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Il filo rosso del discernimento

Le preferenze apostoliche universali dei gesuiti

Monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio di Cardinali, affronta il tema del discernimento spirituale nella vita del sacerdote, sia a livello personale sia nell’esercizio del suo ministero.

Per gentile concessione della Libreria Editrice Vaticana l’agenzia Sir ha pubblicato la prefazione di papa Francesco al volume di mons. Marcello Semeraro, “Ascoltare e curare il cuore. Il discernimento nella vita dei pastori della Chiesa”. Il libro raccoglie tre lettere pastorali in cui mons. Semeraro, vescovo di Albano e segretario del Consiglio di Cardinali, affronta il tema del discernimento spirituale nella vita del sacerdote, sia a livello personale sia nell’esercizio del suo ministero. Discernimento che, scrive mons. Semeraro, “può essere considerato come il filo rosso che collega le diverse esperienze della vita di un sacerdote”.

Che la Chiesa abbia bisogno di crescere nella capacità discernimento è una convinzione che ho manifestato più volte e in diversi modi. Oltre a circostanze occasionali e in momenti colloquiali, il tema l’ho ricordato da subito nell’esortazione Evangelii gaudium in rapporto soprattutto alle scelte pastorali. Il discernimento evangelico, difatti, è il “luogo” dove, alla luce dello Spirito, si cerca di riconoscere la singolare chiamata che Dio fa risuonare alla Chiesa e a ciascuno nelle inedite situazioni storiche. Leggendo, poi, le pagine di Amoris laetitia, si sarà certamente compreso che del discernimento ha uno speciale bisogno la pastorale per la famiglia.

Esso, però, non riguarda soltanto la pastorale. Che ne abbia bisogno la stessa vita cristiana è una convinzione di antica data. Riporto un “detto” che giunge a noi dal deserto dell’antico Egitto e risale ai primi secoli del cristianesimo. È di Antonio il Grande e dice così: “Vi sono persone che hanno logorato il proprio corpo nell’ascesi; non avendo, però, avuto il discernimento, hanno finito per allontanarsi da Dio”. Ed è così che lo stesso cammino della santità necessita del discernimento. Ed anche quello della vita come tale: specialmente ai nostri giorni quando, come ho scritto in Gaudete et exsultate, un po’ tutti, ma specialmente i giovani, ci si trova ad essere esposti a uno zapping costante.

Se manca, allora, la sapienza del discernimento c’è il serio rischio di essere mutati, o anche di trasformarci noi stessi, in burattini alla mercé delle tendenze del momento. Il discernimento, allora, è davvero necessario. A tutti noi. In alcune occasioni, però, ho pure aggiunto che, in ragione del loro ministero, ne hanno bisogno soprattutto i sacerdoti. Per questo ho veduto con piacere e ho pure apprezzato l’impegno del vescovo di Albano a trattarne ripetutamente col presbiterio e con i seminaristi della sua Diocesi.

L’obiettivo della loro formazione, infatti, sia iniziale sia permanente, è rendere ciascuno un autentico “uomo del discernimento”. Dagli incontri con i sacerdoti e i seminaristi, dunque, sono nati i tre testi che ora sono qui raccolti. In origine erano altrettante lettere pastorali. Nuovamente pubblicati, ho davvero fiducia che possano aiutare anche altri sacerdoti e seminaristi ad essere sempre più e meglio, come si legge al n. 43 della recente Ratio Fundamentalis per la formazione sacerdotale, uomini capaci “di interpretare la realtà della vita umana alla luce dello Spirito, e così scegliere, decidere e agire secondo la volontà divina”.

Dal Vaticano, 22 febbraio 2019
Festa della Cattedra di san Pietro

 

 

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