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La dimensione intellettuale nell’apostolato della Compagnia

Congregazione Generale 34 - Decreto 16

[394] 1. Fin dai suoi inizi, la Compagnia ha avuto grande stima per il lavoro intellettuale, visto al tempo stesso come contributo significativo alla scoperta dell’opera creatrice di Dio e come riconoscimento della legittima autonomia della ricerca umana. Questa tradizione riveste oggi un’importanza del tutto particolare, a fronte dei pressanti problemi che ci troviamo ad affrontare nella nostra attuale missione. Per questa ragione la Congregazione Generale 34ª tiene a riaffermare la peculiare importanza della qualità intellettuale di tutti i nostri ministeri: è un aspetto basilare del nostro apostolato odierno, caratterizzato da cambiamenti tanto rapidi quanto radicali.

[395] 2. Quando il pietismo e il fondamentalismo si alleano per screditare le capacità dell’uomo, la ragione umana sarà ignorata o tenuta in ben poco conto. All’estremo opposto, specie in paesi dove il secolarismo impera, o emersi da poco dall’ateismo marxista, alcuni considerano la fede poco più che una “superstizione”, destinata gradualmente a sparire, incalzata dal sempre più rapido avanzare del progresso. Ma la libertà e la facoltà di ragionare sono attributi che caratterizzano l’essere umano in quanto creato a somiglianza di Dio, e sono strettamente legate alla fede genuina. Pertanto, ovunque e in ogni circostanza, la tradizione intellettuale della Compagnia continua ad essere di fondamentale importanza per la vitalità della Chiesa e per la comprensione delle culture che influiscono profondamente sul modo di pensare e di vivere di ciascuno. Tutti noi sentiamo l’esigenza di “rendere conto” della speranza che abita in noi (1 Pt 3, 15), e la responsabilità di riconoscere “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode” (Fil 4, 8).

[396] 3. È per questo che la Congregazione Generale 34ª incoraggia con molta decisione una solida formazione spirituale e intellettuale per i giovani, così come una formazione permanente dello stesso tipo per ogni gesuita. La Compagnia, sensibile ai bisogni e alle sfide del tempo presente, deve insistere non solo sull’acquisizione permanente del sapere ma anche sul continuo sviluppo della personale capacità di ciascuno di analizzare e valutare – nel contesto del nostro mondo in rapido cambiamento – la missione che ha ricevuto. Una formazione di questo genere si fonda necessariamente su un lavoro personale, attento e molto spesso solitario che niente può sostituire e che è indispensabile se vogliamo integrare la promozione della giustizia con l’annuncio della fede, e se desideriamo essere efficaci nella nostra azione per la pace, nel nostro impegno di proteggere la vita e l’ambiente, nella nostra difesa dei diritti degli uomini, delle donne e di interi popoli. Il nostro impegno per un’evangelizzazione integrale non può prescindere da una seria e attiva ricerca intellettuale, il che implica la conoscenza dei fondamenti delle strutture economiche, sociali e politiche nelle quali si trovano immersi i nostri contemporanei e non può ignorare lo sviluppo delle culture tradizionali e moderne e gli effetti della emergente cultura mass-mediale. Affinché l’evangelizzazione sia efficace, sono essenziali la profondità della conoscenza, il rispetto degli altri nell’ambito del dialogo tra le culture e l’analisi critica.

[397] 4. Nei settori apostolici più direttamente intellettuali, la formazione professionale e la competenza devono essere accompagnate dalla legittima autonomia responsabile e dalla libertà, condizioni indispensabili per il progresso nell’opera di uno studioso e nella ricerca. Oggi più che mai, infatti, dobbiamo riconoscere le caratteristiche specifiche delle varie discipline di studio, comprese le scienze e la tecnologia. Dobbiamo aiutare i nostri contemporanei a rispettare questa autonomia e questa libertà e a riconoscere questa specificità. Per i credenti, negare la “legittima autonomia della scienza” può condurre alle ben note tragedie della storia degli ultimi secoli. Noi che abbiamo imparato a pregare davanti all'”Eterno Signore di tutte le cose” , dobbiamo particolarmente evitare che tali errori si ripresentino sotto altre forme.

