Pasqua tra le macerie di Iskenderun: il diario dei giovani partiti dall’Italia
A due mesi dal terremoto che ha colpito Turchia e Siria, con il suo lascito di distruzione e morte (oltre 57mila le vittime), «molte persone sono partite, altre stanno cercando una sistemazione per potere andare via, perché non è semplice restare sotto le tende», dichiara ad Asia News il vicario d’Anatolia, padre Paolo Bizzeti SJ.
Si vive ancora una fase di piena emergenza e precarietà nella regione colpita dal sisma del 6 febbraio scorso. In questi giorni, per iniziativa dell’associazione Amici del Medio Oriente Onlus (Amo), sono giunti dall’Italia alcuni volontari per vivere la Pasqua con gli sfollati e contribuire nell’assistenza, in un clima di «solidarietà e condivisione».
I giovani, che sono arrivati il 2 aprile e ripartiranno dopo Pasqua, accompagnati da padre Francesco Cavallini SJ, stanno scrivendo un diario di viaggio per Gesuiti news. Vi proponiamo la prima parte.
« Atterriamo ad Adana, qui l’aeroporto è ancora in funzione e la vita normale. Iskenderun, la nostra destinazione, è a due ore di distanza di auto. Usciti dall’aeroporto troviamo Luca e Enrico ad attenderci, laici impegnati a servizio della diocesi di Anatolia, di cui Iskenderun è la sede vescovile.
Il viaggio in auto ci introduce per gradi al luogo in cui vivremo la Pasqua.
Prima paesaggi normali, poi vengono incontro camion pieni di macerie, infine Iskenderun, palazzi e strade lacerate, persone al lavoro nonostante l’ora. Ad accoglierci c’è il vicario apostolico P. Paolo Bizzetti e P. Antuan. La struttura del vicariato, agibile, ospita in tende della protezione civile delle famiglie rimaste senza casa.
Hanno troppa paura di dormire nelle stanze del vicariato.
Ciò che rimane della cattedrale è un cumulo di macerie, da cui P. Antuan ha estratto il santissimo. “Dio si è consegnato nelle nostre mani nella notte di Pasqua”, ci dice.
È proprio per vivere la Pasqua siamo qui. Un gruppo eterogeneo per età (da giovani universitari fiorentini in su) e provenienza.
La vivremo con la comunità cristiana di Anatolia, circa trenta cristiani, seguendo la liturgia turca.
Preghiera, lavoro, incontri significativi e vita fraterna. Questo è il modo in cui ci stiamo preparando per vivere la Pasqua.
Lodi la mattina, colazione, lavori vari, testimonianze e messa.
Significativa la visita ad Antiochia.
Una città completamente distrutta.
Nonostante questo, non tutti se ne sono andati. Tante famiglie sfollate e persone al lavoro.
Nella distruzione, vediamo un negozio che sta riaprendo. Per contemplare e pregare per questa città e le sue persone, decidiamo di andare in un punto in alto, alla chiesa di S. Pietro.
Appena scesi dal pulmino ci ha accolto un gruppo di bambini allegri e spensierati che dormiva nel campo delle tendopoli lì vicino e ci hanno fatto da guide per mostrarci là bellezza delle loro montagne».
(Prima parte)