Il profetismo ebraico: tra Sacra Scrittura e Filosofia
A Napoli il Seminario di studio su “Profetismo ebraico: testi e figure”, promosso anche dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale
Nel pomeriggio del 18 maggio 2017, a Napoli, si è svolto un interessante e singolare Seminario di studio dal titolo Profetismo ebraico: testi e figure, promosso dal Dipartimento di studi umanistici dell’Università degli studi di Napoli “Federico II”, dalla Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale, sez. san Luigi, e dalla Società nazionale di scienze, lettere e arti, che ha ospitato l’incontro. L’incontro è stato presieduto dal prof. Valerio Petrarca e introdotto dal prof. Pino Di Luccio sj, che ha anche tradotto, in simultanea dall’inglese, il primo intervento del prof. Yair Zakovitch della Hebrew University di Gerusalemme. Questi, nel suo intervento Prophets and Prophecies in the Hebrew Bible. Alike and Different: A look at Elijah and Elisha, ha messo in evidenza l’intrinseca correlazione tra il profeta Elia ed Eliseo ripercorrendo gli snodi principali della loro vicenda, che presenta numerose affinità con quella di Mosè e Giosuè. I Libri dei Re, infatti, descrivono anche le vicende dei profeti Elia (1 Re 17 – 2 Re 1), presentato come un altro Mosè, ed Eliseo (2Re 2-13). Nella Bibbia ebraica – fa notare Zakovitch – non ci sono persone perfette: anche Elia ed Eliseo sono descritti a partire da questa angolatura. Sono diversi, ma a un certo punto nel racconto vi è nell’autore ispirato la volontà di evidenziare un processo di assimilazione fra i due profeti.
In un’altra prospettiva e, con un diverso linguaggio concettuale, il prof. Edoardo Massimilla (direttore del Dipartimento di Studi umanistici della Università degli Studi di Napoli, “Federico II) affronta il tema della Religiosità profetica nel pensiero di Max Weber. La relazione di Massimilla prende avvio da un testo di Weber dal titolo Religiöse Gemeinschaften del 1913, dove la questione di fondo è la preoccupazione di definire il tipo ideale di profeta. Il tipo ideale è, infatti, un concetto, che si costituisce come modello individuale/collettivo, ed è massimamente irreale, ossia una forma di concettualizzazione di un agire ideale. Il profeta – secondo Weber – è portatore di un carisma religioso, ma carisma deriva dal greco Charis cioè dono della grazia, dunque una realtà straordinaria che connota, con risvolti anche molto originali, l’agire del profeta nel suo vivere quotidiano. Inoltre, grazie al carattere carismatico della sua testimonianza, il profeta ottiene credito verso le persone. Il profeta è un uomo esemplare che addita la via della salvezza rivolgendosi ai singoli individui bisognosi di cura e attenzione.
Nella conclusione del dibattito, infine, occorre annotare – come ha sostenuto Valerio Petrarca – che entrambe le prospettive, sia quella dei cosiddetti “profeti anteriori” sia quella dei “profeti in chiave filosofica” weberiana, possono dialogare pur mantenendo le loro differenze sostanziali.
Le valutazioni e le considerazioni conclusive sul Seminario sono stimolanti: per il suo alto profilo nelle modalità, nel ritmo e nei contenuti, il bilancio è di grande soddisfazione intellettuale e concettuale. Tutto questo è motivo di gratitudine nei confronti del prof. Pino Di Luccio, Decano della Facoltà Teologica sez. san Luigi, che con lungimiranza è stato tra i promotori dell’evento. Questo incontro, tra l’altro, evidenzia la sua attenzione non solo agli studi biblici, ma anche all’elaborazione di una nuova Teologia del Mediterraneo, segnata dalle profonde provocazioni che vengono dagli intrecci generati dai fenomeni migratori e dai nuovi contrappunti culturali scritti sulla “partitura” della Storia, da tradizioni e convinzioni diverse.
Prof. Nicola Salato OFMcap