Roma. Astalli: “Non dimentichiamo quei migranti morti”
Appello del direttore del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, ai media italiani
Ieri sono morti almeno 35 migranti, tra cui 11 bambini. Oggi le prime pagine di molti giornali non ne danno notizia. È la prova che ci stiamo tragicamente abituando alla morte, prima degli uomini, poi delle donne ora persino a quella dei bambini. Decine di migranti ogni giorno muoiono nel tentativo di giungere in Europa. Davanti a questa tragedia che si consuma a pochi chilometri da casa nostra.
Il Centro Astalli lancia un appello ai mezzi di informazione e all’opinione pubblica in generale non smettiamo di raccontare, di denunciare, di contare. Dal nostro punto di vista ogni morto in mare merita la prima pagina. Siamo in una stagione politica in cui, mai come ora, le decisioni vengono prese sulla base del consenso popolare, e si fondano su paure vere o indotte.
I mass media hanno un ruolo fondamentale, una responsabilità imprescindibile nel mettere al centro la persona, i suoi diritti e nel dare notizie su quante accade alle porte di Europa.
Si compia lo sforzo di sgretolare luoghi comuni e pregiudizi che non aiutano a capire ma rendono incomprensibili fenomeni che vanno decodificati e raccontati alla luce di dati, analisi di contesti geopolitici internazionali e delle storie dei protagonisti.
Oggi il silenzio è assordante. Ogni migrante morto è un fallimento per la nostra civiltà e per il nostro diritto. Libertà e democrazia non crescono su un tappeto di morti. Con quei migranti muore la nostra civiltà.