Diaconi per amare e servire: in 12 ordinati a Manila
Sono 12 i nuovi diaconi ordinati questa mattina a Manila, parte della Conferenza dei Gesuiti dell’Asia Pacific. Ecco le loro storie vocazionali, Diversi i contesti e i cammini percorsi. Dio chiama tutti in modo unico e dona la grazia necessaria per rispondere alla chiamata.
A nome di Rob Rizzo, della Provincia EUM, il ringraziamento a quanti si sono fatti compagni di viaggio per “in tutto amare e servire”.
“Caro Mons. Honesto, Superiori e formatori, Fratelli e Sorelle, Amici e Famiglia,
Salamat, Cảm Ơn, kyaayyjuutainparsai, 감사합니다(gamsahabnida),谢谢, Grazzi. La parte più difficile del discorso è finita.
A nome dei vostri nuovi diaconi, grazie.Per quanto possa sembrare bizzarro, grazie è la prima parola che imparo in ogni lingua straniera.
È un modo in cui mi piace mostrare rispetto e gratitudine per essere stato accolto in una nuova lingua, per aver avuto il permesso di entrare in una nuova cultura.
E così, mentre entriamo in questo nuovo ministero di servizio come diaconi, la prima cosa che diciamo è grazie.
Grazie per averci accolto in questo nuovo servizio.
Abbiamo intrapreso questo cammino di formazione da 8-12 anni e oggi segniamo una pietra miliare, non per ciò che abbiamo raggiunto, ma per tutto ciò che abbiamo ricevuto.
Tutto quello che abbiamo ricevuto da Dio, e tutto quello che abbiamo ricevuto da ognuno di voi.
Come versetto per il nostro invito abbiamo scelto Giovanni 13:34: “Vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri.
Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Poi il versetto successivo recita: “35 Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”.
Da oggi in poi, la Chiesa ci conoscerà come diaconi non per i paramenti che indossiamo, o per gli uffici che occupiamo, e nemmeno per le cose che facciamo – ma per l’amore che abbiamo ricevuto da Dio, e da voi, la sua Chiesa.
Un amore così immenso, così intenso, così inesauribile che non possiamo fare a meno di condividere con gli altri.
Il servizio che svolgiamo con tutto il cuore è frutto di questo amore.
Ma perché servire?
Una volta qualcuno mi ha detto che “nessuno lotta per servire, nessuno discute per servire di più”. Di solito cerchiamo di evitare di fare qualcosa, non il contrario.Allora perché servire? Perché vogliamo farlo. E come non farlo, dopo aver ricevuto un tale amore?
Perché l’amore sia libero deve esprimersi nella libertà, e quindi se il servizio è il frutto dell’amore, anch’esso deve esprimersi nella libertà – deve essere perché vogliamo servire.Siamo davanti a voi perché vogliamo servire, vogliamo condividere questo amore che Dio ha condiviso con noi attraverso voi, la sua Chiesa. Oggi affermiamo, davanti a tutta la Chiesa, che vogliamo servire Dio e voi, popolo di Dio, per il resto della nostra vita, ma c’è di più.Come disse Sant’Ignazio nella sua preghiera di 500 anni fa, “l’amore deve trovare la sua espressione nei fatti più che nelle parole”.
Quindi grazie anche per questa opportunità, affinché dopo aver espresso il nostro amore con le parole oggi, possiamo esprimerlo con i “fatti”, il nostro servizio come diaconi, verso di voi, la Sua Chiesa, nel futuro che ci attende.
Proprio come Sant’Ignazio, il fondamento del nostro servizio, del nostro amore, è la preghiera.
Senza il nostro rapporto con Dio, non potremmo sperimentare il suo amore per noi.
Senza il nostro rapporto con Dio, non abbiamo nulla.
È solo aggrappandoci a Lui che possiamo lasciare andare tutto il resto, per lodare, riverire e servire Dio con la nostra vita.
Preghiera, amore e servizio, la nostra risposta a Dio e a voi,
oggi espressa a parole,
per il resto della nostra vita, espressa attraverso le nostre azioni.
Promettiamo di tenervi nelle nostre preghiere e, per favore, teneteci nelle vostre”.
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