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Giustizia e legalità: l’occupazione di un immobile della Provincia da parte di rifugiati

Una riflessione sulla situazione di emergenza che si è creata presso l’immobile della Provincia di via Spaventa a Firenze.

Martedì 17 gennaio, un centinaio di somali sono stati sgomberati dal Palasport di Sesto Fiorentino, a causa di un incendio dove Alì Muse, marito e padre di tre figli ha perso la vita. Si tratta di un gruppo di persone riconosciute come rifugiati presenti in Italia da circa dieci anni.

Il gruppo ha occupato abusivamente il palazzo di via Spaventa a Firenze, sede di quella che era la comunità dei gesuiti. L’irruzione è avvenuta grazie all’aiuto del Movimento di lotta per la casa, che si serve dell’occupazione forzata di stabili disabitati come strumento per risolvere in modo rapido ma illegale il problema delle persone in cerca di riparo, tenendo conto che circa mille persone a Firenze sono regolarmente in attesa per ottenere un alloggio attraverso i canali previsti dalla legge.

P. Ennio Brovedani SJ si è immediatamente mobilitato allertando le forze dell’ordine e sporgendo denuncia dell’accaduto. In queste situazioni, la denuncia è un atto formale dovuto per prendere le distanze da un’azione illegale. In accordo con il governo centrale della Provincia, si è rifiutato di richiedere lo sgombero forzato della struttura. Tale richiesta avrebbe autorizzato le forze dell’ordine a procedere immediatamente. Padre Brovedani ha anche incontrato i rifugiati fornendo loro alcuni beni di prima necessità e prendendosi cura di controllare le utenze dell’elettricità e del gas per la loro incolumità. Con loro si sta cercando di mantenere un clima cordiale e di accoglienza, in attesa di risolvere la situazione. Loro stessi si stanno rendendo conto di avere di fronte un interlocutore capace di ascolto. I gesuiti sono in contatto costante con le istituzioni locali (Chiesa e comune) al fine di dialogare su come insieme si possa arrivare a una risoluzione dignitosa della questione.

La Provincia d’Italia  sta portando avanti il dialogo nella consapevolezza che la solidarietà non può essere fatta prescindendo dalla legalità. L’occupazione non è la giusta soluzione ai problemi dei rifugiati. Mantenere il dialogo tra le varie parti in gioco non è facile. “Visti i tempi che corrono”, dichiara il Provinciale d’Italia, padre Giancarlo Matarazzo, “per noi gesuiti questo è un bell’esercizio che, toccandoci sul vivo, ci sollecita a partecipare ancora più attivamente alla realtà che ci circonda, facendocene carico. Chiediamo più che mai al Signore il dono del discernimento per imparare ancora una volta ad abitare con intelligenza, fiducia e sensibilità il contesto che ci interpella”.

Il gruppo di somali chiede che se deve essere disperso, si tratti di una soluzione definitiva, altrimenti vuole rimanere compatto. Gli assistenti sociali di Sesto Fiorentino avevano avanzato delle proposte per loro insoddisfacenti, che sono state rifiutate. E’ difficile trovare istantaneamente degli spazi che rispondano alle esigenze da loro poste.

I sindaci della città metropolitana di Firenze si sono detti disponibili a ospitare i 90 somali in gruppi, per un periodo di tempo determinato. “E’ una proposta concreta” di ospitalità, ha detto il prefetto di Firenze Alessio Giuffrida, al termine del tavolo tecnico da lui presieduto con il sindaco della Città metropolitana Dario Nardella e i sindaci di tutti gli altri Comuni. “Nessuno può pensare di condizionare lo Stato o gli enti locali con percorsi o scorciatoie fuori dalla legge”, ha aggiunto riferendosi alle occupazioni di edifici pubblici o privati, come l’ultima fatta dai somali e dal Movimento di lotta per la casa nello stabile dei gesuiti.  Sia il prefetto che il sindaco, a proposito dell’eventuale sgombero dell’edificio di via Spaventa, hanno ricordato che deve esserci una denuncia da parte della proprietà, cioè della Compagnia di Gesù: lo stabile è in vendita ormai da tempo. Per il momento, hanno aggiunto, i gesuiti sembrano voler tentare la via del dialogo con gli occupanti anche se per il sindaco della città metropolitana la proposta di una suddivisione dei 90 ospiti in tutti i comuni dell’area dovrebbe essere una risposta che favorisce pure i gesuiti.

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