Maturità, pandemia e quarantena in versi e disegni futuristi
Pubblicato il progetto letterario degli studenti di quinto anno dei licei del Gonzaga. Le prime 50 copie sono state donate oggi ai maturandi dell’istituto.
«MATURITÀ 2020. Che periodacciooooo, come si farà questa maturitààà? AHHH ahhh ahhh, No no, non s’ha da fa! Per caritÀÀÀ! Un incubo che è realtà»; «Noia zzzzzz mancanze amici e ridere ahahahaha gridare girare in moto con te wroooom sentire il vento in faccia petto capelli swishh guardare l’alba no guardare la vita scorrere ferma Restare chiusi in gabbia essere solo». Sono solo alcuni dei pensieri elaborati con uno stile d’Avanguardia poetica dai 50 studenti dei licei dell’Istituto Gonzaga (V anno Classico, Scientifico e Linguistico), che stanno per concludere il proprio percorso di studi con la prima maturità post-pandemia.Un lavoro creativo, nato durante una lezione di letteratura italiana sulle Avanguardie poetiche di inizio Novecento, sul Futurismo di Marinetti, naturalmente «a distanza» attraverso la teledidattica, e che è diventato un video, un testo e un’appendice di immagini, calligrammi, disegni, fotografie. Ne è venuta fuori un’opera d’arte, che è stata pubblicata grazie alla collaborazione di una casa editrice palermitana: le prime 50 copie sono state donate oggi proprio agli studenti-autori.
Un progetto frutto della noia e della speranza
«Questo progetto – spiega il professore Giovanni Inzerillo, docente di Italiano – è frutto della noia, della rabbia, della scaramanzia, della speranza. Del Futurismo possiamo trovare ancora oggi echi evidenti, ma liberiamoci dai facili pregiudizi sul linguaggio alienato dai giovani. I fragorosi Bum Bum Bum o Tumb Tumb Tumb, che i giovani di oggi sentono e pronunciano così forti non sono più, è vero, quelli dei bombardamenti militari, degli aerei e delle macchine da corsa, ma non sono neppure parole senza senso prova di una sottocultura generata dal benessere, dalla noia, da modelli sbagliati, come noi adulti siamo indotti categoricamente a credere. D’improvviso, quando ciò che credevamo irreale di colpo è divenuto reale, lottiamo isolati e depressi contro un nemico invisibile il cui nome Covid19- Coronavirus sembra concepito in lontani contesti di Avanguardia. Questa lotta però dobbiamo sforzarci di pensarla più in grande, come lotta contro l’ignoranza, il pregiudizio, la logica dell’ognuno può bastare a se stesso».
La Didattica a distanza, pur in tutti i suoi limiti, lo ricorda il direttore generale dell’Istituto Gonzaga-ISP, padre Vitangelo Denora, «ha avuto l’effetto di far riflettere sui fondamenti dell’esperienza scolastica, sulla sua forza trasformatrice delle persone e del mondo perché “educare è rinnovare il mondo”, dicevano i primi Gesuiti, sulla centralità dell’alunno e del suo percorso di apprendimento che è percorso di vita, sulla relazione educativa e sull’importanza di docenti che si mettono in gioco come uomini della ricerca e del cammino collegiale. Questo tempo – continua Denora – è stato per la scuola un tempo di accelerazione e di svecchiamento: lavorare finalmente per competenze e non solo per accumulo di contenuti, collegare la scuola alla vita e alle sue sfide, creando ponti e connessioni, che possano incidere sulla realtà e provare a cambiarla, sperimentare una didattica meno frontale e trasmissiva, ma più interattiva e che rende l’alunno maggiormente protagonista, vivere la valutazione come un dare valore al percorso dello studente, accompagnando il suo cammino con feedback più costanti e utili a migliorare, non come un rito sanzionatorio o polarizzato sul controllo, ma come processo continuo e relazionale che favorisce la crescita».
Abitare il mondo
«I ragazzi dimostrano con questo progetto di abitare questo mondo con profondità e responsabilità – continua padre Denora – nonostante tutto quello che è intorno sappia di superficialità e di disfattismo. In questo modo il lavoro lancia tante provocazioni al mondo degli adulti che rischia di ascoltare poco i giovani, o di “scartarli”, come dice sempre Papa Francesco, e al mondo della scuola, perché una scuola così è davvero scuola di vita e perché la ricerca dice che la scuola può cambiare rimanendo fedele a se stessa e riscoprendo la sua vocazione di rendere le persone felici e autentiche protagoniste di un nuovo mondo».
«Con questo lavoro – aggiunge il professore Inzerillo – abbiamo dimostrato che la poesia vive e i ragazzi possiedono la sensibilità per apprezzarla e per interiorizzarla a dovere. Questa è la storia, dal sapore dolce-amaro, insieme comica e tragica, di tutti i nostri studenti di quinto anno che giorno dopo giorno danno prova di una profonda maturità senza neppure avere, al momento, quelle certezze per il prossimo futuro che fino a un mese fa credevano di possedere. È una storia un po’ bizzarra nella forma come bizzarro è il momento che stiamo attraversando. Sono qui contenute le emozioni di tutti, ragazze e ragazzi, le grida di sana ribellione che la gioventù urla a squarciagola».
E infine li esorta il giovane professor Inzerillo: «In tutti i momenti della vostra vita siate per gli altri e gridate forte, fortissimo. Non preoccupatevi se non sarete sempre compresi. Sarà importante che le vostre buone intenzioni guidino le vostre azioni. Gridate, agite, siate pure fastidiosi o anticonformisti, siate coraggiosi. Le vostre idee miglioreranno questo mondo».
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