Popoli. “Maiolo e i rom: le scuse non bastano”
La rivista Popoli, in un comunicato stampa, ha commentato le dichiarazioni dell’onorevole Tiziana Maiolo sui Rom. Di seguito il testo.
“Le farneticanti affermazioni radiofoniche di Tiziana Maiolo, secondo cui «è più facile educare un cane che un bambino rom», condite con la consueta salsa demagogica sulle «case agli italiani», portano il dibattito (se ancora lo si può chiamare così) definitivamente fuori dal perimetro della democrazia, della tutela dei diritti dell’uomo, di un minimo rispetto della dignità umana. Uno scivolamento a cui si assiste da anni, in particolare rispetto alla situazione dei nomadi (ma non solo) e a cui è doveroso opporsi risolutamente, senza retorica o buonismi ma pure senza sconti né timidezze, anche a costo di dare rilievo alla figura pubblica di chi non meriterebbe alcuna visibilità.
La signora Maiolo, portavoce di un partito che vorrebbe proporsi come espressione di una «nuova» destra civile e liberale, è solo l’ultima, perfetta incarnazione di quell’automatismo tutto mediatico e demagogico che sta al cuore della democrazia contemporanea e ne minaccia i fondamenti: la ricerca del consenso non attraverso la soluzione dei problemi ma attraverso la loro strumentalizzazione e perpetuazione. Quanti voti perderebbero domani molte forze politiche se davvero il «problema rom» venisse risolto?
Un automatismo che, come dimostra quest’ultimo caso, è per sua natura vizioso e spinge alla perversa rincorsa alla battuta sempre più aspra, al pregiudizio sempre più spinto, al «cattivismo» sempre più esasperato.
Non bastano le scuse arrivate oggi da Tiziana Maiolo, scuse che, come sempre, avranno un’eco mediatica mille volte inferiore a quella delle sue affermazioni di ieri. E fanno sorridere le sue «prove a discarico», secondo cui anni fa avrebbe salvato dalla prostituzione un bambino rom: questo sì che è buonismo farisaico e a buon mercato, non quello che viene rinfacciato alle tante organizzazioni, cattoliche e non, che lavorano ogni giorno per e con i rom.
Così scrive il sociologo Tommaso Vitale, uno che i rom li conosce davvero, in un articolo dedicato alla politica degli sgomberi pubblicato sul numero di febbraio di Popoli (in allegato): «Si guarda ai rom come a delle cose: non si parla con loro, li si considera tutti uguali. Questa rappresentazione unificante viene rimbalzata dai media, amplificata dallo spettacolo della miseria e della segregazione. Così i rom vengono considerati sempre e comunque poveri e incapaci. Si finisce con il pensare che ai rom piaccia vivere nella sporcizia e in situazioni precarie (…) Tuttavia, osservando le forme di costruzione di alternative di solidarietà, scopriamo un terreno concreto e innovativo di servizio, resistenza e alternativa alla demagogia e alla vacuità che soffocano la nostra vita democratica».