Ricostituzione. Padre Pelicon: “Il carisma è superiore alla Compagnia?”
Dalla comunità di Trieste, ecco il contributo di padre Federico Pelicon, assistente del Centro giovanile studenti- Villa Ara e responsabile giovani parrocchia S. Cuore.
Come tenere insieme gli impegni della missione e quelli della vita comunitaria?
“Intrecciare vita comunitaria e missione è allo stesso tempo un impegno e una grazia nella formazione e nella vita di un gesuita, non un punto di partenza, ma un punto di arrivo. Spinti comunque a vivere l’annuncio non da noi stessi, ineludibilmente si genera in noi, con i carismi e talenti di ciascuno, la dimensione sociale, che è espressione della buona novella. Essa significa vita comunitaria nel Signore, assieme all’impegno con gli altri a trasmetterne lo spirito non a parole, ma nel vissuto”.
Come lottare contro la tendenza all’individualismo?
“Si lotta? Se si, la lotta forse è nella compassione, perché i rami secchi di uno stile individualistico di vita tendono a cadere da sé. La vita ha il suo percorso ed è contagiosa per chi l’accoglie. L’individuo, vediamo con i nostri occhi, tende a isolarsi, a fuggire da se stesso e dalla fraternità. La persona invece si espande nelle relazioni. Credo sia importante la formazione finalizzata non solo alla crescita personale, ma alla meta finale: la gente, il popolo di Dio”.
Come comportarsi con i fratelli in difficoltà o che vivono o creano conflitti?
“I conflitti comunitari ci sono: non si può sognare una comunità senza difficoltà e senza conflitti. Essi esistono e si superano non eliminandoli o ignorandoli o coprendoli, ma affrontandoli. Mi pare che talvolta siamo molto crudeli. È la tentazione comune di criticare per soddisfazione personale e autoreferenzialità. L’unità non può che essere superiore ai conflitti. Dobbiamo aiutarci a vicenda nel rispetto e nella valorizzazione delle nostre diversità non vedendole contrapposte, ma complementari. Ignazio aveva una forte esperienza trinitaria di Dio, cioè della comunione dei confratelli nella loro diversità, a somiglianza dell’amore tra le tre Persone divine”.
Come coniugare giusta risposta e misericordia davanti a casi difficili?
“La vita di fraternità vissuta male non aiuta a crescere. Ci sono fratelli in grosse difficoltà. A volte si ha la tentazione di voler gestire il conflitto, ma finché la carità non giunge alla tenerezza verso chi è in difficoltà, si rischia lo stallo nella relazione, l’impazienza e poca sapienza nella propria vita spirituale. Per chi è in difficoltà sono anche necessarie soluzioni di accompagnamento terapeutico. Ma lo sbocco da situazioni difficili è nel vivere per gli altri non per noi stessi. Siamo bisognosi sempre del perdono, perché pecchiamo nei confronti la comunione fraterna, mancando talvolta di misericordia e giusta comprensione. Il fondamento non può che rimanere il Signore”.
Come annunciare Cristo ai giovani, a una generazione che cambia?
“Sono convinto che annunciare Cristo ai giovani con schiettezza ed autenticità, secondo il carisma di Ignazio, rispecchi lo stile evangelico. Esso va coniugato con il rispetto dei tempi di maturazione spirituale ed umana di ciascuno che incontriamo nella missione apostolica affidataci, offrendo a sua volta ad ognuno una visione nel Signore di maturazione umanamente integrale e nella prospettiva missionaria, cioè del cosa arrivare a fare per Cristo?”
Cosa ti suggerisce l’anniversario della Ricostituzione della Compagnia?
“Durante la soppressione il carisma della Compagnia continuò a persistere. Ciò che non è stato soppresso è proprio il carisma. Continuiamo a camminare nei secoli come corpo apostolico riscoprendo le origini. E’ azzardato chiedersi se il carisma è superiore alla Compagnia? Il Signore saprà cosa fare della minima compagnia. Nutriamoci più appieno del carisma che ne è lo spirito”.