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Roma. Intervista al Generale: la difficile responsabilità del governo

Vi sono più di 16.000 gesuiti che lavorano in diverse parti del mondo al giorno d’oggi. Questa realtà multiculturale è una ricchezza ma allo stesso tempo presenta delle sfide. In questa breve conversazione, il p, Patrick Mulemi chiede al Padre Generale Adolfo Nicolás che cosa significa questa realtà multiculturale in termini di governo nella Compagnia.

Governo – Realtà multiculturale e nuovi modelli. Il governo dei gesuiti differisce da Provincia a Provincia? 

R. Sì, il governo differisce da Provincia a Provincia. Alcune volte la differenza è culturale e riflette in generale il modo di pensare e di fare delle persone che stanno ai posti di comando nei diversi Paesi. Altre volte è una questione di personalità; vi sono superiori che sono più sicuri di loro stessi e sono sempre pronti ad ascoltare opinioni differenti prima di decidere. Vi sono anche superiori che vivono in una sorta di “annebbiamento” e i gesuiti ne soffrono. Purtroppo, di tanto in tanto, incontriamo la tipica persona che non ascolta e le cui decisioni sono sempre definitive. Sono persone che soffrono molto e che fanno soffrire anche gli altri.

Stanno venendo fuori nuovi modelli di governo?

R. Sì, senza dubbio. I sistemi che accompagnano le nuove Province della Spagna e del Brasile non seguono i percorsi tradizionali e vengono supervisionati per vedere se sono al servizio del modo di vivere e della missione della Compagnia. Ciò che importa non è che siano nuovi o differenti, ma che aiutino la Compagnia in questo tempo di cambiamenti, e che aiutino noi a migliorare il nostro servizio alle anime e alla Chiesa.

 

Si sta pensando di consentire ai Provinciali gesuiti delle Province più grandi, che si sentono gravati dal Rendiconto di Coscienza, di passare alcuni incarichi ad assistenti o “Vice Provinciali”?

R. Non si tratta di una questione da poco, per niente. Con i miei Consiglieri stiamo riflettendo su questo punto e non vogliamo in alcun modo fare cambiamenti nella visione di Sant’Ignazio. Per lui il Rendiconto di Coscienza era sempre collegato alla missione in modo che nessun gesuita fosse messo in situazioni o ruoli che minacciassero il suo benessere spirituale o che implicassero conseguenze negative per coloro che cerchiamo di accompagnare e di servire. Se viene rispettato questo principio, la forma concreta in cui le cose, i tempi e i modi sono organizzati è lasciata alla decisione del singolo Provinciale.

 

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