I cattolici, la politica e l’estrema destra in Europa
La politica, e la minaccia che il potere possa passare nella mani dell’estrema destra, è motivo di preoccupazione negli ultimi mesi in molti paesi, Francia compresa. Recentemente, i vescovi francesi hanno diffuso un importante documento per aiutare i cattolici a riflettere sulle loro responsabilità politiche. Se ne è discusso poche settimane fa al centro di teologia dei Gesuiti a Parigi, il Centre Sèvres, dove è intervenuto Philippe Portier, professore alla Sorbona, noto commentatore, esperto del mondo cattolico e della storia della laicità francese.
Nel suo intervento al Centro Sevres il professor Portier ha preso le mosse da Leone XIII e Pio XI, i primi papi che hanno mostrato un reale interesse per la vita politica moderna. Ma, ha spiegato, è stato solo con il Concilio Vaticano II che la Chiesa è andata oltre un atteggiamento paternalistico e si è mostrata rispettosa e dialogante. Un atteggiamento che oggi viene dato per scontato. Oggi i cattolici seguono la loro coscienza per scegliere chi sostenere, e all’interno dell’opinione pubblica non pensano più che il loro ruolo sia di imporre la legge divina sulla società civile, ma piuttosto di cercare il bene comune, assumendo le loro responsabilità e dando il loro contributo alle riflessione in corso.
Per alcuni, però, la tentazione è di pensare che questo atteggiamento significhi aver ceduto al relativismo. Il professor Portier ha aiutato a guardare la questione in modo diverso. Ciò che è accaduto, ha detto, è che siamo diventati consapevoli delle nostre coscienze, del nostro potere soggettivo di scelta. Questa nuova consapevolezza significa riconoscere che anche gli altri hanno questi doni. Occorre prendere coscienza del fatto che viviamo insieme, nella società, dove ci sono diversi modi di pensare la religione e la politica, al di là dei vecchi contrasti tra teocrazia e laicismo militante. Inoltre, la religione può arricchire le discussioni politiche: come ha scritto Jürgen Habermas la religione può portare nella discussione pubblica la consapevolezza di coloro che sono rimasti fuori.
In questa luce il professor Portier ha incoraggiato i presenti a leggere il documento dei vescovi francesi. Due i punti chiavi di quella che Portier ha definito una “politica prudente”: in una società pluralista occorre trovare i modi in cui i cittadini possano essere sempre in dialogo in modo da non essere chiusi in sottoculture.
In secondo luogo, bisogna essere molto attenti verso coloro che la globalizzazione rischia di lasciarsi alle spalle, altrimenti c’è il pericolo che la società cada a pezzi.
I vescovi, seriamente preoccupati da questa situazione, suggeriscono di fare nuovi sforzi per mantenere linee di comunicazione aperte. Un discorso, ha aggiunto Portier, che potrebbe sembrare troppo “alto” a chi ha abbandonato una visione complessiva della società. E che potrà infastidire i cattolici che hanno una nostalgia per i bei vecchi tempi, quando l’ insegnamento cattolico dava dei chiari confini e regole. Ebbene, ha detto Portier, i vescovi stanno cercando una nuova visione della società basata sul bene comune. E il primo passo è lavorare duro e stabilire una buona comunicazione tra tutti gli interessati.