Giornata mondiale dei rifugiati: il diritto al futuro

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2025, che si celebra il 20 giugno, il Centro Astalli presenta la campagna Rifugiati: diritti “sconfinati” per ri-generare il futuro. Il tema è stato al centro del colloquio sulle migrazioni, organizzato mercoledì 11 giugno, presso la Pontificia Università Gregoriana. Sono intervenuti Michele Colucci, storico e ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto di studi sulle società del Mediterraneo, P. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli, e Lina Palmerini, giornalista Il Sole 24 Ore.
Ad aprire l’incontro la testimonianze di Yunus Emre, rifugiato dalla Turchia, e di Giovanna Valori, volontaria della scuola di italiano del Centro Astalli.
Diritti e futuro
In questa Giornata Mondiale del Rifugiato 2025 i significati da sottolineare sono molti e particolarmente complessi. Ottanta anni fa finiva la Seconda Guerra Mondiale, ottanta anni fa i popoli delle Nazioni Unite statuirono un patto che originò un nuovo paradigma di diritto internazionale, affinché ciò che era accaduto non accadesse mai più. Anniversari che oggi assumono significati diversi e non trascurabili. Ottanta anni dopo, se i limiti e i vincoli che scaturiscono da quel patto, se la pace, il diritto internazionale e i diritti umani diventano irrilevanti, è la stessa sopravvivenza dell’umanità che viene messa a rischio. L’attualità ci interpella. Pace, giustizia e diritti vengono ormai posti in secondo piano, scavalcati dagli interessi delle nazioni. Secondo il Conflict Index 2024 di ACLED – Armed Conflict Location & Event Data, sono più di 50 i conflitti nel mondo, il numero più alto dal dopoguerra ad oggi. Così come milioni sono le persone rifugiate e sfollate, oltre 120 milioni, il numero più alto mai registrato da ottanta anni a questa parte. Ottanta anni fa si assistette a una forte spinta di cambiamento collettivo. Era necessario un nuovo inizio, un impegno comune e condiviso per la costruzione di un nuovo futuro. Una generatività che ieri come oggi è fondata sulla speranza che “non delude”. Oggi, mentre il mondo si scopre immobile davanti alle emergenze umanitarie e al grido di aiuto delle persone vulnerabili, in particolar modo se migranti e rifugiate, in balìa di muri legislativi e burocratici, di armi e giochi di potere, di onde, che si richiudono sui corpi sommersi nell’indifferenza generale, c’è bisogno di un sussulto di umanità fondata su un nuovo paradigma: un umanesimo planetario come nuova visione. In un tempo che ci vede confusi e disorientati, la domanda è da dove ripartire e originare un progresso umanitario, che guardi all’”altro” come immagine dell’umano con differenti dimensioni che vanno rispettate e promosse. Alla miopia di un Occidente e di un’Europa che si rifiutano di guardare al di là dei propri orizzonti, si contrappone una speranza che è caratteristica comune di ogni persona rifugiata. Una speranza che è testimonianza incarnata nelle loro vite. Una testimonianza che si traduce in solidarietà spontanea di tanti cittadini e cittadine che aiutano i rifugiati con gesti concreti, superando la diffidenza e la paura, e di tanti rifugiati, essi stessi volontari nelle comunità, agenti di cambiamento e rappresentanti delle società che abitano. Tutti loro rivelano la vera dimensione dell’accoglienza: un incontro tra persone, tra uomini e donne che si conoscono e si riconoscono, un incontro di umanità, che apre a orizzonti nuovi.
Le iniziative della Rete Astalli
Anche le città della Rete del Centro Astalli celebrano la Giornata Mondiale del Rifugiato.
Il Centro Astalli Bologna sarà presente il 20 giugno alle 19 all’evento in programma presso il comune di Castenaso con Alessandro Bergonzoni, il racconto dei fondatori di Mediterranea Saving Humans e il concerto di Kalifa Kone.
Il Centro Astalli Trento in rete con numerose realtà del territorio organizza a Rovereto, presso i Giardini Perlasca, in Corso Bettini 84, sabato 21 giugno a partire dalle ore 17.00 e fino a sera, l’evento “Chiunque, ovunque, sempre”, tra momenti di approfondimento e svago, con attività per i più piccoli, un’esibizione musicale della Murga Trentinerante, una merenda e una cena condivise, la presentazione della mostra “Giornalisti” con Luigi Lorusso Editore e Abdallah Inshasi, un dialogo di approfondimento sulla rotta del Mediterraneo centrale e sulla situazione attuale in Sudan, e un momento conclusivo con musica dal vivo della Trento Balkan Orkestra.
