Roma. Efficacia della Missione cinese della Compagnia
Nel corso di una serie di conferenze sul tema “Conversione. Un cambiare Dio? Esperienze e riflessioni sul dialogo interreligioso” organizzate recentemente dall’Istituto di Studi Interdisciplinari su Religioni e Culture della Pontificia Università Gregoriana, il Padre Klaus Schatz, professore della Hochschule für Philosophie-Theologie di Sankt Georgen a Francoforte, nella sua prolusione ha dichiarato che le strategie usate dai missionari gesuiti in Cina rivelano una efficace e promettente maniera di diffondere il messaggio evangelico. Padre Schatz, riferendosi all’esempio di Matteo Ricci, ha esaminato la strategia missionaria messa in campo dal gesuita, iniziata contattando i dignitari di governo e che riuscì a fargli guadagnare la fiducia dell’imperatore e della sua corte, interpreti ufficiali della religione nel paese. Per entrare in contatto con i leaders religiosi e culturali della Cina Ricci e gli altri missionari utilizzarono le scienze e le tecnologie occidentali dell’epoca, come l’astronomia. Non solo, la novità che presentarono, ha sottolineato Padre Schatz, era che nel cristianesimo ognuno poteva avere una relazione diretta e immediata con Dio, concetto raro nella Cina di quel tempo, che pensava che l’imperatore fosse l’unico che potesse offrire sacrifici all’altissimo.