Roma. In città, invisibili. Unanimi Bindi e Ciotti: “I rifugiati vengano accolti nelle nostre città”
Il 14 giugno 2012 nella Chiesa di Sant’Andrea al Quirinale Don Luigi Ciotti (Presidente Libera) e Rosy Bindi (Vicepresidente Camera dei Deputati) si sono confrontati in un colloquio sulle migrazioni dal titolo “In città, invisibili”. A moderare i relatori è intervenuto Marino Sinibaldi (Direttore Radio 3).
L’evento, organizzato e promosso dal Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia), in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato 2012, ha avuto lo scopo di sensibilizzare gli oltre 150 partecipanti sulla presenza dei rifugiati nelle grandi città italiane e sulla condizione di invisibilità a cui sono di fatto costretti.
Le statistiche delle Nazioni Unite mostrano che, in tutto il mondo, la maggior parte dei rifugiati viva nei centri urbani: da Bangkok a Bogotà, da Nairobi a Roma. “Non è mai una vita facile: nelle città i rifugiati pensano di trovare maggiori opportunità, ma più spesso conoscono soprattutto isolamento, solitudine, mancato accesso ai servizi, insicurezza, marginalizzazione”, così P. Giovanni La Manna (presidente del Centro Astalli) saluti i presenti e introduce i lavori
Il primo problema dei rifugiati che vivono nei centri urbani è l’invisibilità. Anche quando viene loro riconosciuta la protezione internazionale, queste persone hanno difficoltà a vederla declinata in diritti sociali concreti. Proprio ai più vulnerabili, le vittime di tortura e di violenza intenzionale, viene spesso impedito di vivere in dignità e sicurezza, nell’indifferenza generale. Tanto è emerso dalle testimoniane di Saad (Marocco) e Beatriz (Congo) che hanno dato il via la colloquio, concentrandosi principalmente sulle tante difficoltà incontrate e sul profondo senso di solitudine provato appena arrivati a Roma.
In Italia i percorsi sono complicati dall’insufficienza e dalla frammentarietà dei sistemi di accoglienza che, privi di regia unitaria e di standard uniformi, finiscono per mostrare le lacune più gravi proprio nei luoghi dove i rifugiati si concentrano. Chiaro in tal senso il monito di Don Luigi Ciotti: “i rifugiati che rimangono invisibili all’opinione pubblica, purtroppo sono molto ben visibili alla criminalità organizzata. Spesso sono proprio i migranti le prime e più facili prede di chi ha sempre bisogno di manodopera per incrementare i propri affari illeciti: dalla droga alla prostituzione, al lavoro nero. Togliere i rifugiati dall’invisibilità vuol dire infliggere un duro colpo alla criminalità nel nostro Paese”.
Durante l’incontro la lettura di un brano del Cardinal Martini diventa la traccia per una riflessione su come costruire città più accoglienti e dignitose: “occorre avere davanti agli occhi non necessariamente una città ideale, ma almeno un ideale di città. Una città fatta di relazioni umane responsabili e reciproche, che ci stano davanti come un impegno etico. Allora la città diventa un’occasione, anzi una miniera inesauribile di possibilità di intessere relazioni autentiche”.
Rosy Bindi prova a declinare il suo ideale di città: “i rifugiati a differenza dei migranti economici non hanno scelto di chiedere asilo in Italia, sono stati costretti dalle persecuzioni. Di ciò le amministrazioni pubbliche tengano conto nella gestione delle città italiane: accogliamoli con il riguardo che riserviamo agli ospiti nelle nostre case e siano almeno liberi di scegliere dove vivere”.
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