Padova.Padre Henrici e l’impatto politico della teologia
“L’intervento della teologia” ha “un aspetto anche politico”, per questo essa “può e deve dire talvolta una parola chiara e chiarificatrice”. Ne è convinto monsignor Peter Henrici, gesuita, già preside della Facoltà di filosofia della Pontificia Università Gregoriana e già presidente della Commissione episcopale per i media del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, che il due marzo, a Padova, ha tenuto la prolusione al Dies academicus della Facoltà Teologica del Triveneto. Soffermandosi sull’ “impatto politico della teologia”, mons. Henrici ha osservato che “già nel passato la teologia ha agito sul mondo politico meno per interventi diretti, ma piuttosto per accidens, per un effetto quasi collaterale delle discussioni teologiche”. Così, aggiunge, “sarà anche nel presente e nel futuro”. Secondo il presule, “nel nostro mondo, che va sempre più secolarizzandosi, dichiarazioni esplicitamente teologiche troveranno sempre meno ascolto, anche (e forse soprattutto) se sono appoggiate dall’autorità del magistero. Ma d’altra parte la presenza universitaria della teologia” non potrà rimanere “senza influsso sulla nostra cultura, e il dialogo interreligioso avrà senza dubbio un suo impatto anche sul cosiddetto ‘conflitto tra le culture’. Così, anche oggi, la teologia può agire per accidens anche sulla politica”.
“Questo però”, precisa mons. Henrici, “non è tutto. Un importante effetto indiretto della teologia passa per la coscienza dei singoli. Infatti, mentre il termine ‘politica cristiana’ può suscitare critiche, esistono senza dubbio politici autenticamente cristiani e soluzioni nel senso del Vangelo per certi problemi anche politici”. Per questi “la teologia può e deve dire talvolta una parola chiara e chiarificatrice: pensiamo ad esempio alle proposte bioetiche o di etica economica”. In questi ambiti “la voce dei teologi” sarà spesso “una voce profetica”, difficile “da ascoltare perché va contro le pretese e le attese comuni indicando vie da non imboccare”, ma capace di esercitare con i suoi richiami “un atto salvifico”. Secondo mons. Henrici, la teologia “è il volto pubblico della fede”; come tale “sarà inevitabilmente anche il volto pubblico della fede del teologo” che la esprime. “Prima ancora della funzione pubblica della teologia viene la testimonianza personale dei teologi”; una testimonianza oggi “più importante che mai, dato che i media stanno personalizzando tutti i rapporti e tutte le manifestazioni pubbliche, non ultimo quelle in campo politico”. “Quando un teologo appare in televisione più importante di quello che dice è che sia ed appaia una persona credibile, una persona la cui fede sia coerente con tutta la sua vita e con il suo modo di agire”.