Il fabbro gesuita, la storia di fr. Pietro Rusconi dal Ciad
“Nella nostra congregazione diciamo che bisogna raggiungere la santità con il servizio; io sono vicino agli 80 anni, perciò sto tranquillo, ho bisogno ancora di qualche decina d’anni per avvicinarmi a quell’obbiettivo…”
La singolare storia di un religioso lombardo che da 40 anni lavora in Ciad nel silenzio, rotto solo dal rumore dell’officina meccanica/forgia che mette in piedi attorno a sé, ovunque si trovi. Un missionario sui generis, la cui scrivania è più carica di bulloni che di libri, e fra i libri ci sono più disegni tecnici che trattati di teologia. E’ anche un po’ ruvido, il “Ruscun”, eppure ha ridato la dignità ai bambini paralitici che si trascinavano per le strade, ripara gli attrezzi agricoli, aiuta le donne dalla servitù della raccolta della legna costruendo le “cucine migliorate” facendo risparmiare energia e difendendo l’ambiente dalla desertificazione. Un uomo umile e concreto, e per questo grande, anche se quest’ultimo aggettivo lo diciamo sottovoce, per non farlo arrabbiare… Di seguito una breve intervista al fratello Rusconi, che negli ultimi anni ha lavorato molto nella Diocesi di Mongo insieme a p. Franco Martellozzo. In una diocesi “di frontiera”non poteva mancare un fratello gesuita “di frontiera” come lui.