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“Dilexit nos”, l’enciclica sull’amore umano e divino del cuore di Gesù

Presentata oggi “Dilexit nos”, la quarta Enciclica di Francesco, che ripercorre tradizione e attualità del pensiero “sull’amore umano e divino del cuore di Gesù Cristo”, invitando a rinnovare la sua autentica
devozione per non dimenticare la tenerezza della fede, la gioia di mettersi al servizio e il fervore della
missione: perché il Cuore di Gesù ci spinge ad amare e ci invia ai fratelli.

Francesco dedica alcuni passi dell’Enciclica anche al posto del Sacro Cuore nella storia della Compagnia di Gesù, sottolineando che nei suoi Esercizi Spirituali, Sant’Ignazio di Loyola propone all’esercitante “di entrare nel Cuore di Cristo” in un dialogo da cuore a cuore. Nel dicembre 1871, padre Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e padre Arrupe lo fece nuovamente nel 1972.

Da “Dilexit Nos”

  1. La spiritualità della Compagnia di Gesù ha sempre proposto una “conoscenza interiore del Signore per meglio amarlo e seguirlo”. Sant’Ignazio ci invita, nei suoi Esercizi Spirituali, a metterci davanti al Vangelo che ci dice che «il costato [di Gesù] fu ferito con la lancia e venne fuori acqua e sangue». Quando l’esercitante si trova davanti al costato ferito di Cristo, Ignazio gli propone di entrare nel Cuore di Cristo. Questa è una via per maturare il proprio cuore per mano di un “maestro degli affetti”, secondo l’espressione usata da San Pietro Favre in una delle sue lettere a Sant’Ignazio. Anche Padre Juan Alfonso de Polanco ne parla nella sua biografia di Sant’Ignazio: «[il Cardinale Contarini] riconosceva di aver trovato in Padre Ignazio un maestro degli affetti». I colloqui che Sant’Ignazio propone sono una parte essenziale di questa educazione del cuore, perché sentiamo e gustiamo con il cuore un messaggio del Vangelo e ne conversiamo con il Signore. Sant’Ignazio dice che possiamo comunicare le nostre cose al Signore e chiedergli consiglio riguardo ad esse. Qualsiasi esercitante può riconoscere che negli Esercizi c’è un dialogo da cuore a cuore.
  2. Sant’Ignazio termina le contemplazioni ai piedi del Crocifisso invitando l’esercitante a rivolgersi con grande affetto al Signore crocifisso e a chiedergli, «come un amico parla all’altro amico, o un servo al suo signore», cosa debba fare per Lui. L’itinerario degli Esercizi culmina nella “Contemplazione per raggiungere l’amore”, da cui scaturisce il ringraziamento e l’offerta di “memoria, intelletto e volontà” al Cuore che è fonte e origine di ogni bene. Tale conoscenza interiore del Signore non si costruisce con le nostre capacità e i nostri sforzi, si chiede come dono.
  3. Questa stessa esperienza è alla base di una lunga catena di sacerdoti gesuiti che hanno fatto esplicito riferimento al Cuore di Gesù, come San Francesco Borgia, San Pietro Favre, Sant’Alonso Rodriguez, Padre Álvarez de Paz, Padre Vincenzo Carafa, Padre Kasper Drużbicki e tanti altri. Nel 1883 i Gesuiti dichiararono che «la Compagnia di Gesù accetta e riceve con spirito traboccante di gioia e di gratitudine, il dolcissimo fardello affidatole da nostro Signore Gesù Cristo di praticare, promuovere e propagare la devozione al suo divinissimo Cuore». Nel dicembre 1871, Padre Pieter Jan Beckx consacrò la Compagnia al Sacro Cuore di Gesù e, a testimonianza del fatto che continua a essere un elemento attuale della vita della Compagnia, Padre Pedro Arrupe lo fece nuovamente nel 1972, con una convinzione che si esprime in queste parole: «Voglio dire alla Compagnia qualcosa che ritengo di non dover tacere. Fin dal mio noviziato, sono stato sempre convinto che quella che chiamiamo “Devozione al Sacro Cuore” racchiuda un’espressione simbolica del nucleo più profondo dello spirito ignaziano, e una straordinaria efficacia – ultra quam speraverint – tanto per la perfezione propria come per la fecondità apostolica. La stessa convinzione conservo ancora. […] In questa devozione trovo una delle sorgenti più intime della mia vita interiore».
  4. Quando San Giovanni Paolo II invitò «tutti i membri della Compagnia a promuovere con maggior zelo ancora tale devozione che risponde più che mai alle attese dei nostri tempi», lo fece perché riconosceva gli intimi legami tra la devozione al Cuore di Cristo e la spiritualità ignaziana, poiché «il desiderio di “conoscere intimamente il Signore” e di “mantenere un dialogo” con Lui, cuore a cuore, è caratteristico, grazie agli Esercizi Spirituali, del dinamismo spirituale e apostolico ignaziano, totalmente al servizio dell’amore del Cuore di Dio».

qui il servizio di Vatican news

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