Memoria dei martiri Gesuiti: un impulso per cambiare la nazione
All’Uca la commemorazione dei 28 anni dell’assassinio dei sei sacerdoti gesuiti e delle due collaboratrici laiche per mano dell’esercito salvadoregno, avvenuto all’alba del 16 novembre 1989
“La morte dei martiri gesuiti e delle collaboratrici laiche ci incoraggi a lavorare instancabilmente per cambiare il corso della storia e del paese” ha dichiarato p. Andreu Olivo, Rettore dell’Università Centramericana “José Simeón Cañas” (UCA), in occasione della commemorazione dei 28 anni dell’assassinio dei sei sacerdoti gesuiti e delle due collaboratrici laiche per mano dell’esercito salvadoregno, avvenuto all’alba del 16 novembre 1989. Anche l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, che sarà in El Salvador per discutere con le autorità e le organizzazioni umanitarie i progressi e le sfide che affronta il paese, parteciperà alla commemorazione.
Secondo le informazioni ricevute dall’Agenzia Fides, il Rettore dell’UCA, p. Andreu Olivo, in occasione della commemorazione ha dichiarato: “Viviamo in un mondo sempre più difficile e più duro, soprattutto per i poveri, un mondo che sembra aver indurito il cuore di molte persone, specialmente di coloro che hanno la leadership di molti paesi. Abbiamo bisogno di molta forza, coraggio e unità per continuare questo lavoro”.
Il Rettore ha spiegato che si vivono momenti difficili a livello sociale, economico e politico, e quindi ci sono molti motivi per i quali la popolazione può cadere nella disperazione, dobbiamo invece trarre forza da queste testimonianze per lavorare instancabilmente per cambiare il corso della storia e del paese Infatti, per p.Olivo la morte dei martiri gesuiti e delle due loro collaboratrici, ha avuto un forte impatto per la sua vita, quando era ancora un novizio, facendogli decidere di dedicarsi completamente al lavoro di accompagnamento di quanti sono meno protetti.
“Dobbiamo lavorare per difendere la vita – continua p. Olivo -, per risolvere i gravi problemi umani e cristiani che affliggono la nostra società, come la violenza, l’esclusione, la migrazione, le disuguaglianze ingiuste, la mancanza di lavoro e di valori… se continuiamo a lavorare per tutto questo, allora raccoglieremo la testimonianza dei nostri martiri e lasceremo che illuminino le nostre vite, il nostro lavoro e le nostre lotte” ha detto il gesuita, chiedendo di assumere l’eredità dei martiri, lasciando che la loro testimonianza dia frutti abbondanti.
Il 16 novembre 1989 vennero assassinati a colpi di mitraglietta, 6 gesuiti e due donne: i padri Ignacio Ellacuría (Rettore), Segundo Montes (Superiore della comunità), Ignacio Martín-Baró (Vicerettore), Amando López (Professore), Juan Ramon Moreno (Professore) e Joaquin Lopez (Direttore nazionale di “Fe y Alegria”). Le due donne assassinate erano la cuoca Julia Elba e sua figlia Celina Ramos. I sei gesuiti erano impegnati nel campo della formazione e dell’educazione, soprattutto dei più poveri, nella difesa dei più deboli, nella rivendicazione dei diritti umani, nell’accoglienza dei rifugiati.
Il massacro sollevò un’ondata di indignazione in tutto il mondo e aumentò le pressioni della comunità internazionale perchè il governo e i guerriglieri avviassero un dialogo e mettessero fine al conflitto armato nel paese. Attualmente il crimine continua a restare impunito, i 20 soldati salvadoregni coinvolti non sono stati processati in El Salvador, alcuni sono morti e altri si trovano ad affrontare il processo in Spagna. (LG) (Agenzia Fides 15/11/2017)