Roma. Padre Nevola: il sogno di una CVX in uscita
Padre Massimo Nevola, che nel giugno scorso è stato designato come assistente nazionale delle CVX, ha scritto una lunga lettera per l’inizio del suo mandato. Riportiamo alcuni stralci.
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Sogno una CVX in uscita:
Verso i giovani… E’ accettare la sfida dell’educazione delle nuove generazioni, un vero e proprio ministero che il Concilio definiva “gravissimo”, ossia importantissimo per urgenza e universalità. Ciò implica rimettersi seriamente in gioco, convertire abitudini, linguaggi e stili di vita, ricercare nuovi modelli aggregativi che sappiano valorizzare il buono che è comunque presente nelle forme che i ragazzi ricercano. (…)
Verso le famiglie e le diverse forme di convivenza e di espressione della vita affettiva che si stanno diffondendo nel Mondo, specie in occidente. Missione forse più congeniale ai nostri gruppi italiani di CVX e tuttavia non affatto facile benché non meno urgente della precedente, anche perché ad essa strettamente collegata. E qui la sfida si evidenzia non solo in rinnovata disponibilità ad accompagnare nei corsi parrocchiali i fidanzati alla celebrazione del matrimonio, ma in capacità di accoglienza, riconoscimento di segni evangelici anche in quelle realtà fin ora definite canonicamente “irregolari” quali le nuove famiglie di divorziati risposati, le semplici convivenze, le unioni omosessuali, così da valorizzarle adeguatamente nella vita ecclesiale.(…).
Verso i poveri di sempre e i nuovi poveri, in un rinnovato impegno per la giustizia, nell’assunzione di precise responsabilità politiche e nella realizzazione di opere che profeticamente anticipino i doveri delle collettività sociali e statali. Ho sempre sognato il superamento della mensa Caritas e del pacco-dono affinché a tutti siano garantite possibilità di vita dignitosa benché sobria. Tensione che politicamente va sempre ricercata. Ma le evoluzioni storiche presentano sempre nuove emergenze: “i poveri li avrete sempre con voi” (Mt. 26,11) e quindi gli impegni col Centro Astalli, le associazioni antimafia (Reggio non tace), le cooperative sociali, le case-famiglia in Romania e l’orfanotrofio in Perù, la scuola popolare a Nairobi, il doposcuola a Scampia, la Fabbrica dei Sogni: giusto per citare qualcosa di profetico e bello che è già presente tra noi… Le forme possono evolvere o radicalmente cambiare, come si evolvono e mutano i sistemi politici, i sindacati o i partiti. Non muta l’urgenza della Carità e la necessità del lavoro strutturale per la Giustizia.
Verso le frontiere della riconciliazione: capacità di affrontare i conflitti nel proprio ambiente, sforzo comune di costruire “cultura di pace” e quindi sostegno alle politiche di pace, sapendo di andare spesso controcorrente, anche all’interno degli ambiti ecclesiali. L’impegno di riconciliazione comporta anche saper creare legami di comunione: a vari livelli, incluso quello ecumenico che in una società multietnica com’è la nostra diventa di estrema importanza. (..) Ciò suppone comunque una grande virtù spirituale, quella dell’imitazione di Cristo che non scalza il male, ma gli va incontro e lo assume sulle sue spalle. Il profeta della pace sa soffrire per essa, l’avanguardia comporta quasi sempre solitudine e, all’estremo, rischia la vita, così com’è accaduto a Paolo Dall’Oglio.
Verso le frontiere della spiritualità e della missione, accettando di diventare protagonisti nella Nuova Evangelizzazione. (…) Le nostre comunità, specificamente marcate dalla spiritualità ignaziana che educa a stare attenti ai segni dello Spirito, per la sua caratteristica di qualità e di discrezione, può svolgere un ruolo prezioso a sostegno delle Chiese locali. Ciò vale non solo a Cuba e in Asia ma ben inteso nel nostro stesso continente, da tempo post-cristiano. Riusciamo a rischiare di più in questo uscire? Riusciamo, entrando in rete con le altre espressioni della più ampia famiglia ignaziana, a inventare forme di sostentamento per chi sentisse la spinta a partire in missione?
Queste cose evidentemente non sono nuove. Le viviamo già e, insieme a tante altre che non ho citato, costituiscono i punti forza che testimoniamo, spesso in tutta umiltà e senza grandi riconoscimenti. (…)
Camminiamo insieme. Ciascuno di noi è importante per la costruzione del Regno se condivide generosamente il dono di Dio ricevuto. Il Signore ama chi dona con gioia. Maria ci aiuti a vivere la nostra offerta col sale e la luce di quella gioia che conquista e genera vita.
A tutti, buon Natale!
Massimo Nevola SJ