Il Papa con i gesuiti in Myanmar e Bangladesh, risposte «in famiglia»
La Civiltà Cattolica nel suo quaderno n. 4020 pubblica integralmente, a cura del direttore p. Antonio Spadaro, i colloqui che papa Francesco ha avuto con due gruppi di gesuiti, in occasione del suo recente viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh.
«Proprio perché difficile, dovevo farlo!». Il Pontefice, rivolgendosi ai suoi confratelli, ha confermato il fatto che si è trattato di un viaggio difficile, e ha aggiunto: «Proprio perché difficile, dovevo farlo!», perché «noi dobbiamo stare nei crocevia della storia». Ha confermato così che il suo è un pontificato di frontiera, che vuole farsi carico dei drammi della storia di oggi.
«Gesù Cristo oggi si chiama rohingya». Uno di questi drammi è certamente quello dei profughi rohingya. Francesco ha incontrato un gruppo di persone di questa etnia pochi minuti prima del colloquio con i gesuiti del Bangladesh. «In famiglia» ha dunque potuto esprimere i suoi sentimenti e le prime emozioni: «Davanti a quella povera gente che ho incontrato ho sentito vergogna! Ho sentito vergogna per me stesso, per il mondo intero!».
La frontiere chiuse d’Europa. Sulla questione dei rifugiati, e dei dimenticati in generale, ha espresso una forte denuncia: «Queste cose non arrivano ai salotti delle nostre grandi città. Abbiamo l’obbligo di denunciare e di rendere pubbliche queste tragedie umane che si cerca di silenziare». Francesco ha poi spiegato che «purtroppo in Europa ci sono Paesi che hanno scelto di chiudere le frontiere», una decisione per cui «hanno dovuto chiudere il cuore».
Le radici del fondamentalismo. A una domanda sui fondamentalismi papa Francesco ha ricordato che ce ne sono dappertutto, e che purtroppo ce ne sono anche tra i cattolici. Ha proposto un’immagine originale per spiegarne le radici: è «pretendere di andare all’essenziale della religione, ma a un punto tale da dimenticarsi di ciò che è esistenziale» e ancora: «Il fondamentalista nega la storia, nega la persona», negando dunque l’Incarnazione di Cristo.
L’attenzione per le chiese piccole e di periferia. Allo stupore di un gesuita del Bangladesh per l’attenzione del Papa alla loro piccola chiesa, Francesco ha risposto esprimendo la sua convinzione che «le piccole Chiese che crescono in periferia e sono senza antiche tradizioni cattoliche oggi devono parlare alla Chiesa universale, a tutta la Chiesa», perché «hanno qualcosa da insegnarci». Per questo, da detto, anche nella nomina dei nuovi cardinali guarda con attenzione a queste piccole chiese.
Nel quaderno 4020: le parole del Papa a proposito del fine-vita; la storia della «sfortunata» Bibbia Complutense; una nota sulla legge elettorale; il ruolo delle ong religiose in Cina; il «carisma» di san Pedro Claver; il senso del tatto nei Vangeli: Gesù che «tocca» ed «è toccato».