Il Centro Astalli Vicenza, è tra i promotori delle inziative che dal 16 al 21 giugno si terranno sul territorio: il 16 la mostra fotografica “Con altri occhi”, la proiezioni del film di Zalab “Una certa libertà” con il regista Andrea Segre; il 18 la presentazione del libro “Figli venuti dal mare”; il 20 la veglia ecumenica Morire di speranza; il 21 l’inaugurazione di un murale e l’evento conclusivo in piazza San Lorenzo con presentazioni, proiezioni, dibattiti, esibizioni musicali. Di seguito la locandina del programma
L’Associazione Popoli Insieme organizza la Refugee Week 2025, una settimana di eventi culturali e artistici che si terrà a Padova dal 16 al 22 giugno: un ricco calendario di incontri, spettacoli, mostre e laboratori, tutti a ingresso gratuito, per sensibilizzare la cittadinanza sul tema del diritto d’asilo e valorizzare i percorsi di accoglienza e integrazione. Le attività sono promosse dal Comune di Padova e dal Progetto SAI Rondine, insieme alle realtà della sua rete locale. Sono due i momenti organizzati Popoli Insieme: giovedì 19 giugno, ore 18.00 al Centro Culturale Altinate San Gaetano (Terrazza 35), si terrà l’iniaugurazione della mostra fotografica “The right Path”, frutto di un percorso formativo che ha coinvolto studenti universitari e persone rifugiate. Esposti in mostra anche scatti di Francesco Malavolta, fotoreporter di fama internazionale, che ha guidato il workshop e sarà presente all’inaugurazione. Ingresso gratuito; venerdì 20 giugno, ore 21.00, presso il Giardino-teatro di Palazzo Zuckermann, è in programma la proiezione del documentario “What we fight for”, in lingua originale con sottotitoli in italiano, introdotta da un momento di confronto con le registe. Ingresso gratuito su prenotazione. Le iniziativa si inseriscono nel programma della Refugee Week, il festival internazionale che attraverso l’arte e la cultura si prefigge di celebrare il valore delle persone rifugiate e richiedenti asilo e il loro contributo attivo alla società. Il tema di quest’anno è Community as a superpower, per valorizzare il potere delle comunità accoglienti nel trasformare le vite e il racconto attorno alla migrazione. Inoltre, anche quest’anno Popoli Insieme è tra i promotori di Morire di Speranza, la veglia di preghiera della Comunità di Sant’Egidio in memoria di quanti perdono la vita nei viaggi verso l’Europa. L’appuntamento è per il 19 giugno alle ore 19.00 presso la Chiesa dell’Immacolata a Padova.
Il Global Trend Report delle Nazioni Unite
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che sarà celebrata venerdì 20 giugno, l’Unhcr ha diffuso il Global Trend Report. Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite, scrive Vatican News, i continui tagli agli aiuti umanitari rischiano di provocare ulteriori movimenti forzatiL’onu ha diffuso.
Secondo il rapporto, alla fine di aprile 2025 c’erano 122,1 milioni di persone costrette a fuggire dalle loro case, rispetto ai 120 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso, il che rappresenta un decennio di aumenti annuali del numero di rifugiati e di altre persone in fuga. I principali fattori rimangono i grandi conflitti come quello in Sudan, Myanmar e Ucraina e la continua incapacità della politica di fermare i combattimenti. Quali saranno le tendenze nei mesi rimanenti del 2025 – secondo l’Unhcr – dipenderà molto dalla possibilità di raggiungere la pace, dal miglioramento delle condizioni di ritorno a casa e dall’impatto dei tagli attuali ai finanziamenti sulle situazioni di rifugiati e sfollati in tutto il mondo.
Sfollati interni
Tra le persone costrette alla fuga ci sono quelle sfollate all’interno del proprio Paese a causa di un conflitto, che sono cresciute bruscamente di 6,3 milioni fino a 73,5 milioni alla fine del 2024, e i rifugiati in fuga dai loro Paesi (42,7 milioni di persone). Con 14,3 milioni di rifugiati e sfollati interni, il Sudan rappresenta ora la maggiore crisi di sfollati e rifugiati al mondo, prendendo il posto della Siria (13,5 milioni), seguita da Afghanistan (10,3 milioni) e Ucraina (8,8 milioni). Il rapporto rileva che, contrariamente alla percezione diffusa nelle regioni più ricche, il 67 per cento dei rifugiati rimane nei Paesi limitrofi e che i Paesi a basso e medio reddito ospitano il 73 per cento dei rifugiati del mondo. Le Nazioni a basso reddito continuano a ospitare una quota sproporzionata di rifugiati nel mondo, sia in termini di popolazione che di risorse disponibili. Questi Paesi – evidenzia il rapporto – rappresentano il 9 per cento della popolazione mondiale e solo lo 0,6 per cento del prodotto interno globale, eppure ospitano il 19 per cento dei rifugiati. A titolo di esempio, vi sono popolazioni di rifugiati molto numerose in Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Sudan e Uganda. Il 60 per cento delle persone costrette a fuggire non lascia mai il proprio Paese.
Un periodo segnato da un’acuta sofferenza umana
“Viviamo in un periodo di intensa volatilità nelle relazioni internazionali, con la guerra moderna che crea un panorama fragile e straziante, segnato da un’acuta sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare – ha affermato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e le altre persone costrette a fuggire dalle loro case”.
Troppi tagli agli aiuti umanitari
Mentre il numero di persone in fuga cresce, i fondi per rispondere ai bisogni umanitari sono ora all’incirca allo stesso livello del 2015, in un contesto di tagli agli aiuti umanitari. Questa situazione è insostenibile e lascia i rifugiati e le persone in fuga dal pericolo ancora più vulnerabili, le donne senza protezione, i bambini senza scuole, intere comunità senza acqua e cibo. “Anche a fronte di tagli devastanti – ha aggiunto Grandi – negli ultimi sei mesi abbiamo visto alcuni barlumi di speranza. Dopo oltre un decennio di esilio, quasi due milioni di siriani sono riusciti a tornare a casa. Il Paese rimane fragile e le persone hanno bisogno del nostro aiuto per ricostruire nuovamente le loro vite”.