Roma.Gli Esercizi ESDAC per il discernimento comunitario
Si chiama ESDAC, Esercizi Spirituali per il Discernimento Apostolico Comune ed è un possibile modo di fare gli Esercizi dove l’esercitante è… un gruppo di persone. Si tratta di un metodo che coniuga la dimensione di preghiera personale tipica degli Esercizi ignaziani con la dimensione comunitaria di un gruppo considerato come un organismo vivente, con sue proprie dinamiche.
L’esperienza è avvenuta a Galloro nella prima metà di agosto, e hanno partecipato una ventina di gesuiti provenienti da tutta Italia, di diverse età (dai 37 ai 90 anni!), con diversi ruoli e diverse esperienze. L’iniziativa, proposta dal governo della Provincia d’Italia, aveva come scopo quello di esplorare possibili strade per migliorare la qualità di comunicazione tra i gesuiti, soprattutto nelle comunità. Anche Casalone e Matarazzo erano presenti.
L’idea originaria consiste nel trattare il gruppo come un unico organismo che fa gli Esercizi. Ogni singola persona nel corso dei giorni, pregando con il metodo ignaziano, impara a leggere anche le dinamiche che animano il gruppo e a prendersene cura attraverso la modulazione della propria condivisione. Si genera così un clima di fiducia e di ascolto reciproco che permette a ciascuno di raccontarsi anche in profondità sapendo di ricevere accoglienza e empatia. Viene definita “conversazione spirituale”, cioè un modo di dialogare che nasce dal cuore e dal desiderio di raggiungere gli altri. Il segreto è quello di darsi il tempo per preparare la condizione adeguata, che consiste nel sintonizzarsi vicendevolmente sui desideri più profondi e scoprire che sono condivisi da tutti. Quando si verifica, diventa possibile affrontare nodi conflittuali, ferite personali e decisioni importanti con apertura e disponibilità a cercare insieme una soluzione.
L’équipe che ha accompagnato l’esperienza era formata dal gesuita belga Michel Bacq (uno dei continuatori del metodo elaborato da gesuiti canadesi e americani), da p. Graziano Calci, da p. Mario Danieli e da Luisa Rossi (educatrice presso le comunità dell’Arche di Jean Vanier). Il cammino percorso ricalca le tappe del mese ignaziano e prevede durante la giornata momenti di spunti e istruzioni, condivisioni in piccoli gruppi e lavori nella grande assemblea. Un ritmo impegnativo ma i frutti ne valgono la pena. Vedere gesuiti di diverse generazioni e di diverse vedute che dialogano insieme mettendo in comune le loro intelligenze non ha prezzo. Ciascuno ha portato a casa la consapevolezza che è possibile educarsi a questa sensibilità e soprattutto che l’individuo dentro un gruppo, nel suo piccolo, può innescare dinamiche buone per l’intera collettività.