[398] 5. La dimensione intellettuale di ogni impegno apostolico comporta anche che ciascun gesuita sappia rimanere attivamente legato ai suoi compagni. Chi è impegnato nella vita intellettuale, infatti, esperimenta momenti di sensibile esaltazione oppure di dubbio, di riconoscimento e di disconoscimento, di intensa soddisfazione o di pesante giudizio. La missione intellettuale richiede, più di quanto sia richiesto in altre responsabilità, la capacità di accettare la lode, ma anche quella di sopportare contestazioni e controversie: essa, infatti, è esposta al giudizio degli altri, nella parola come negli scritti o nei mass media. Accettare semplicemente e senza tergiversare questa realtà, è un modo per essere “servitori della missione di Cristo” che continua a vivere in noi il suo mistero pasquale.

[399] 6. Tali sfide, caratteristiche dell’apostolato intellettuale, richiedono che ciascuno di noi acquisisca la capacità di vivere la tensione creativa tra un profondo inserimento in tutte le concrete circostanze della propria opera e un atteggiamento aperto e critico nei confronti di altri punti di vista e di altre posizioni, culturali o confessionali che siano. La capacità di convivere con tali tensioni non deve, tuttavia, indebolire la nostra testimonianza di impegno personale a servizio della Chiesa, nel suo viaggio verso il Regno di Dio.

[400] 7. Tra le diverse modalità di impegno nell’apostolato intellettuale a servizio del Regno di Dio, la ricerca e la riflessione teologica hanno un posto particolare e meritano una menzione esplicita. P. Pedro Arrupe pose la riflessione teologica tra i quattro apostolati prioritari della Compagnia di Gesù , e fra gli argomenti attuali che necessitano di riflessione teologica, egli citò l’umanesimo, la libertà, la cultura di massa, lo sviluppo economico e la violenza. La Congregazione Generale 32ª riprese e confermò l’accento posto da P. Arrupe sulla riflessione teologica, invitando anche ad un’analisi sociale delle cause strutturali delle ingiustizie contemporanee e al discernimento ignaziano sulle risposte apostoliche adeguate per rispondere a tali ingiustizie. La Congregazione Generale 34ª riconferma l’urgenza di questa riflessione teologica e aggiunge, alle tematiche da trattare, l’attuale modo di intendere la promozione della giustizia, che comprende l’inculturazione e il dialogo tra le religioni.

[401] Riflessione teologica, analisi sociale e discernimento sono fasi del processo che Giovanni Paolo II e il Vaticano II hanno denominato “lettura dei segni dei tempi”. Si tratta dello sforzo di discernere la presenza e l’attività di Dio nei concreti eventi della storia contemporanea, per decidere conseguentemente cosa fare come servitori della Parola. Questo indurrà le fonti perenni della teologia cattolica a riferirsi alle esperienze vissute, personali e comuni, di tutti i membri di quella comunità di fede che è la Chiesa (specialmente le esperienze di povertà e di oppressione), collegando la teologia cattolica alle discipline secolari, in particolare le scienze filosofiche, sociali e naturali, per discernere, illuminare e interpretare le situazioni e i problemi della vita contemporanea.

[402] 8. Se tutto ciò si realizza e si sviluppa – come merita – nella serietà della ricerca e nella creatività dell’immaginazione, nell’ampia corrente della teologia cattolica e a contatto con le diverse circostanze in cui i gesuiti vivono e lavorano, potrà dar luogo a teologie specifiche che incarnino, nei diversi luoghi e nelle diverse situazioni, il messaggio del vangelo. Allora la ricerca e la riflessione teologica potranno aiutare a rispondere ai grandi interrogativi dello spirito umano e alle aspirazioni più profonde del cuore dell’uomo.

[403] 9. Tale riflessione può rappresentare una guida non solo per i nostri ministeri, ma anche per il nostro personale modo di vedere e di giudicare le situazioni personali, sociali, culturali e politiche, e per la nostra stessa vita spirituale. Essa sarà tanto più feconda quanto più radicata in un’esperienza di fede personale vissuta ed espressa nella comunità cristiana. Dovrà essere attenta alle domande che la realtà pone ai credenti. E il gesuita che vi si impegna deve saper unire tale contatto con la realtà odierna all’attenzione diretta alla voce di Dio nella preghiera personale.

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