Magis, a fianco dei bambini di strada in Camerun
È dal 1977 che il Foyer de l’Espérance, opera dei gesuiti di Yaoundé in Camerun, accoglie i bambini di strada accompagnandoli in un percorso di reinserimento familiare e sociale.
Dal 2014, attraverso il Sostegno a Distanza, la Fondazione MAGIS collabora con il Foyer affinché tanti bambini e adolescenti possano trovare affetto, sicurezza, dignità e speranza di futuro.
Condividiamo quanto padre Alfonso Ruiz, referente del Foyer de l’Espérance, scrive da Yaoundé:
La disgregazione della società tradizionale camerunese e il fenomeno dell’urbanizzazione massiccia continuano a produrre un numero sempre maggiore di bambini e adolescenti, sia maschi che femmine, che vivono per le strade delle nostre città. Qualcuno deve dare a tutte queste persone la possibilità di crescere normalmente, di tornare dalle loro famiglie, di andare a scuola, di essere curate, di essere soprattutto amate…
La sezione minorile del carcere centrale di Yaoundé ospita tra i 100 e i 120 minori in condizioni molto difficili. Dobbiamo fare tutto il possibile affinché il periodo trascorso in carcere sia più positivo e prepari i giovani al reinserimento sociale: la possibilità di andare a scuola, di essere meglio nutriti, meglio curati, istruiti, ecc.
In occasione della giornata mondiale per i diritti dell’infanzia, svoltasi il 20 novembre 2024, il Foyer ha organizzato una marcia per le strade di Yaoundé con lo slogan “No alla stigmatizzazione dei bambini di strada”. Sono seguiti una tavola rotonda sul tema della giornata e vari spettacoli di giocoleria, teatro e danza in cui i bambini sono stati protagonisti. Hanno partecipato circa 230 persone.
Il Foyer de l’Espérance, attraverso i suoi centri di accoglienza, lavora da 45 anni accanto ai bambini e agli adolescenti che vivono in strada o sono reclusi in carcere, per reintegrarli nelle loro famiglie e/o nella società. La collaborazione con le famiglie è sempre più importante per il successo del reinserimento.
Il Foyer continua a sostenere minori e famiglie anche dopo il reinserimento fino a quando non finiscono di studiare e non hanno trovato un lavoro dignitoso.