Milano. Al San Fedele il ciclo dedicato a Tarkovskij, tra immagine e suono
Parte il 26 novembre al Centro San Fedele di Milano la rassegna dal titolo “Scrivere il volto. L’arte di Andrej Tarkovskij tra immagine e suono”. L’iniziativa costituisce il primo appuntamento di un percorso pluriennale che intende indagare le tematiche del sacro, in un’unità tra immagine e suono. Le serate si incentrano su due momenti che comprendono l’inaugurazione di un mostra presso la Galleria San Fedele e la visione di un film seguito da commento e dibattito presso l’Auditorium San Fedele.
L’iniziativa, inoltre, per la prima volta in Italia, si caratterizza per la particolare attenzione al suono, grazie all’utilizzo di un acusmonium, orchestra di altoparlanti che rende il suono più presente e spazializzato. La proiezione acusmatica è realizzata da Giovanni Cospito e Dante Tanzi.
La rassegna è a cura di Andrea Dall’Asta, Antonio Pileggi e Gianluca Bernardini, Giovanni Chiaramonte, Silvano Petrosino, Paolo Zermani.
La Fondazione Culturale San Fedele propone tre film di Andrej Tarkovskij e tre mostre con alcuni artisti che si riconoscono nella sua genealogia: le fotografie di Giovanni Chiaramonte, la cui ricerca artistica si incentra sul tema della luce, una rassegna di antiche icone russe, che evidenziano come la ricerca di Andrej Tarkovskij affondi nell’immaginario religioso iconografico russo, e di una esposizione con opere che spaziano dalla pittura all’architettura, a foto di scena, sul tema della luce in rapporto all’abitare umano.
Al termine delle singole mostre seguirà la proiezione di tre film: Stalker, Andrej Rublev, Nostalghia. All’origine di questo progetto, c’è il tentativo di una risposta agli interrogativi posti dagli artisti che si sono mossi e si muovono nelle tematiche e nelle modalità di Andrej Tarkovskij, che ha affermato: “Per mezzo del cinema bisogna porre i problemi più complessi del mondo moderno, al livello di quei grandi problemi che nel corso dei secoli sono stati l’oggetto della letteratura, della musica e della pittura. Occorre soltanto cercare, ogni volta da capo, la strada, l’alveo lungo il quale deve muoversi l’arte del cinema. Sono convinto che per chiunque di noi il lavoro concreto nel campo del cinema può rivelarsi un’impresa infruttuosa, e disperata se non comprenderà esattamente e senza equivoci in che cosa consiste la specificità interiore di quest’arte, se non troverà dentro se stessa la sua chiave”.