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L’archivio di via Astalli e il diario di un esorcismo

Presentazione di un libro presso la comunità dei gesuiti di Villapizzone a Milano

Dalle carte d’archivio ad un’accattivante narrazione storica: il volume di Fernanda Alfieri.

Molte delle ricerche svolte negli archivi storici sono destinate a essere discusse sotto forma di testi di laurea, di dottorato, evolvendosi in monografie spesso destinate ad un pubblico di nicchia o prettamente accademico.
A volte però, alcune di queste riescono a superare i confini della storiografia e, in una veste differente, raggiungere una platea più ampia di lettori, pur nel rispetto filologico della fonte.
Il 23 marzo è stato pubblicato il volume di Fernanda Alfieri, attualmente ricercatrice presso l’Università Alma Mater di Bologna, precedentemente presso l’istituto storico Italo-Germanico della Fondazione Bruno Kessler a Trento, con il titolo: Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, editrice Einaudi.
La storia, realmente accaduta, viene ricostruita a partire da una fonte archivistica, un diario di un esorcismo, conservata presso l’ARSI, l’archivio centrale della Compagnia di Gesù. Viene raccontato anche il ritrovamento della fonte, casuale, come spesso succede a molti dei nostri studiosi che seguendo una propria pista di ricerca si imbattono in qualcosa di inaspettato, che non sempre però approda, in questa forma, in libreria.
Il racconto del lavoro della ricercatrice, della quotidianità in un archivio storico e della sorpresa della scoperta  coinvolgono il lettore e lo portano più vicino ai luoghi dove si conservano le carte di un passato che è pane quotidiano di archivisti e storici ma che può essere apprezzato da tutti. Per ricostruire questa storia l’autrice ha svolto ricerche in molti degli archivi storici della Compagnia di Gesù, come l’archivio della nostra provincia, quello della Pontificia Università Gregoriana, gli archivi spagnoli della Compagnia e numerosi istituti nazionali e internazionali per la conservazione della memoria.
Non si tratta esclusivamente della trascrizione della fonte con il tradizionale apparato di note che segnalano la bibliografia di riferimento e le segnature archivistiche di fondi e carte che sono state necessarie per la ricostruzione di un avvenimento storico. L’autrice ha infatti voluto colmare alcune lacune, inevitabili nelle fonti archivistiche o originatesi dalla mancata trasmissione di ogni informazione dal passato ad oggi, aiutandosi con altre fonti, strumenti, episodi e testi che le consentissero di ipotizzare le parti mancanti ed i dettagli più minuti della storia per riportare in vita diversi aspetti della vita quotidiana dei gesuiti e dei romani che si muovevano in una Roma profondamente diversa, tra la fine del 1834 ed il 1836 con riferimenti a epoche precedenti e successive. A partire dalla storia dei gesuiti impegnati in questo esorcismo, si dipanano quelle di altri padri, loro predecessori, ma anche di personaggi storici direttamente o indirettamente legati a questa vicenda.

Questa operazione, di verosimiglianza storica e non di pura invenzione, ha permesso di restituire tridimensionalità ad una storia che la fonte archivistica inevitabilmente relega invece alla bidimensionalità della carta, schiacciando ed eliminando aspetti legati alle emozioni, ai pensieri dei protagonisti, al portato della vissuta storia personale, alla vitalità del quotidiano che non si possono trovare interamente consegnati alla carta d’archivio, ma che devono essere ipotizzati dai ricercatori e, in questo caso, comunicati con perizia.
Il lettore può seguire i gesuiti coinvolti nella storia, accompagnandoli nel loro percorso fino a casa di Veronica, la protagonista, percorrendo strade e piazze oggi non più esistenti, può scoprire molto delle abitudini e della quotidianità dei gesuiti fedelmente ricostruite grazie a diverse tipologie documentarie conservate nei nostri archivi e sapientemente sovrapposte.
Libri come questo riescono a far rivivere episodi del passato, senza far ricorso alla finzione o all’invenzione propria di altre tipologie di romanzi riuscendo a restare fedeli alle fonti utilizzate e alle storie di tutte le persone che dietro di esse si celano. La narrazione della storia è costellata di tantissimi riferimenti archivistici che non appesantiscono la lettura ma che sono stati posti in filigrana, abbastanza per essere subito compresi dagli esperti della materia e per essere approfonditi da chi vuol saperne di più, verificando l’apparato delle fonti in fondo al libro. Speriamo che in molti possano leggere questo libro ed appassionarsi alla storia di Veronica, ma anche alle tante storie che popolano gli archivi storici e che meritano di essere raccontante con questo stile per poter essere conosciute da tutti.

Maria Macchi

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