Roma. Presentata alla stampa la nuova versione cartacea e digitale de “La Civiltà Cattolica”
“Una tradizione che si proietta nel futuro”: è la nuova versione de La Civiltà Cattolica, che è stata così introdotta ai giornalisti dal direttore, padre Antonio Spadaro, questa mattina durante la conferenza presso la Sala Stampa Vaticana. La rivista, ha spiegato il gesuita, “non cambia perché cede all’ideologia del nuovo a tutti i costi, ma si rinnova perché è cambiato il mondo, la casa in cui vive La Civiltà Cattolica”.
Cambia il font delle pagine (dal «Simoncini» al «Cardo», un font open source liberamente scaricabile in rete che contiene tutti i segni linguistici); nuova la grafica, con rubriche impaginate in una o due colonne per garantire una maggiore leggibilità; modificata la struttura: scompaiono le “cronache” e si insiste sui “ponti”, cioè sulle riflessioni, le valutazioni critiche, i ragionamenti, anche sulla contemporaneità più attuale, grazie alla rubrica “Focus” con articoli legati all’attualità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto; la riflessione sulla Chiesa ha un posto fisso al centro della rivista; appaiono nuove rubriche mobili quali il “Profilo” e l’“Intervista”; viene aperta una pagina Facebook (http://www.facebook.com/civiltacattolica) e un account Twitter (@civcatt) de La Civiltà Cattolica.
La rivista arriva sotto forma di “applicazione” su iPad, iPhone, i tablet Android, Kindle e quelli Windows 8. La presenza sul digitale diventa complementare a quella su carta, per cui tutti gli abbonati potranno leggere la rivista sia in forma tradizionale sia in forma digitale. Sarà possibile anche fare l’abbonamento esclusivamente digitale.
“La fedeltà alla Chiesa richiede oggi l’intelligenza e la volontà della ricerca, lo sforzo di indagare, di accostare il pensiero degli altri, la fatica della conquista personale”, ha detto nel suo intervento monsignor Antoine Camilleri, referente della rivista per conto della Segreteria di Stato. E ha ricordato il ‘disegno costituzionale’ de La Civiltà Cattolica, “delineato in termini moderni da Paolo VI: l’osservazione informativa, ampia, eclettica, obiettiva e tempestiva; il giudizio sereno, sincero e forte, circa gli avvenimenti alla luce del Vangelo; lo sguardo profetico e dinamico verso l’avvenire per scoprire, indovinare se occorre, le vie aperte all’avvenire della società”. Se fino a Giovanni XXIII la rivista veniva letta dal Pontefice in persona, oggi la lettura è affidata alla Segreteria di Stato. Un passaggio che rende la rivista unica e autorevole nel suo genere, come hanno spiegato, su domande dei giornalisti, monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e p. Spadaro, che si ha definito di “sintonia” il rapporto con la Segreteria di Stato che ne certifica i contenuti. La responsabilità della rivista e degli argomenti trattati è della redazione, “il Collegio degli Scrittori”, formato unicamente da gesuiti. “Qualche volta la Segreteria di Stato suggerisce un tema da trattare”, ha aggiunto padre Federico Lombardi.
Nell’anniversario del giorno esatto dell’uscita del primo fascicolo della rivista della Compagnia di Gesù (6 aprile 1850), il 6 aprile 2013 La Civiltà Cattolica si presenta dunque fortemente rinnovata.
Una delle novità più interessanti introdotte è sicuramente la disponibilità in forma digitale di tutti i fascicoli pubblicati sin dal 1850, grazie alla collaborazione di Google. Per il futuro si immaginano anche forme differenti di pubblicazione digitale di instant book capaci di unire la riflessione degli articoli pubblicati nel passato e quelli che si pubblicano nel presente per dare al lettore elementi di riflessione e approfondimento nel caso di eventi di particolare interesse.
Proprio l’apertura al mondo digitale apre la nuova frontiera per La Civiltà Cattolica: “Non è un problema tecnologico ma culturale: il web 2.0 impone un’interattività, una condivisione e quindi la sfida del dialogo con i lettori”. Una frontiera ben presente al Collegio degli Scrittori: “Non vogliamo solo raccontare ciò che è stato, ma intuire ciò che sarà, prevederne l’impatto”, dice Spadaro, convinto che una rivista culturale debba aprire scenari, ispirare l’azione e la sensibilità del lettore. La Civiltà Cattolica – scrivevano nel 1851 – «ti entra in casa per recarti novelle, per proporti dubbi, per darti schiarimenti su questa o quella quistione delle più dibattute».