizia, al cuore degli obiettivi della Fondazione MAGIS”. E’ quanto afferma sul primo documento del pontificato di Leone XIV Ambrogio Bongiovanni, presidente della Fondazione MAGIS Ets, Opera missionaria della Provincia Euro-mediterranea dei Gesuiti con progetti di promozione umana e sociale in numerosi Paesi del mondo.

“È un’esortazione che viene promulgata coraggiosamente in un periodo in cui gli Stati rischiano con le loro scelte politiche egemoniche e con il crescente sostegno ad un’economia di guerra di aggravare la situazione precaria di centinaia di milioni di persone nel mondo e della salute del nostro pianeta – sottolinea Bongiovanni -. Essa ripropone chiaramente e consolida l’opzione preferenziale per i poveri della Chiesa non solo nella sua gerarchia ma attraverso le comunità e l’impegno dei singoli cristiani”.

“Papa Leone raccoglie dunque decisamente l’eredità del suo predecessore Papa Francesco di mettere al centro del Magistero l’attenzione e l’amore ai poveri, l’ascolto del loro ‘grido’ che si fa ancora più intenso quando questo è determinato dalle guerre e dalle stragi indiscriminate e senza alcuna pietà, come quelle alle quali stiamo assistendo in questi ultimi anni”, prosegue il presidente del MAGIS.

“Il cristiano non può ridurre i poveri solo come un problema sociale: essi sono una ‘questione familiare’, sono dei nostri”, avverte il documento pubblicato ieri che, secondo Bongiovanni, “ha lo scopo di esortare e di far riflettere affinché ‘tutti i cristiani possano percepire il forte nesso che esiste tra l’amore di Cristo e la Sua chiamata a farci vicini ai poveri’ e cioè a riconoscere Gesù Cristo proprio nei poveri e nei sofferenti. L’amore per Cristo non va disgiunto da quello verso i poveri. Questa riflessione non è meramente una questione di dottrina sociale ma è inquadrata profondamente in una prospettiva teologica e missionaria perché ‘non siamo nell’orizzonte della beneficenza ma della Rivelazione’. Cosa ci insegna la Rivelazione cristiana?”.

“E ancora un monito – rileva ancora il presidente del MAGIS -: non ascoltare il grido dei poveri o disprezzare il povero ‘ci allontana dal cuore di Dio stesso’. Un monito forte per tutti, per i singoli credenti, per le comunità, in particolar modo per chi ricopre ruoli di potere economico e politico.

Raccogliere questa esortazione vuole dire attivare processi di cambiamento anche delle strutture attuale di ingiustizia che continuano a perpetrare lo sfruttamento e la cultura dello scarto, il rifiuto e il disprezzo del povero, del migrante, del perseguitato… insomma tutti quelle categorie che sono state anche al centro della missione di Gesù stesso”.

“La Chiesa si presenta così ‘come la Chiesa di tutti e particolarmente la Chiesa dei poveri’ – conclude Bongiovanni – ma anche come realtà nel mondo che denuncia le strutture di peccato e si propone come realtà che invita alla conversione. Ciò che la Fondazione MAGIS intende perseguire con tutte le sue energie disponibili per aiutare a risvegliare la coscienza e a testimoniare l’amore nel mondo”.

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